Da Milano a Bari, passando per Roma e Pavia, quattro progetti di cohousing che permettono ai senior italiani di non rinunciare all’ambiente domestico o di ricrearne con successo uno nuovo. Tutto grazie alla coabitazione con giovani studenti, al supporto di badanti di condominio o a “mediatori di convivenza”
Quando i figli crescono e magari anche i nipoti diventano grandi, può capitare di trovarsi a vivere in una casa ormai troppo grande e vuota. Alcuni decidono di ovviare alla nuova situazione chiudendo qualche stanza in disuso per risparmiare sulle bollette, altri pensano di spostarsi altrove in un appartamento più vicino ai figli o al centro città. C’è chi, poi, opta per il cohousing, soluzione di condivisione abitativa che giova in termini economici, sociali e di assistenza.
A Milano “Prendi in casa” un giovane
Si può quindi dare in affitto una o più camere della propria casa a studenti o giovani lavoratori come propone il progetto “Prendi in Casa” di MeglioMilano, associazione senza fini di lucro, fondata da Camera di Commercio, Unione Confcommercio, Automobile Club di Milano e da tutte le Università cittadine. Il progetto prevede, appunto, la coabitazione tra un residente (adulto, pensionato, coppia o famiglia) con uno spazio in più in casa e un giovane (studente o lavoratore) non residente a Milano in cerca di una sistemazione per condividere compagnia, alloggio e nuove esperienze in città. Gli ospiti non pagano un vero affitto ma partecipano alle spese di casa con un rimborso di 250-280 euro mensili. Inoltre, collaborano nelle questioni quotidiane, rendendosi disponibili per uno scambio costruttivo e mantenendo una propria autonomia.
Si attiva così un circolo virtuoso che supporta chi ospita condividendo le spese e la gestione della casa e garantisce al giovane un ambiente familiare e tranquillo in cui poter vivere, a un costo contenuto. Proprio come è capitato a Miriam, 18 anni, e Marisa, 80. «Mia figlia aveva trovato un dépliant (dell’iniziativa, n.d.r.) ed essendo lontana, era preoccupata che io fossi sola e vivessi sola in questa casa – racconta Marisa a MeglioMilano -. Io e Miriam facciamo la spesa ognuna per conto proprio e poi ci ritroviamo a condividere le cose senza sottilizzare troppo. Ad esempio, lei mangia la frutta che compro e io ho cominciato a bere il latte di riso grazie a lei. Non ho fatto questa esperienza per il guadagno, ma perché è bello avere a che fare con un giovane».
La “badante di condominio” a Pavia
Un’altra idea, pensata per chi non vuole abbandonare la propria casa ma necessita di un piccolo aiuto, è quella attuata a pochi chilometri da Milano. A Pavia, dal 2019, esistono le “badanti di condominio”, figure attive nelle case Aler (Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale) che supportano 22 anziani in attività quotidiane come l’igiene personale e della casa, l’accompagnamento e la compagnia. Nel tempo l’assistenza è passata da 10 a 40 ore settimanali ed è stata creata anche una mensa condivisa per aumentare le occasioni di incontro. Così facendo i senior possono rimanere più a lungo nelle proprie abitazioni e permettersi l’aiuto di una badante che, diversamente, faticherebbero a pagare. Un progetto gestito con impegno dall’onlus Vasi di creta, che ne è anche “custode sociale”.
Nella Capitale, un cohousing per senior attivi
A Roma, invece, c’è una realtà di cohousing pensata in particolare per i senior attivi. Al suo interno possiamo incontrare Italia, appassionata di cucina, Fausto, che temeva di pesare sull’economia familiare, o Enzo, che ha trovato una valida alternativa alla casa di riposo. Persone autosufficienti che hanno preferito andare a vivere in compagnia evitando situazioni future in cui avrebbero potuto gravare sulla famiglia. Il loro alloggio si chiama “Casa Giada Gialla” ed è un cohousing in cui i senior vengono affiancati da “mediatori della convivenza” nella condivisione degli spazi e della loro gestione. Con una cucina e un salotto in comune, gli ospiti hanno l’opportunità di trascorrere la giornata insieme, assistiti giorno e notte da operatori specializzati. Un progetto, inaugurato nel 2021, che ha l’obiettivo di favorire l’invecchiamento attivo, la valorizzazione delle caratteristiche individuali e l’inserimento nel tessuto urbano.
“Condiviviamo” a Bari
Il primo servizio pubblico della Puglia in fatto di cohousing finanziato con 120mila euro dall’assessorato comunale al Welfare di Bari. Un modo per contrastare le difficoltà abitative ed economiche degli over 65 baresi, ma che allo stesso tempo contribuisce alla costruzione di una nuova “cultura” grazie a campagne formative, informative e di sensibilizzazione. «La prima esperienza pubblica in Puglia di co-housing tra persone anziane, che gode della supervisione scientifica dell’Università degli studi di Bari – ha commentato Francesca Bottalico, assessora al Welfare -. Dopo una prima fase dedicata all’analisi dei bisogni dei destinatari, partirà la raccolta di adesioni fra coloro che vorranno cominciare questo percorso e contestualmente daremo avvio alla ricerca di abitazioni da condividere».
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