Un recente libro di Franco Ferrarotti, Elogio della vecchiaia, pubblicato da Armando Editore, inizia così: “La vecchiaia mi ha tratto in salvo, mi ha insegnato a muovermi stando fermo; non solo a vedere, ma vedere e allo stesso tempo guardare, osservare, scrutare, interpretare, comprendere, contemplare. Non per afferrare, secondo i dettami di una cultura predatoria, ma per comprendere e amare”.
Le due parole chiave per realizzare un ‘mondo possibile’ sono appunto comprendere e amare.
La prima esprime un atteggiamento possibile a tutte le età. Però comprendere il mondo è un atto realistico solo per chi cerca di allenare questa scelta, attraverso l’immersione continua e senza pace nel mondo che cambia. “Senza pace” non è un’affermazione retorica, ma lo spirito che deve caratterizzare il desiderio di capire anche ciò che apparentemente è oscuro. Chi è dominato dalla televisione o dai social entra in un torpore che fa da barriera all’ingresso nel suo cervello di qualsiasi altra informazione, fresca, provocante, attraente, che da gioie e dolori. Essere senza pace non comporta angoscia, ma esprime un modo di vivere opposto della pigrizia mentale, atteggiamento autoriproducente, caratterizzato da meccanismi difficili da contrastare, se non attraverso scelte coraggiose e faticose. È possibile, anche per periodi limitati, utilizzare i cellulari solo per comunicare con altri, viventi, e non con uno schermo? La pigrizia cancella la curiosità, la spinta a guardare anche dentro gli angoli bui della vita delle persone e delle comunità. La curiosità, all’opposto, è una grande virtù, anche se non è attitudine facile; è necessario avere una storia di attenzioni che ha allenato a vedere anche ciò che è apparentemente invisibile. La curiosità dei bambini può infatti essere vissuta a tutte le età. Se si impara a “guardare, osservare, scrutare, interpretare, comprendere, contemplare”, si capisce il mondo, non più vissuto come una realtà che spesso induce paura e dalla quale non si può nulla sperare. In questa prospettiva le comunità devono dedicare particolare attenzione e cura a chi non ha la capacità personale di guardare e comprendere per mancanza di istruzione, perché limitato dalle difficili condizioni dell’esistenza (povertà, solitudine, dolore dello spirito e del corpo, tensioni famigliari e sociali). Le comunità solidali dovrebbero essere strutture viventi, in grado di controllare che tutti, invecchiando, possano continuare a comprendere, perché solo così la comunità stessa diventa luogo di relazioni e, quindi, luogo che protegge dalle varie forme di invecchiamento accelerato. Chi non comprende si isola e così (lo ha dimostrato la scienza medica in molti studi recenti) peggiora anche la propria condizione di salute. Chi, invece, ha compreso che la vita vissuta nella prospettiva del noi dura di più, anche con minori pesi provocati dalle malattie, è persona fortunata nel mondo delle ansie e del pessimismo. È un esempio e gli anziani di oggi potrebbero davvero esserlo anche per le generazioni più giovani, perché meno limitati dalle convenzioni e dagli obblighi, spesso fasulli, che vengono imposti dai riti sociali.
La seconda parola chiave per costruire ‘un mondo possibile’ riguarda un aspetto delicatissimo. È necessario amare per continuare a vivere a tutte le età? Il famoso Christopher Lambert ha dichiarato: «Nessuna macchina può replicare il cuore dell’uomo. Per questo mi sento tranquillo; un circuito elettronico non potrà mai dire “Ti amo” con la stessa intensità di un uomo». Le parole del grande attore sono rassicuranti e rendono concreto l’impegno ad amare come difesa della nostra specie, della nostra povera, fragile umanità. Però amare non sempre è un atteggiamento naturale, ma una conquista da raggiungere con fatica. Per questo ‘amore’ è una parola preclusa ai circuiti elettronici, incapaci di ricostruire la complessità e la difficoltà di amare e la possibilità che l’atto di amore compaia improvvisamente, senza continuità con il passato di una certa persona. La macchina non comprende la forza dell’amore, di una scelta che viene da dentro ed è possibile ad ogni età. Amare anche in età non più giovani non è un evento impossibile, purché di una vita lunga non si ricordino solo i momenti meno sereni, le tensioni in famiglia, al lavoro, nella giornata. È possibile amare, come indicano gli esempi che numerosi circondano le esistenze di ciascuno; pensiamo alle nostre moltissime concittadine che dedicano il loro tempo (la vita intera!) alla cura dei propri cari ammalati. Sono gli esempi dell’amore ai quali dobbiamo guardare con intensità, per capire che davvero l’amore può spostare le montagne sempre, anche da vecchi e per i vecchi. Senza la loro capacità di cura, di vicinanza, di amore molti morirebbero nell’abbandono; invece, chi si dedica alla cura può spostare le montagne, cioè accompagnare chi è solo, curare chi è infermo, amare anche chi non mostra gratitudine.
Quindi davvero ha ragione Ferrarotti: comprendere e amare rendono ‘possibile’ la vita ad ogni età!
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