Speranza, gentilezza, generosità. Ma anche difesa della propria libertà e delle relazioni, attenzione verso se stessi e gli altri. Il Professor Marco Trabucchi ha tracciato, durante il suo primo Webinar per Spazio50, un identikit dell’approccio che possiamo esercitare verso la vita, un modo per affrontare l’attuale pandemia.
Il titolo è di una certa pretesa, quando ogni giorno leggiamo e vediamo analisi e interpretazioni che tendono a giudicare la nostra vita in tempo di Covid come difficile, complessa, spesso dolorosa, carica di preoccupazione per il presente e per il futuro. Io non voglio fare il consolatore fatuo, ma solo indicare, all’interno della grave crisi che stiamo vivendo, come poter ritagliare spazi di vita possibile per noi, per le nostre famiglie e le nostre comunità.
Tre atteggiamenti
Inizio descrivendo alcuni atteggiamenti di fondo che, a mio giudizio, dovrebbero caratterizzare il modo con il quale affrontiamo la nostra giornata.
Il primo riguarda la speranza, intesa come atteggiamento che non mira a trovare nel compimento dell’opera, e delle attese del momento, la nostra primaria ricompensa. Questa si trova nel processo psicologico a cui si dà inizio e nel cammino che, andando avanti, si apre di fronte a noi. Non vi sarà mai una meta definitiva per la nostra vita, ma continueremo a cercarne le forme più giuste per noi e per chi ci vive accanto.
Il secondo atteggiamento di fondo è la gentilezza, un modo di essere vicino agli altri ben descritto da una frase di Papa Francesco in Fratelli tutti: «È ancora possibile esercitare la gentilezza. Ci sono persone che lo fanno e sono stelle in mezzo all’oscurità»; e in un altro passo: «La pratica della gentilezza non è un particolare secondario né un atteggiamento superficiale e borghese. Dal momento che presuppone stima e rispetto, quando si fa cultura in una società trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali». Il richiamo alla gentilezza come mezzo per valorizzare gli atti di vicinanza e di cura ben si adatta allo stile che si deve assumere nel tempo del Covid, per rendere più serena la nostra vita e quella degli altri. È una virtù sempre importante, ma ancora di più nel tempo di crisi, quando saremo tentati da rapporti veloci, sbrigativi, superficiali.
Un terzo atteggiamento, difficile da mettere in partica, ma che è importante per una vita serena è la generosità. Non voglio collocare questa attitudine sul piano delle virtù, ma su quello della creazione di senso per la vita dell’individuo, perché la generosità, insieme alla gentilezza, permette di costruire rapporti con gli altri e quindi costruire, anche negli spazi ristretti, rapporti di comunità.
Queste tre caratteristiche costituiscono le condizioni di sottofondo per permetterci di difendere la nostra vita. È poi necessario compiere atti concreti, nel segno delle caratteristiche comportamentali sopradescritte.
Tre comportamenti
Il primo è ribellarsi a qualsiasi tentativo iperprotettivo e non rispettoso della libertà, tendente a ridurre anche i piccoli spazi concessi dalle misure preventive. Siano essi indotti dalla scelta di confinare i vecchi, perché sostanzialmente inutili e quindi arrecanti un danno, quando si ammalano, al quale non corrisponde alcun vantaggio sociale, oppure siano indotti dal desiderio di alcuni famigliari di allontanare il senso di colpa per l’abbandono di fatto del loro caro, oppure ancora siano essi indotti da scelte immotivate da parte del contesto, l’anziano deve sempre riaffermare il proprio diritto, rispettoso delle leggi, di non essere schiavo di nessuno a causa dell’età.
Un secondo comportamento da adottare è la difesa di ogni possibile relazione, anche all’interno delle realtà anguste concesse dalle limitazioni imposte dai regolamenti. La comunicazione a distanza è spesso frustrante, ma è meglio del silenzio; l’andare dal panettiere non è come fare un viaggio alle isole Comore, ma è meglio della poltrona come unico luogo di vita; la telefonata della nuora probabilmente ha un effetto negativo sulla digestione, ma è sempre meglio di una bocca impastata dal silenzio. Quando è possibile, seguire gli spettacoli televisivi, non con il sonno che abbassa le palpebre, ma con la volontà di capire i comportamenti, i caratteri, le dinamiche. Ogni spettacolo televisivo se guardato con curiosità apre una serie di interrogativi che tengono sveglia la testa.
Se il tempo del Covid mi ha chiuso in casa assieme alla persona che devo assistere, privandomi di supporti concreti e della possibilità di offrire un tè alle amiche (purtroppo il mio non è un vezzo maschilista, ma la funzione di caregiving è quasi sempre femminile, anche perché gli uomini vivono di meno) scambiando opinioni e scaricando i problemi su qualcuno che ascolta, allora devo capire che il rapporto con il mio caro ammalato è tutto quello che resta della mia vita e che trattarlo con gentilezza e generosità è il modo migliore per vedere in lui un sorriso. Se poi ho la fortuna di credere nella parola del Signore, che ci ha assicurato che qualsiasi gesto verso i più fragili (anche se forse questo temine non è biblico!) è un gesto di amicizia nei suoi riguardi, allora avremo una motivazione ulteriore per non farci dominare dal Covid. Sperando che domani tutti saremo migliori (io non appartengo alla metà pessimista del nostro mondo!).
Il terzo è compiere in modo corretto atti come l’alimentazione e l’attività fisica; ma su questi temi torneremo in prossimi seminari.
Tutto questo ha senso se crediamo che la vita, anche la più difficile, merita di essere vissuta.
Gli appuntamenti con il professor Marco Trabucchi sono visibili nella sezione Zoom – I Webinar di Spazio50. Qui è possibile iscriversi, compilando il form predefinito, al ciclo di eventi “Il Covid non ferma la vita” in programmazione nei prossimi giorni:
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