Come si vota il 25 settembre? Come funziona il Rosatellum? Che differenza c’è tra sistema elettorale maggioritario e proporzionale? Cosa sono i collegi uninominali e plurinominali? Cos’è la soglia di sbarramento? Le risposte ad alcune delle domande che interessano gli italiani in questi giorni.
Che cos’è e come funziona il sistema elettorale?
La prima domanda a cui cerchiamo di rispondere è semplice, ma fondamentale. Il sistema elettorale è quell’insieme di regole adottate per trasformare le preferenze e i voti espressi dagli elettori in seggi. Il sistema adottato da uno Stato può essere maggioritario, proporzionale o misto (che di solito è una fusione delle due modalità con l’aggiunta di correzioni che limitano gli effetti negativi di uno o dell’altro sistema).
Quali sono le differenze tra sistema maggioritario e sistema proporzionale? Il sistema maggioritario ha lo scopo di produrre un chiaro vincitore, perciò, nel caso del Rosatellum, premia chiunque abbia ottenuto voti in più rispetto agli altri. Mentre nel sistema proporzionale ogni partito ottiene una percentuale di seggi in Parlamento sulla base dei voti presi alle elezioni.
Il Rosatellum, l’attuale sistema elettorale
Il 25 settembre per la seconda volta si andrà al voto con il Rosatellum, la legge che prende il nome dal suo relatore, Ettore Rosato. Il suo esordio fu nel 2018, ma quest’anno opererà con due differenze sostanziali rispetto a quel momento. La prima è legata alla possibilità di voto per eleggere i rappresentanti in Senato esteso ai maggiorenni (e non più solo a coloro che hanno compiuto 25 anni). La seconda, invece, è relativa alla riduzione del numero dei componenti delle due camere: alla Camera, infatti, si passa da 630 a 400 seggi, mentre al Senato da 315 a 200.
Il Rosatellum è un sistema misto che combina sistema maggioritario e proporzionale e prevede che l’elezione del 37% dei deputati e dei senatori avvenga tramite collegi uninominali, mentre il 61% tramite collegi plurinominali (e il restante 2% con il voto all’estero). In concreto significa che sulla scheda elettorale sono riportati i riquadri con in testa il nome di un solo candidato per partito o coalizione. In questo caso si tratta del candidato del collegio uninominale al quale sarà assegnata la vittoria tramite le logiche del sistema maggioritario. Sotto ad ogni riquadro con il nome del solo candidato si trovano poi i simboli del partito o dei partiti della coalizione che lo sostengono con accanto fino a quattro nomi. Questi sono i collegi plurinominali e i voti ottenuti vengono smistati in base al sistema proporzionale.
Dal voto a un Parlamento rappresentativo
Come si fa quindi a trasformare milioni di voti in un Parlamento composto da 400 deputati e 200 senatori che rispecchi i desideri dei cittadini? In base alla popolosità del territorio. Facciamo un esempio: in Italia esistono 28 circoscrizioni elettorali per la Camera. 14 di queste corrispondo a una regione, mentre Piemonte, Lombardia, Veneto, Lazio, Campania e Sicilia – le 6 regioni più popolose – sono divise ulteriormente. A ogni regione sono assegnati un numero variabile di collegi plurinominali e uninominali.
Il giorno delle votazioni, quindi, ogni cittadino ha una propria sezione elettorale di riferimento in cui recarsi. Ogni sezione elettorale, poi, allo scadere dell’orario in cui è possibile votare, da inizio allo spoglio delle schede e tiene il conteggio dei voti per i collegi plurinominali e uninominali. I risultati ottenuti si sommano con quelli di tutte le sezioni che compongono la circoscrizione elettorale in modo da decretare gli eletti.
Cosa sono le liste bloccate?
Torniamo alla nostra scheda elettorale e ai nomi scritti in concomitanza di ogni partito: le cosiddette “liste bloccate”. Questa dicitura sta a indicare che elettori ed elettrici non possono decidere il nome del candidato o della candidata che preferiscono, ma devono scegliere tra quelli già inseriti.
In merito alle liste bloccate vige una regola rispetto alle proporzioni tra i candidati di genere maschile e quelle di genere femminile. Ogni partito, infatti, deve prestare attenzione alle differenze di genere poiché i candidati dello stesso sesso non possono essere più del 60% del totale. Prendiamo, ad esempio, il collegio plurinominale Veneto 2 – 03 a cui corrispondono Verona e Villafranca di Verona e in cui ci sono quattro seggi da assegnare: in questo caso potranno essere candidati fino a tre uomini e una donna o fino a tre donne e un uomo per mantenere la percentuale del 60%.
Pluricandidature e soglia di sbarramento
Può capitare, però, che la stessa persona si presenti in un collegio uninominale e in più collegi plurinominali (al massimo cinque). Qualora prendesse la maggioranza di voti all’uninominale le spetterebbe quel collegio, mentre se vincesse in più collegi plurinominali l’elezione potrebbe avvenire dove la sua lista ha preso la percentuale minore di voti.
Non tutti i partiti che si presentano alle elezioni, però, potrebbero formare il Parlamento. Esiste, infatti, una soglia di sbarramento fissata al 3% per i partiti o le liste e al 10% per le coalizioni. Nelle coalizioni i voti dei partiti che hanno preso tra l’1% e il 3% vengono riversati in maniera proporzionale alle altre liste della stessa coalizione che hanno superato il 3%. Mentre i voti di chi è restato sotto l’1% vanno persi.
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