È giusto rimanere sempre ancorati alle proprie idee, facendone una questione di principio? La vita è anche evoluzione. Cambiare prospettive e opinioni non è sinonimo di contraddizione, è semplicemente umano.
La coerenza ancora oggi è un valore, ma può essere vista come un modo antiquato di approcciarsi a progetti, contesti, persone.
Quante volte da ragazzi, negli scambi della crescita, ci siamo reciprocamente accusati di non essere coerenti, di tradire un’idea iniziale. Ricordo che anni fa partecipai a un dibattito in cui venivano messi a confronto i modelli comportamentali di giovani e anziani. I primi venivano accusati di essere altalenanti, incostanti, instabili, alla continua ricerca di stimoli diversi. L’intervento di una pedagogista mi colpì particolarmente, in un rapido passaggio mi fece comprendere ciò che, un attimo dopo, mi apparve ovvio: come può un ragazzo conoscere senza sperimentare? È ovvio, per poter scegliere occorre fare esperienze diverse.
Terminata la fase dell’esplorazione siamo però chiamati, nell’età adulta, a prendere posizione, a dichiararci al mondo.
A livello politico il cambio di giacchetta è da sempre stigmatizzato, anche se la nostra Costituzione, grazie all’Articolo 67¹, sancisce e garantisce la libertà di ogni parlamentare di cambiare, di non essere vincolato da alcun mandato: né verso il partito cui apparteneva quando si era candidato, né verso il programma elettorale. Ma uscendo da quest’ambito, che tanto ci coinvolge in questi giorni in cui siamo chiamati al voto, e tornando alle nostre vite, accade a volte che tener fede a un’idea, garantire adesione a un progetto ci porti ad esercitare su noi stessi una pressione estenuante. Come un elastico, passiamo dalla distensione alla progressiva tensione fino quasi a sentirci sfibrati, prossimi alla rottura. Sull’altare della coerenza. Perché? Semplicemente perché cambiamo e cambiando muta anche la nostra percezione e la nostra valutazione del mondo e delle priorità.
L’evoluzione, la possibilità di cambiare idea, progetto, partner, amici può diventare l’unico modo per rimanere fedeli a se stessi. Fa paura a volte, soprattutto a chi ci sta accanto e si sentirebbe rassicurato da una nostra leale stabilità.
Possiamo però dire che il nostro modo di pensare non sia cambiato nel corso della nostra vita di adulti o di anziani? Pensate che tristezza sarebbe rimanere uguali a se stessi per tutta la vita, attraversare i decenni senza cambiare prospettiva, senza arricchirsi di nuovi sguardi o visioni. Anche la natura ci invita a un cambio di prospettiva. Quante volte, tornando ai luoghi della nostra infanzia, ci siamo stupiti nel trovare ogni cosa rimpicciolita per effetto della nostra crescita.
Così capita per imprese, progetti, amicizie, amori. Una volta avviati, cambiano ai nostri occhi e dentro di noi, e dobbiamo decidere se cambiare con essi o resistere al cambiamento rimanendo ancorati a quello che eravamo. La terza via è rinegoziare impegno, aspettative, relazioni rimanendo fedeli, e coerenti, con quello che siamo diventati.
Se la coerenza è solo la rigorosa costanza nelle idee o nei comportamenti diventa una gabbia asfissiante, ma se è ricerca di armonia tra convinzioni e azioni, allora è un impegno quotidiano, che ci pungola e interroga ogni giorno. In fondo, solo così saremo in grado di offrire al mondo la nostra versione migliore, frutto di tutte le esperienze vissute.
—–
1Articolo 67: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
© Riproduzione riservata