Mantenere stabili i livelli di colesterolo potrebbe ridurre il rischio di demenza: ecco cosa rivela un nuovo studio. Perché si parla di “colesterolo buono” e “colesterolo cattivo”
Gli anziani con un colesterolo variabile potrebbero avere maggiori probabilità di sviluppare demenza rispetto alle persone nelle quali è stabile. “Le variazioni significative nei livelli di colesterolo possono destabilizzare le placche aterosclerotiche. Aumentando così il rischio di ostruzione del flusso sanguigno al cervello, con conseguente impatto sulla funzione cognitiva”, spiega il dottor Zhou su Science Daily . Il team di ricercatori australiani e statunitensi ha esposto le sue conclusioni su Neurology, la rivista medica dell’American Academy of Neurology.
La correlazione con l’ insufficienza cognitiva
Lo studio ha coinvolto quasi 10.000 persone con un’età media di 74 anni che non soffrivano di demenza o altri problemi di memoria. I livelli di questa molecola lipidica sono stati misurati all’inizio dello studio e alle tre visite annuali successive. I partecipanti sono stati seguiti in media cinque anni. Annualmente i ricercatori hanno svolto test sulle capacità di memoria. Un terzo di loro, che assumeva statine, non ha modificato la terapia. Al termine le persone con livelli di colesterolo più instabili hanno mostrato un rischio maggiore di sviluppare la demenza.
C’è bisogno di nuove indagini
In particolare, i soggetti con le più ampie oscillazioni del colesterolo totale presentavano un rischio fino al 60% maggiore di sviluppare demenza e un aumento del 23% del rischio di declino cognitivo. Esaminando i diversi tipi, i ricercatori hanno scoperto un collegamento tra colesterolo LDL fluttuante, o “cattivo”, e rischio di demenza e deterioramento cognitivo. Non hanno trovato questa associazione con HDL, o “buono”, o trigliceridi. Hanno però precisato la necessità di nuovi studi per chiarire se la variabilità del colesterolo sia un fattore di rischio reale. O solo un biomarcatore del rischio di demenza.
Buono o cattivo?
Le LDL sono note nel linguaggio comune come “colesterolo cattivo”: quando sono presenti in quantità eccessiva, infatti, tendono a depositarsi sulla parete delle arterie, provocandone ispessimento e indurimento progressivi. Questo processo, chiamato aterosclerosi, può portare nel tempo alla formazione di vere e proprie placche (o ateromi) che ostacolano il flusso sanguigno, o addirittura lo bloccano del tutto. Una condizione spesso associata allo sviluppo di malattie cardiovascolari (infarto, ictus cerebrale). Quello HDL, è definito “buono” perchè non provoca alcun danno alle arterie. Anzi, rimuovendo il colesterolo dalle pareti dei vasi per trasportarlo al fegato è un protettore se in buona quantità.
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