Il 2020 sta per concludersi. Mentre ci lasciamo alle spalle un anno complesso, il 2021 sta per aprire le porte ad un decennio tutto dedicato agli anziani. Proprio a loro, i più colpiti dalla pandemia. Il decennio 2021-2030 dell’Invecchiamento in Buona Salute, proclamato dalle Nazioni Unite, è stato inaugurato proprio in questi giorni dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Cinque “abilità” per affrontare i prossimi 10 anni
Per affrontare il prossimo decennio e dare dignità a una popolazione mondiale sempre più longeva, l’Oms ha pubblicato il Report Baseline for the Decade of Healthy Ageing. È la base da cui partire per misurare, secondo i dati raccolti, l’invecchiamento in buona salute. E per “invecchiamento in buona salute” l’Organizzazione Mondiale della Sanità intende «il processo di sviluppo e mantenimento dell’abilità funzionale che consente il benessere in età avanzata».
Non a caso l’obiettivo del Decennio dell’invecchiamento sano si focalizza su 5 “abilità” di cui tutte le persone anziane dovrebbero godere:
- la capacità di soddisfare i bisogni di base quotidiani;
- continuare ad imparare e prendere decisioni;
- la possibilità di muoversi all’interno del proprio ambiente di vita;
- costruire e mantenere relazioni;
- continuare a contribuire alla società.
«Le prove e gli studi di casi provenienti da tutto il mondo forniscono esempi pratici di ciò che può essere fatto nei Paesi e nelle comunità con persone anziane», ha sottolineato Anshu Banerjee, direttore del Dipartimento per la Salute materna, neonatale, infantile e adolescenziale e Invecchiamento dell’Oms.
Secondo il Report, oggi, solo un quarto dei Paesi in tutto il mondo sta compilando dati comparabili, che potranno cioè essere utilizzati per monitorare i progressi globali verso un invecchiamento sano. Alcuni fra i Paesi che li stanno raccogliendo li impiegano per migliorare le politiche e i programmi “per” e “con” gli anziani. Si tratta di Cile, Cina, Finlandia, Ghana, India, Qatar, Singapore e Thailandia.
Il monitoraggio dell’Oms
«Questo rapporto servirà come riferimento utile rispetto al quale possiamo promuovere un confronto in tutti i Paesi e misurare i progressi verso un invecchiamento in buona salute durante il prossimo decennio – ha sottolineato Ritu Sadana, l’autore principale del rapporto e capo dell’unità Invecchiamento e Salute dell’Oms -. Continueremo a lavorare con i governi, le organizzazioni delle Nazioni Unite, la società civile e gli esperti mondiali, per migliorare le prove e le informazioni su tutti gli aspetti dell’invecchiamento in buona salute e sostenerne l’impatto nei Paesi. Dati più comparabili ci consentiranno di determinare chiaramente il livello di progresso compiuto e di identificare le aree in cui è necessaria ulteriore attenzione».
Il Report, quindi, è la base per misurare i progressi nei prossimi anni. Un punto da cui partire, visto che ogni tre anni ce ne sarà un nuovo, di aggiornamento sui progressi fatti: nel 2023, 2026 e 2029.
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