Ha preso il via la sperimentazione lanciata da Amazon per portare migliaia di dispositivi intelligenti nelle case di riposo e nelle strutture residenziali per anziani negli Stati Uniti.
Il gruppo Amazon, il 25 ottobre scorso, ha annunciato l’avvio di un innovativo programma di sperimentazione per l’integrazione in alcune residenze per anziani, ospedali e case di riposo negli Stati Uniti d’America di propri servizi e prodotti, specificamente di Alexa e dispositivi Echo, entrambi adattati per l’utilizzo in questa tipologia di strutture.
Gli Echo sono dei device simili a degli altoparlanti (ma ve ne sono anche di versioni che includono un videomonitor) a cui l’utente può impartire degli ordini semplicemente utilizzando la propria voce. A sua volta un’assistente virtuale intelligente di nome Alexa, che rappresenta il software creato da Amazon per questi dispositivi, interpreta ed esegue i comandi dell’utente per fornirgli una notevole varietà di servizi.
Gli esperimenti prenderanno avvio nel mese di novembre negli USA e prevedono l’introduzione di numerose tecnologie volte a migliorare la qualità della vita delle persone anziane: all’interno delle stanze e degli ambienti verranno installati dei device Echo che permetteranno, ad una versione di Alexa appositamente realizzata per rispondere alle esigenze dei residenti, di offrire prestazioni altamente personalizzate ai senior.
Quali sono le applicazioni possibili?
Tutto ciò permetterà alle persone anziane di ospedali ed altre strutture sanitarie ed assistenziali di accedere ad una serie di opportunità ad alto tasso tecnologico in maniera decisamente intuitiva: sarà possibile avviare delle videochiamate con i propri cari ed amici, modificare l’illuminazione e la temperatura della stanza, ascoltare musica e notizie, vedere film, oppure interagire con la struttura presso cui si è ospiti per compiere azioni come richiedere supporto, entrare in contatto diretto con assistenti, medici ed infermieri, controllare la quotidiana somministrazione dei pasti, cercare informazioni e molto altro ancora. La totalità di queste funzioni sarà attivabile attraverso dei semplici comandi vocali, garantendo in tal modo facilità di accesso e di utilizzo anche a coloro che sono meno dotati di competenze digitali.
Anche il personale di queste stesse strutture potrà sfruttare appieno il potenziale della tecnologia per effettuare operazioni da remoto, come ad esempio dialogare con il residente per controllare il suo stato di salute e le sue necessità, monitorare la strumentazione presente nella stanza e le relative rilevazioni, verificare gli appuntamenti del paziente per la giornata ed inviargli comunicazioni mirate, senza quindi dover necessariamente entrare nelle stanze degli ospiti.
La situazione attuale e le prospettive di domani
La natura di questi dispositivi apre la strada ad interazioni molto versatili e ricche di potenzialità. Gli algoritmi dei software utilizzati infatti sono in grado di “apprendere” frequenza e preferenze d’uso da parte degli utenti, rimodulando i propri servizi e le proprie funzioni, elaborando nuove risposte alle richieste che le vengono sottoposte e “dialogando” sia con i sistemi esistenti che nuovi strumenti tecnologici, man mano che questi saranno implementati all’interno delle residenze.
Alexa è inoltre – e soprattutto nel caso della sperimentazione che stiamo raccontando – altamente personalizzabile dai gestori della struttura che ospita il residente o il paziente. Questo rappresenta uno dei valori aggiunti dell’iniziativa: in tal modo i servizi a disposizione dei senior, sebbene globalmente disponibili, possono adattarsi pienamente alle esigenze degli ospiti e alle caratteristiche intrinseche di una singola struttura, garantendo un grado di caratterizzazione molto alto e ben localizzato.
Molte delle nostre strutture ospedaliere e residenziali, ad esempio, hanno già sperimentato con successo, in particolare durante le fasi più virulente della pandemia da Covid-19, l’utilità, se non l’indispensabilità, delle videochiamate dei senior con la propria rete degli affetti personali. Senza quel fondamentale strumento di contatto e di relazione, la qualità delle esistenze di tantissimi anziani avrebbe subìto un impatto rovinoso, se non irreparabile.
Tuttavia, il tema del divario digitale (digital divide) in Italia resta di assoluta attualità: il DESI Digital Economy and Society Index (ossia l’indice sviluppato dalla Commissione Europea che misura il grado di diffusione del digitale nei Paesi UE) rivela come il nostro Paese abbia ancora molto terreno da recuperare e che, nonostante alcuni segnali positivi, il problema è particolarmente acuto nella fascia di popolazione senior. Sebbene l’esperimento di Amazon sia partito negli Stati Uniti, la nuova frontiera delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione al servizio delle esigenze delle persone anziane sta avanzando molto rapidamente e l’onnipresente fenomeno della globalizzazione non fa altro che rendere naturale un possibile sbarco di queste applicazioni negli ospedali e nelle case di riposo italiane in un futuro non troppo remoto.
Progetti pilota come quello di Amazon possono rappresentare un ulteriore importante tassello nella costruzione di un dialogo tra gli over 50 e l’universo digitale, facendo dell’interazione vocale e degli assistenti intelligenti un’importante leva di cambiamento in un settore in continua espansione. Da un lato le strutture ospitanti possono migliorare la loro produttività e la qualità delle prestazioni erogate, riducendo le occasioni di disservizi e di sprechi, mentre dall’altro le persone anziane possono mettere alla prova nuove forme di assistenza che siano complementari al contatto umano ed applicazioni di supporto alla qualità della propria vita, alle relazioni e all’interazione con servizi sanitari e socio-assistenziali meno standardizzati e più attenti alle singole sensibilità.
Un futuro di opportunità e di sfide
Infine, la possibilità di offrire ai senior servizi sempre più personalizzati (in questo caso all’interno di strutture, sanitarie e non, che li ospitano) rappresenta un terreno d’incontro e di scontro tra le promesse di una tecnologia ogni giorno più pervasiva, individualizzata ed efficiente, e le sfide che attendono tutti gli utenti, ad esempio dal punto di vista della tutela della loro privacy e dei propri dati sensibili. Oppure della necessità di contemperare una pur volontaria adesione al reticolo delle tecnologie che ci circondano con una sorta di “diritto di disconnessione” che sarebbe lecito garantire sempre a tutti, anziani inclusi. O ancora, di consentire l’accesso alle innovazioni scientifiche anche a coloro che sono più fragili ed esposti al rischio di marginalizzazione (ad esempio, nel caso di Amazon, a coloro che hanno difficoltà a poter parlare oppure, nel caso delle videochiamate, alle persone cieche o ipovedenti).
Il confronto con le tecnologie, come quelle di Alexa, sono ricche di nuove sfumature dialettiche, in grado di proporre innovazioni esaltanti ed anche di aumentare l’empatia tra la macchina e la persona, certamente, ma che ci pongono sempre davanti all’imperativo di aver ben chiaro che al centro di ogni riflessione e di ogni decisione resta l’uomo, in tutta la sua meravigliosa complessità, fisica e spirituale.
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