Sta diventando il problema del futuro; un evento globale che oggi provoca più vittime di cicloni e inondazioni. E c’è già chi scommette che la lotta per l’acqua sarà paragonabile alla corsa all’oro
La grande scommessa”, il film di Adam McKay, racconta come Michael Burry e altri gestori di fondi di investimento intuiscono lo scoppio della bolla immobiliare alla base della crisi finanziaria del 2007, e capiscono che scommettendo al ribasso sul mercato immobiliare realizzeranno il più grande affare della loro vita. Nei titoli di coda del film si legge che Michael Burry oggi investe solo nel “mercato dell’acqua” perché, secondo Burry, si tratta di uno dei settori con più potenziale nei prossimi decenni. E, a quanto pare, non sbaglia. L’acqua sta assumendo sempre di più il ruolo di variabile strategica in grado di incidere sugli equilibri geopolitici, soprattutto oggi che i cambiamenti climatici hanno raddoppiato le zone colpite da siccità. Attualmente, 168 Paesi (su 197) si dichiarano “in desertificazione”, con un processo di deterioramento dei suoli avviato da tempo nelle regioni aride, che si ripercuote sulla produzione alimentare ed è accelerato da stagioni secche e periodi sempre più lunghi senza piogge.
La siccità, avverte l’Onu, oggi provoca più vittime e migrazioni forzate di popolazioni rispetto a cicloni e inondazioni, ma essendo una catastrofe naturale meno spettacolare delle altre, e dunque molto meno mediatica, non sfonda il muro dell’informazione. Eppure, la mancanza d’acqua, principale causa della siccità, sfonda il muro della finanza e degli investimenti, tanto da venir considerata dagli analisti come “il petrolio del futuro”. Un trend che va di pari passo con la crescita demografica. In un mondo che al 2050 dovrà sfamare circa 10 miliardi di persone, la lotta per l’acqua diventa un bene paragonabile alla corsa all’oro dei secoli scorsi. L’oro blu. E allora la domanda sorge spontanea: domani ci sarà abbastanza acqua per tutti sul nostro pianeta? Teoricamente sì, essendo un prodotto rinnovabile, anche se con una impressionante variabilità (l’Italia è da sempre tra i Paesi del mondo più ricchi di acqua, come gran parte dell’Occidente) ma, avvertono dal Palazzo di vetro delle Nazioni Unite, nell’ultimo rapporto sullo Sviluppo delle Risorse Idriche Mondiali o WWDR (acronimo dall’inglese: World Water Development Report), dobbiamo cambiare radicalmente il modo di utilizzarla. Altrimenti, al ritmo di utilizzo attuale, “il mondo dovrà fare i conti con un deficit idrico del 40% a partire dal 2030”. Inevitabilmente legato al cambiamento climatico, avrà ripercussioni sull’agricoltura, nella stessa sicurezza alimentare, sull’energia e la salute.
Anche il nostro Paese si trova a dover far fronte ad un quotidiano e progressivo rischio siccità, causato dall’aumento della temperatura prodotto dal dissesto climatico. Tra caldo torrido, temperature record, incendi e violenti temporali, si è appena conclusa un’estate sempre più segnata da un clima tropicale; basti pensare che il mese di luglio 2021 è stato il mese più caldo mai registrato sulla Terra. A farne le spese è anche l’agricoltura locale con le sue eccellenze: dal pomodorino giallo del Cilento al limone dell’Etna, il problema della scarsezza d’acqua c’è ed è molto serio. Per questo si stanno sperimentando nuove tecnologie per la salvaguardia dell’acqua, il nostro “oro blu”, risorsa cruciale per la tutela del patrimonio agricolo italiano.
La rivoluzione hi-tech nei campi vede in prima linea una start up innovativa che fa base a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, nel cuore della Sicilia, la regione italiana con il più alto tasso di desertificazione. Le precipitazioni sempre più ridotte mettono in pericolo la tradizionale coltivazione degli agrumi e delle vigne; da qui nasce l’idea di risparmiare acqua nelle irrigazioni controllando l’effettivo bisogno delle piante. La tecnologia utilizzata si chiama Daiki e prevede un robot dotato di intelligenza artificiale e di sensori di immagine che è in grado di monitorare l’intera vita della pianta, in modo da fornire solo l’acqua strettamente necessaria. La lotta alla siccità è nelle nostre mani, e, a volte, può bastare un semplice “clic”.
Francesca Santolini, giornalista scientifica, saggista, divulgatrice ambientale. Collabora con il quotidiano La Stampa, dove scrive di ambiente, clima e sostenibilità e con la trasmissione Unomattina in onda su Rai Uno, dove si occupa di ambiente. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche intervenendo sui temi d’attualità legati all’inquinamento e al clima. Per Marsilio ha scritto “Passio Verde. La sfida ecologista alla politica” (2010), mentre per la casa editrice Rubbettino “Un nuovo clima. Come l’Italia affronta la sfida climatica” (2015) e “Profughi del clima. Chi sono, da dove vengono, dove andranno” (2019).
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