Il riscaldamento globale mette a rischio la salute dei più fragili: i dati in uno studio del Centro euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici
Il caldo eccessivo nuoce gravemente alla salute: lo ha ribadito, dati alla mano, uno studio condotto dal Centro euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici e pubblicato sulla rivista Nature Communications. I ricercatori, guidati da Giacomo Falchetta, hanno analizzato la frequenza e l’intensità dell’esposizione cronica a temperature medio-elevate da parte di diversi gruppi di età in tutto il mondo. E hanno lanciato l’allarme in particolare per quanto riguarda le fasce più vulnerabili della popolazione: primi fra tutti, gli anziani.
I dati mostrano infatti che, entro il 2050, il 23% della popolazione mondiale di età superiore ai 69 anni potrebbe essere esposta a temperature superiori a 37,5°C, considerate pericolose: quasi il 10% in più rispetto al 2020, quando la percentuale degli anziani (over 69) residenti in zone a rischio era del 14%. Ciò significa che, secondo gli studiosi, da 177 a 246 milioni di anziani in tutto il mondo potrebbero esser esposti a temperature pericolose nei prossimi 25 anni.
Riscaldamento globale e invecchiamento, un connubio pericoloso
Un problema serio, quindi, di cui tutte le istituzioni mondiali dovrebbero occuparsi con la massima urgenza. Eppure, si legge nel rapporto, “nonostante ricerche approfondite confermino gli effetti del caldo estremo sulla salute e sul rischio di mortalità degli anziani, l’esposizione al calore degli anziani a livello di popolazione ha ricevuto meno attenzione”. In tale contesto, ovviamente, va considerato l’aumento della popolazione anziana: “Le tendenze coincidenti dell’invecchiamento della popolazione e del riscaldamento climatico fanno presagire l’emergere di ‘punti caldi’ biologicamente e socialmente vulnerabili: paesi e regioni che presenteranno sia crescenti concentrazioni di anziani, sia l’intensificarsi di temperature estreme”.
Di conseguenza, “la prevista accelerazione delle esposizioni al calore sia croniche che acute solleva una seria preoccupazione per la salute pubblica globale, data la ridotta capacità degli anziani di termoregolarsi, il loro maggior numero di comorbilità e la loro dipendenza da farmaci, che può causare disidratazione”. Laddove poi si verifichino ulteriori condizioni di svantaggio, i rischi evidentemente aumentano: è il caso degli “anziani con limitazioni cognitive o fisiche, con alloggi inadeguato o insufficienti risorse economiche, o con una famiglia geograficamente distante”.
Il futuro, una sfida
Alla luce di quanto emerso, “il prossimo decennio sarà fondamentale per le agende sia del cambiamento climatico che dell’invecchiamento in buona salute. Le due dimensioni dovrebbero essere integrate nella pianificazione delle direttive sanitarie, al fine di ridurre al minimo l’intensificarsi degli impatti diretti sulla morbilità e sulla mortalità del caldo e i loro costi indiretti sulla società più in generale”.
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