Vi ricordate di Pepper, il robot giapponese capace di comprendere le emozioni umane analizzando il tono della voce? È grazie a questa capacità che sa interagire con gli esseri umani. Ed è sempre grazie a questa che i suoi realizzatori hanno pensato di impiegarlo nell’assistenza e nel supporto.
Dagli hotel alle attività commerciali, dagli ospedali alle case di cura Pepper ha mostrato da subito un’innata versatilità di impiego. Gli anziani, in particolare, sembrano trarre beneficio dall’interazione con il robot. Lo confermano anche i risultati ottenuti nell’ambito del progetto “Caresses” di cui, tra l’altro, è capofila il Dipartimento di Informatica e Robotica dell’Università di Genova.
Che cos’è Caresses?
Caresses è, secondo i suoi stessi realizzatori, un “cervello”, un programma di Intelligenza artificiale inserito nel “corpo” di Pepper. Il progetto è partito nel 2017 per creare robot di assistenza dotati di una Intelligenza artificiale “culturalmente competente”. Il che vuol dire, secondo Antonio Sgorbissa, professore di Robotica all’Università di Genova, che Pepper sa adattare il suo modo di parlare e agire all’identità culturale delle persone anziane con cui interagisce.
Pepper intrattiene, parla, ricorda…
Grazie alla sua “nuova” Intelligenza artificiale Pepper chiacchiera, rammenta le cose da fare, stimola i suoi interlocutori, li mette in contatto con il personale sanitario e i familiari.
Le sue funzionalità sono emerse in modo più evidente dopo un esperimento in cui ha interagito in maniera del tutto autonoma – quindi non comandato a distanza – con alcuni residenti in una casa di cura. I test sono stati effettuati su 30 anziani – metà inglesi e metà indiani residenti nel Regno Unito – e 3 giapponesi ricoverati in case di cura. Sono stati quindi divisi in due gruppi, con il robot e senza il robot. A sua volta il primo gruppo è stato diviso in due ulteriori sottogruppi: ad alcuni è stato assegnato un robot “culturalmente competente”, ad altri uno “normale”.
I risultati dei test: se a far compagnia c’è un robot “preparato”
Durante l’esperimento è stato raccolto ogni dato possibile sulla salute fisica e mentale degli anziani. Persino sul loro senso di solitudine e sulla loro attitudine positiva o negativa verso i robot.
Nel gruppo con il robot – in particolare, nel primo sottogruppo, quello con il robot “culturalmente competente” – c’è stato un aumento della salute mentale, rispetto a un decremento significativo della medesima nel gruppo che non ne disponeva. Anche il senso di “solitudine” era leggermente diminuito nel gruppo con il robot, riscontrando al contrario un leggero aumento in quello senza.
Non è tutto: la presenza di Pepper sembra aver generato anche un maggiore “benessere emotivo”, soprattutto nel sottogruppo con il robot “culturalmente competente”. Infine, è migliorata la percezione positiva verso i robot in tutti i partecipanti che ne hanno avuto uno.
Cosa si intende per “competenza culturale”?
Per i ricercatori del progetto Caresses con i termini “competenza culturale” s’intende “la capacità del robot di riconoscere un insieme di caratteristiche culturali, sia generali che individuali di una persona”. Il robot, quindi, è a conoscenza di diverse cose riguardanti il suo interlocutore: età, livello di istruzione, struttura familiare, religione e tradizioni. Tutto questo è per lui fondamentale. Lo aiuta a conoscere meglio i valori, le convinzioni e gli orientamenti verso salute e malattia, come l’assistito si prende cura di sé. In questo modo è in grado di diventare sensibile ad alcune caratteristiche della persona assistita. Come il suo modo di usare il linguaggio (pause, inflessioni, accento, intonazione), le sue capacità di relazionarsi e di comunicare, di fidarsi degli altri.
(Foto apertura: MikeDotta/Shutterstock.com)
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