Aleggia un diffuso pessimismo tra i senior riguardo al presente e all’avvenire del Paese: preoccupazioni aumento dell’inflazione, diseguaglianze sociali. Rimane viva una minoranza che vede ipotesi di miglioramento nei prossimi anni.
Soprattutto pessimisti. Preoccupati per l’aumento dell’inflazione, dell’evasione fiscale, delle diseguaglianze. Non molto fiduciosi nell’avvenire. Nella variegata fotografia sulle aspettative e la percezione che i senior hanno verso istituzioni e politica, emerge da subito la loro complessa visione del futuro del Paese, tra speranze, perplessità e poche certezze.
Cominciamo con il presente. Secondo il 58,1% degli intervistati l’Italia sta attraversando un periodo critico sotto il profilo economico e sociale. È certamente una percentuale significativa del campione indagato, che pone l’accento sulle preoccupazioni che si celano dietro la direzione che il Paese ha preso in questi ultimi anni. Tuttavia, resta una fascia consistente, pari al 37,5%, che mostra invece una visione meno pessimista. Per coloro che fanno parte di questa percentuale, l’Italia sta attraversando un periodo caratterizzato sì da alcune problematiche, ma al contempo sono presenti segnali positivi che fanno intravedere una possibile ripresa. Un segmento di intervistati che riconosce le sfide ma che guarda con ottimismo verso eventuali miglioramenti nel prossimo futuro.
Pochissimi invece quelli che avvertono un Paese in buona salute. Sono appena il 3,5% degli intervistati, concentrandosi sul contesto attuale come base su cui costruire ulteriori progressi e miglioramenti. Ancora meno coloro che non si esprimono, “non sanno”: sono solo lo 0,9%.
Quali sono però le cause maggiori della difficile situazione dell’Italia? Sono soprattutto economiche. Tra chi ha parlato di criticità sul futuro traspaiono, nello specifico, le motivazioni di una visione particolarmente problematica. Con il 43,7%, l’aumento dell’inflazione viene ritenuta una delle ragioni principali di tale crisi. L’inevitabile impatto sull’economia e sui cittadini rende questa componente un nodo cruciale da sciogliere. A seguire, l’evasione fiscale con il 43,4%: emerge come una piaga che mina la stabilità finanziaria, contribuendo a un circolo vizioso che comporta pesanti ripercussioni sulla qualità dei servizi e sul benessere generale. Anche la povertà e le disuguaglianze sociali, con il 37%, insieme alla disoccupazione, con il 34,9%, si collocano tra le problematiche principali. Altri elementi rilevanti – anche se le percentuali cominciano a scendere – includono il progressivo invecchiamento della popolazione e la denatalità (21,2%), e la frammentazione politica (20,1%) che si rivela come un elemento destabilizzante, in grado di rallentare le decisioni strategiche necessarie per rispondere alle sfide del contesto globale.
Ulteriori elementi critici che richiedono attenzione sono la mancanza di un orientamento strategico (18,9%), il declino industriale (18,1%), il disagio giovanile (18%) e i flussi migratori potenzialmente generatori di tensioni sociali (17,2%).
Scorrendo la lista delle principali cause dei problemi socioeconomici, l’indagine mostra percentuali minori nella rigidità del mercato del lavoro (17%), nell’emergenza climatica (16,2%), nella mancanza di leadership (15,4%), e nella cultura del lavoro poco produttiva e poco competitiva (13,1%). In ultimo, con appena il 12,3%, troviamo le tensioni tra Occidente e Russia. La guerra in Europa non sembra preoccupare più di tanto il campione intervistato, quasi ad ignorare la complessità della posizione italiana nello scacchiere internazionale.
Arriviamo quindi al futuro dell’Italia. È un’immagine dai toni piuttosto foschi quella che emerge in prospettiva, sia dal punto di vista economico che politico.
Secondo l’indagine, una significativa percentuale – pari al 65,8% – si proietta in un’Italia economicamente impoverita tra cinque/dieci anni, con scarse prospettive per i suoi cittadini. Tale percezione riflette una profonda preoccupazione riguardo alle conseguenze prolungate della crisi economica, generando il timore di un futuro grigio e difficile per la popolazione. Dall’altra parte, il 34,2% degli intervistati conserva un sentimento di speranza e immagina un Paese capace di risorgere con nuove energie dopo le crisi economiche, capace di reinventarsi e di offrire prospettive di crescita per i suoi cittadini. Il panorama politico, altrettanto delicato, suscita dubbi sulla capacità del sistema di rappresentare efficacemente le esigenze della popolazione. Il 59,9% degli intervistati teme che tra cinque/dieci anni ci troveremo in un Paese nel quale la voce dei cittadini continuerà ad essere scarsamente ascoltata dalle istituzioni politiche. Questo dato pone una serie di interrogativi sul funzionamento del sistema democratico e sull’efficacia delle istituzioni nel rispondere alle esigenze della popolazione. Appare, però, una speranza di cambiamento politico: emerge dal 40,1% degli intervistati, che auspica un Paese con un sistema politico meno chiuso su se stesso e più orientato ad ascoltare le esigenze dei cittadini. Questa visione positiva, anche se minoritaria, proietta un’immagine di un’Italia capace di riformare le Istituzioni per rispondere in modo più efficace alle sfide del presente e del futuro.
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