Più di sette padri su dieci impiegano il congedo di paternità nel nostro Paese. Assai meno il congedo parentale. I dati dello studio “4e-parent” condotto dall’Istituto Superiore di Sanità per promuovere una paternità accudente.
Nel nostro Paese il 73% dei padri italiani usufruisce del congedo di paternità. L’impiego del congedo parentale, invece – ovvero l’astensione facoltativa dal lavoro, concessa a entrambi i genitori – da parte dei padri è piuttosto basso. Solo il 20,4% vi ricorre. Per il 69% delle madri e per il 72% dei padri, inoltre, il congedo di paternità dovrebbe essere più lungo e le madri avrebbero bisogno di un periodo più prolungato per l’allattamento. Infine, la maggior parte delle madri e dei padri (91% e 89%) ritiene inadeguata la durata dell’attuale congedo di paternità e non è d’accordo con la divisione tradizionale dei ruoli familiari, sia di cura che domestici.
4e-parent, il progetto europeo che promuove la paternità accudente
Sono alcuni dei principali risultati di uno studio che è parte di “4e-parent“. Si tratta di un progetto europeo coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) per promuovere la paternità accudente e i cui risultati sono presentati recentemente nel corso del convegno Essere padri, prendersi cura – 4e-parent all’Istituto Superiore di Sanità. Le 4 ‘E’ stanno per Early, per la partecipazione da subito, Equal, per indicare un approccio paritario, Engaged, che richiama la partecipazione, Empathetic, per la valenza empatica accudente e responsiva.
“Il fatto che più di 7 padri su 10 utilizzino il congedo di paternità è un segnale forte di una tendenza alla condivisione della genitorialità che rappresenta un chiaro indicatore di un cambiamento culturale in atto, un cambiamento certamente positivo”, ha detto Rocco Bellantone, presidente dell’Iss, commentando i dati. “La paternità accudente non solo rafforza il rapporto tra i padri e i figli e le figlie, ma anche favorisce e promuove la relazione paritaria tra uomini e donne. E come una sorta di moltiplicatore positivo, può contribuire al miglioramento dell’intero sistema di relazioni all’interno delle società”.
Chi usa meno il congedo di paternità
Grazie a questionari online somministrati tra agosto e dicembre 2023 a genitori di bambini e bambine nati/e tra il 2018 e il 2023 è stato sondato il punto di vista dei padri e delle madri sull’uso del congedo di paternità e del congedo parentale. Dall’elaborazione delle informazioni sono emerse differenze regionali e di istruzione. I padri del Sud Italia, quelli con livelli di scolarizzazione più bassi e quelli con una maggiore aderenza della divisione tradizionale dei ruoli familiari è meno probabile usufruiscano del congedo di paternità.
Servono misure per condividere il ruolo di cura e vivere a pieno quello di genitori
La maggior parte dei genitori concorda su due aspetti: un congedo di paternità meglio retribuito ne aumenterebbe l’utilizzo; i padri dovrebbero avere a disposizione un periodo di congedo più lungo. Lo stesso accade per le madri, che necessitano di congedi più lunghi a causa di esigenze specifiche. Come, per esempio, il proseguimento dell’allattamento materno fino ai 6 mesi e oltre.
“Le famiglie, le madri e i padri hanno grande necessità di misure che consentano la condivisione del ruolo di cura e della gestione domestica e la possibilità di vivere in pieno il proprio ruolo di genitori; è una questione di salute e di benessere per tutta la famiglia, soprattutto per i bambini e le bambine, fin dalla gravidanza e oltre”, ha detto Angela Giusti Prima Ricercatrice del Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità e Coordinatrice del progetto 4e-parent. “Gli attuali congedi materni, paterni e parentali sono insufficienti e ci auguriamo che già da questa finanziaria sia possibile mettere in atto misure correttive, in particolare estendere ad almeno tutto il primo mese di vita il congedo paterno, attualmente di soli 10 giorni”.
Nel privato solo il 45% dei padri usa il congedo di paternità, il 33% non sa di poterlo utilizzare
Un secondo studio sul tema – realizzato sempre nell’ambito del progetto 4e-parents da Csb-Centro per la salute del bambino onlus di Trieste in collaborazione con Iss -, ha coinvolto 1.023 dipendenti di 6 imprese del Nord-Italia. Di questi/e dipendenti, 637 hanno dichiarato di avere figli/e, nello specifico 207 madri e 418 padri.
Il 59% delle madri e il 36% dei padri rispondenti hanno dichiarato di aver fatto uso dei congedi parentali, con una mediana di 90 giorni per le madri e 10 giorni per i padri. La maggior parte ha dichiarato che ne avrebbero presi di più se fossero stati meglio retribuiti. Solo il 45% dei padri rispondenti ha fatto uso dei congedi di paternità. Le motivazioni hanno riguardato nel 53% dei casi la presenza della partner a casa, nel 33% dei casi il fatto di non sapere di poterli utilizzare e nel 14% dei casi la paura di avere problemi sul posto di lavoro.
Conciliazione famiglia-lavoro e lavoro-famiglia
Secondo l’indagine è largo il consenso sul principio del congedo paritetico (Donne=85.2%, Uomini=74.8%). Così come sul desiderio di sentirsi più libere/i di esprimere esigenze di conciliazione famiglia-lavoro e lavoro-famiglia sul luogo di lavoro (Donne=71.8%, Uomini=63.2%). Alta l’attenzione anche sul tema della formazione rivolta a manager e supervisor in merito alla conciliazione famiglia-lavoro e lavoro-famiglia (Donne=92.1%, Uomini=85%) e la richiesta di orari standard di lavoro.
Per le madri è più difficile conciliare vita familiare e aspettative aziendali
Sono le donne (49,8%) a sentire molto più degli uomini (38,7%) che le loro prestazioni lavorative sono influenzate negativamente dalla necessità di occuparsi dei figli e delle figlie. Non a caso sono sempre loro a mostrare maggiore difficoltà (47,1%) rispetto agli uomini (32,8%) nel conciliare le responsabilità familiari con le aspettative lavorative.
Gli uomini concordano (52,1%) più delle donne (37,9%) sul fatto di dover spesso rivedere i propri piani per conciliare il lavoro con le esigenze familiari. Anche qui: la percezione della cultura lavorativa che incentiva a mettere il lavoro prima di tutto è sentita maggiormente dai primi (48,2%) rispetto alle seconde (35,8%).
L’importanza di servizi territoriali politiche aziendali e lavoro per obiettivi
In quest’ultima indagine sui dipendenti e sulle dipendenti di aziende, la probabilità di utilizzare il congedo parentale aumenta se gli orari di lavoro sono troppo lunghi e se si ha un/a responsabile comprensivo/a. Diminuisce, invece, se l’offerta di politiche aziendali per la conciliazione famiglia-lavoro e lavoro-famiglia e la rete territoriale dei servizi per la cura dell’infanzia sono ritenute sufficienti. E se gli orari dei servizi sono adeguati. Diminuisce, inoltre, in presenza di un’organizzazione del lavoro per obiettivi.
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