Tra necessità di dividere le spese e tanta voglia di compagnia, cresce negli USA il numero di persone che si rivolgono al cohousing intergenerazionale. Mai così tante dal 1970.
La 25enne Nadia Abdullah è alla ricerca di un appartamento economico a Boston. Judith Allonby, 64 anni, dopo la morte dei genitori pensa di lasciare, a malincuore, la vecchia casa di famiglia, troppo grande per una persona sola. Poi la soluzione perfetta per entrambe. Grazie a Nesterly, un’agenzia di affitti che mette in contatto giovani affittuari e proprietari di casa (meno giovani) alla ricerca di qualcuno con cui condividere lo spazio integrando i guadagni.
Gioventù e vecchiaia: un connubio perfetto
Dall’impegno di Nadia ad occuparsi del giardino e delle faccende domestiche in cambio di un affitto agevolato fino al nascere di un’amicizia il passo è breve. Judith ha permesso a Nadia di adottare un gatto (che ammette di amare anche lei alla follia) e si dichiara felicissima di averla accanto. “È davvero bello avere qualcun altro intorno. Nadia trasmette un’atmosfera e un’energia ben diverse da quelle che provavo con mia madre di 88 anni”, dichiara al Washington Post. Dal canto suo Nadia è appagata dal calore familiare della nuova vita. Un esempio di come la condivisione di spazi comuni sia un antidoto efficace alla chiusura in se stessi e fonte di arricchimento dal confronto con l’altro.
Il censimento del 2022
Il loro non è un caso isolato. Nel marzo 2021 sono 59,7 milioni i residenti statunitensi che vivono sotto lo stesso tetto con più generazioni, contro i 58,4 milioni nel 2019. Come risulta dal censimento annuale del Pew Research Center negli ultimi decenni la quota di statunitensi che abitano alloggi multigenerazionali è circa 4 volte superiore a quella degli anni ’70. Un trend maggioritario nelle famiglie di immigrati (26%), ma che riguarda tutte le componenti della società americana. Al punto da coinvolgere attualmente il 18% dell’intera popolazione.
Un bisogno economico, ma non solo
Le cause del fenomeno sono diverse. Matrimoni contratti in età più avanzata rispetto al passato, ingresso ritardato nel mondo del lavoro, aumento delle tasse universitarie. Ma, accanto al discorso strettamente economico, va considerato anche il quadro demografico. Gli USA sono una società che invecchia rapidamente, con un’aspettativa di vita in costante aumento e un tasso di natalità in diminuzione. Gli over che vivono soli hanno spesso molto spazio a disposizione e sono felici di avere qualcuno accanto, pronto ad occuparsi di loro.
Il diritto di invecchiare a casa propria
“A fronte dei tanti giovani esclusi dal mercato immobiliare sempre più anziani vogliono invecchiare sul posto”, afferma Donna Butts, direttrice di Generations United, un’agenzia governativa che si occupa di politiche intergenerazionali. “A volte – spiega – anche solo avere qualcuno per portare a spasso il cane e con cui condividere i pasti fa un’enorme differenza per un anziano”. Senza contare i costi dell’assistenza sociale e la progressiva carenza dei caregiver familiari. Un problema di solitudine e isolamento di molti anziani accresciuto dalla pandemia.
Studenti e anziani: amici per la vita
Grazie ai programmi pubblici negli Stati Uniti diverse università promuovono piani abitativi di cohousing intergenerazionale. Alla Drake University di Des Moines (Iowa), gli studenti di musica possono vivere gratuitamente in un centro per anziani. In cambio devono esibirsi più volte al mese a vantaggio dei residenti. La soprana Molly McDonough, 22 anni, si dichiara soddisfatta. L’accordo da un lato le permette di risparmiare sull’alloggio e dall’altro di esercitare la sua passione davanti ad un pubblico dal vivo. Anche i suoi due gatti sono stati ben accolti e lei ora trascorre il tempo libero ascoltando le storie di vita degli ospiti più âgée. Molti di loro sono diventati suoi amici e lo rimarranno per tutta la vita.
Modelli di cohousing intergenerazionale in Italia
Anche l’Italia ha i suoi modelli di condivisione abitativa tra generazioni. “Casa alla Vela“, inserito dall’Onu tra le 11 buone pratiche europee nel settore del social housing, coinvolge 5 anziane e 6 studenti universitari, ospiti di una palazzina a Trento. Gli assistenti sociali aiutano le donne nella spesa a domicilio, mentre gli studenti le coinvolgono nelle feste di compleanno e si occupano della cura dell’orto in comune. A Roma, invece, “Homefull” è un progetto pilota per cinque coppie formate da senior e giovani migranti. Ma qui i primi accolgono i secondi nelle proprie abitazioni, coniugando i bisogni degli anziani in solitudine e quelle dei giovani migranti arrivati in Italia senza una famiglia, in carico ai servizi sociali. Il programma – si legge sul sito di Programma Integra, la cooperativa ideatrice del progetto – prevede un rimborso spese mensile per l’anziano che ospiterà il giovane migrante e un contributo di frequenza per i migranti che accederanno alla formazione.
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