Ai tempi del Coronavirus le case di riposo si blindano e diventano il secondo fronte della battaglia.
Le misure prese devono necessariamente essere rigide ma i senior si sentono sempre più abbandonati, senza il contatto con gli altri residenti e con le visite quotidiane dei loro cari.
Tre giovani imprenditori di Segovia, in Spagna, hanno deciso di scendere in campo per aiutare gli “yayos” (i nonni) a rimanere in contatto con i loro familiari, allontanando almeno per un poco la solitudine e offrendo un obiettivo alle loro lunghe giornate.
Tutto ha inizio pochi giorni fa: Javier, Nestor e Raul, che hanno un rapporto di lavoro o personale con alcune residenze per anziani, sentono di dover fare qualcosa per aiutarli.
Così, ognuno offre la propria esperienza e le sue capacità: Raul, la conoscenza del computer; Javier, le piattaforme per le videoconferenze; Nestor, i tablet. Sviluppano un’applicazione molto semplice da usare con il nome di “ConectYayos” (Connetti i nonni) e contattano diverse case di cura per spiegare la loro proposta. La loro opera, assicurano, è del tutto disinteressata.
«Ho una società di eventi e avevo circa 50 tablet, ora ne abbiamo solo cinque perché il resto è nelle residenze», dice Raul. «Noi giovani siamo abituati ad avere gli smartphone e non abbiamo problemi con le videochiamate, ma le persone anziane non hanno un telefono cellulare, quindi attraverso i tablet che prestiamo, i lavoratori del Centro collegano gli ospiti e li lasciano parlare con i loro parenti», aggiunge Nestor.
Anche il personale sanitario è felice di vedere finalmente gli anziani ospiti tornare a sorridere. Alcuni di loro non vedono i loro cari da tantissimo tempo. Come l’ottantaduenne Alfredo, che finalmente può essere messo in contatto con suo figlio che vive a Singapore.
«Per queste persone il momento più bello della giornata è diventato quello in cui fare la fila in attesa del loro turno per poter parlare. Siamo davvero molto entusiasti dell’accoglienza che questa iniziativa ha avuto», spiegano i tre ragazzi in un’intervista ai quotidiani.
In effetti, dopo aver ricevuto richieste da più parti della Spagna, i tre amici si stanno organizzando per installare il sistema in tutti i centri in cui è possibile farlo.
«Una società ci ha contattato per dirci che doneranno 20.000 euro con i quali compreranno circa 100 tablet in più», conferma Nestor. E alcuni municipi si stanno offrendo di partecipare all’iniziativa con l’acquisto di nuovi tablet.
Naturalmente, ogni dispositivo che entra in una struttura viene disinfettato in precedenza. «Tutti sono sterilizzati, quindi quando li portiamo in un centro non li prendiamo e li portiamo in un altro ma li lasciamo lì per tutto il tempo necessario», dicono i tre inventori.
E così, l’idea si è trasformata da un gesto estemporaneo di solidarietà in una vera e propria impresa sociale. «Vogliamo che questo nostro granello di sabbia venga offerto a una parte della società alla quale dobbiamo molto e alla quale dobbiamo restare accanto in questi momenti difficili». Questo è lo spirito che muove i tre.
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