La “pagella” arriva dal Climate Change Performance Index 2025: in ritardo la riduzione delle emissioni climalteranti. Fanalino di coda: Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Iran in coda.
L’Italia si impegna troppo poco per il clima: il Climate Change Performance Index 2025 la colloca al 43° posto. La classifica è contenuta nel rapporto annuale di Germanwatch, CAN e NewClimate Institute sulla performance climatica dei principali Paesi del pianeta, realizzato in collaborazione con Legambiente per l’Italia.
I migliori: Danimarca, Olanda e Regno Unito
Le posizioni migliori in classifica le occupano Danimarca (4), Olanda (5) e Regno Unito (6). Il cattivo risultato dell’Italia dipende dal ritardo nella riduzione delle emissioni climalteranti e da una politica climatica nazionale inadeguata a fronteggiare l’emergenza climatica.
“L’Italia – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sul fronte energetico continua ad avere una visione miope. Intanto la crisi climatica accelera il passo, gli eventi meteo estremi nella Penisola sono sempre più frequenti e con impatti pesanti anche sul mondo produttivo e dell’agricoltura, che avrebbero tutto l’interesse a promuovere politiche coraggiose per la riduzione delle emissioni climalteranti, come previsto dal Green Deal europeo. Se l’Italia vuole davvero voltare pagina e risalire anche la classifica delle performance climatiche – afferma Ciafani – deve compiere un deciso cambio di passo con politiche climatiche più ambiziose e interventi decisi, anche nel settore della mobilità e dell’edilizia”
E i peggiori: Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Iran
Anche quest’anno il podio resta vuoto: non sono state assegnate infatti le prime tre posizioni, perché nessuno dei Paesi si è rivelato all’altezza. Per esempio, nessuno ha contribuito in modo adeguato a contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C. Si conferma in testa alla classifica con il quarto posto la Danimarca, grazie soprattutto alla significativa riduzione delle emissioni climalteranti ed allo sviluppo delle rinnovabili.
I peggiori di tutti sono Paesi esportatori e utilizzatori di combustibili fossili, come Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Iran. Molto male la Cina, maggiore responsabile delle emissioni globali: scende di quattro posizioni rispetto allo scorso anno, scivolando al 55° posto. Nonostante il grande sviluppo delle rinnovabili, le emissioni cinesi crescono ancora per il continuo ricorso al carbone. Stabili al 57°posto gli USA, mentre Sud Corea (63°), Russia (64°) ed Arabia Saudita (66°) sono i Paesi del G20 con la peggiore performance climatica.
“Cruciale la finanza climatica”
“Per accelerare la transizione energetica e fronteggiare con successo l’emergenza climatica – commenta Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambiente – non è sufficiente un’azione climatica ambiziosa dei Paesi industrializzati ed emergenti. Servono politiche climatiche altrettanto ambiziose nei Paesi in via di sviluppo. Cruciale è la finanza climatica: è indispensabile un accordo ambizioso in grado di mobilitare nei prossimi anni almeno 1.000 miliardi di dollari l’anno di aiuti pubblici. Non solo per la decarbonizzazione dell’economia e l’adattamento ai cambiamenti climatici, ma anche per la ricostruzione economica e sociale delle comunità povere e vulnerabili messe in ginocchio dai disastri climatici sempre più frequenti e devastanti”.
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