All’alba di oggi è scattato l’attacco russo all’Ucraina. Un’operazione su più fronti, anticipata nelle ultime ore dal riconoscimento di Putin dei confini amministrativi delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk. Di quei confini fanno parte anche territori che restano al momento sotto il controllo ucraino e che la Russia ha implicitamente annunciato di voler annettere al resto delle due province già in mano ai separatisti.
Conflitto Russia-Ucraina: gli attacchi in mattinata, il panico a Kiev
Ciò che è accaduto questa mattina però ha riguardato non solo la parte est del paese. La città di Mariupol, sul mare di Azov, si trova proprio in quella fetta di territorio reclamata dagli indipendentisti filorussi. Ma anche a nord est, nella zona di Kharviv, sono entrate colonne di mezzi militari e perfino a Kiev c’è stato uno scontro aereo nella zona dell’aeroporto di Boryspil. Si parla di ulteriori ingressi di truppe dalla Bielorussia, il confine più vicino alla capitale ucraina.
Proprio a Kiev, infatti, sin dalle prime ore del mattino, quando sono state udite le sirene antiaeree, si sono registrate scene di panico e molte persone si sono messe in auto per lasciare la città. Altre, invece, si sono ritrovate in fila ai bancomat, nelle farmacie e nei supermercati per fare provviste nell’incertezza dei prossimi giorni. Ora la situazione sembra essere più calma, secondo le testimonianze di alcuni abitanti che abbiamo raggiunto al telefono.
Conflitto Russia-Ucraina: alcune testimonianze
“Se è vero che molti hanno pensato di lasciare la città – spiega Nila – perché magari hanno figli piccoli e sono preoccupati di trovare un luogo più sicuro dove portarli, tantissimi di noi non hanno intenzione di andare in nessun altro posto che non sia la propria casa. Anzi, se ci sarà bisogno di dare una mano per portare aiuto a chi ha bisogno siamo pronti ad organizzarci. Mantenere la calma non è facile ma il panico non aiuta. Fa soprattutto il gioco di chi vuole destabilizzare il paese e metterci in ginocchio.”
Nora è della stessa opinione, anche se più critica nei confronti del governo. “Non bisogna alimentare il panico, certo, ma prevedere un piano di evacuazione in caso di attacco era doveroso. Invece non è stato fatto, nonostante da giorni avessimo truppe russe schierate lungo tutti i nostri confini. Comunque siamo qui e speriamo per il meglio.”
Resta da capire ora quali siano le reali intenzioni di Mosca. Non è chiaro, infatti, se si sia trattato di una dimostrazione di forza nel tentativo di destabilizzare la risposta militare dell’Ucraina, che attendeva un’azione militare in Donbass ma non diffusa in tutto il paese. Non sono chiare nemmeno a quali conseguenze porti questo tentativo di limitare la capacità di controffensiva ucraina. Il tentativo potrebbe essere quello di portarla a impegnarsi su più fronti, lasciando il fianco all’avanzata completa nell’Est dopo otto anni di conflitto.
Di sicuro è una crisi che coinvolge tutti, per i risvolti umanitari, ma anche economici di un conflitto aperto alle porte d’Europa. L’UE è già pronta con un pacchetto di sanzioni che andranno a colpire le banche che finanziano le operazioni militari russe, oltre a vagliare il non riconoscimento dei passaporti russi emessi dalle autorità separatiste. La Germania invece ha fatto sapere di aver sospeso il processo di certificazione del gasdotto NordStream 2, in grado di trasportare 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno una volta in funzione.
Conflitto Russia-Ucraina: le conseguenze economiche della guerra per l’Europa
Il 50% delle importazioni extra europee in Unione, in effetti, arrivano dalla Russia. Secondo l’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) le forniture di gas naturale provenienti da Mosca sono state più basse rispetto alle attese. Ne è conseguito il rialzo dei prezzi, che sono quintuplicati. Fra i paesi UE, l’Italia è uno dei più dipendenti dalle riserve russe di gas e nello scorso anno ha consumato 76 miliardi di metri cubi (5,1 in più rispetto al 2020), con una produzione nazionale che non copre nemmeno il 5% del fabbisogno.
Restando sul fronte energetico, per quanto riguarda il petrolio, Mosca rappresenta il quarto fornitore per l’Unione Europea. L’attuale crisi ha già provocato non solo un rialzo dei prezzi del greggio, ma anche di tutti gli altri beni di importazione che viaggiano in un sistema di trasporti su gomma e che dunque necessitano di carburante.
Infine c’è un aspetto economico che riguarda il settore alimentare. L’Ucraina è infatti il quinto paese al mondo per la produzione di mais per l’alimentazione degli animali da allevamento e il settimo per quella di grano tenero adatto a pane e pasta commerciato in tutta Europa. Insieme alla Russia, il paese garantisce un terzo del commercio mondiale in questi due settori ed è facile immaginare, come ha sottolineato anche Coldiretti, il crollo dei mercati di riferimento con l’eventuale interruzione del commercio di queste materie prime fondamentali.
La comunità ucraina in Italia
Fra le comunità straniere presenti nel nostro paese, quella ucraina è fra le più numerose. Secondo i dati Istat, aggiornati al 2021, si tratta di 236 mila persone. Per la maggioranza sono donne che rappresentano il 75% circa del totale. La regione in cui è concentrata la comunità più folta è la Lombardia, che ospita il 23,2% di tutti gli ucraini d’Italia, seguita dalla Campania con il 17,4% delle presenze e dall’Emilia Romagna con il 14,1%. Una fetta di cittadini che hanno lasciato il loro Paese in cerca di fortuna, che spesso aiutano le famiglie rimaste in Ucraina e che oggi si trovano con il fiato sospeso.
Foto: Ukrainian Presidency/SIPA / AGF
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