Claudia Manzi è fra gli autori del volume “La popolazione anziana e il lavoro: un futuro da costruire”, a cura di 50&Più e Fondazione Leonardo. Dell’opera, che sarà presentato il 24 settembre al Cnel (Roma), ha curato – insieme ad Eleonora Reverberi – la parte sul rischio discriminazioni per i lavoratori over 60 in azienda, approfondendo inoltre la sfida della transizione allo smart working. Di seguito l’intervista rilasciata per 50&Più di settembre su senior e smart working.
La responsabile del progetto di ricerca sui lavoratori over 50, “Talenti senza età”, mette in guardia dal rischio discriminazioni anche nello “smart working”, soprattutto per le donne, sulle quali grava il maggior carico nella cura familiare
«Gli stereotipi relativi ai lavoratori senior si articolano su nuclei tematici che in ultima analisi fanno percepire i lavoratori over come una “inutile zavorra” per le organizzazioni – dice a 50&Più Claudia Manzi, psicologa e responsabile di “Talenti senza età”, il primo progetto di ricerca in Italia sui lavoratori over 50, condotto in collaborazione con Valore D -; in particolare sono tre gli aspetti emersi nelle ricerche su questo tema, secondo cui i lavoratori più anziani sarebbero meno motivati e produttivi, poco flessibili e meno propensi all’aggiornamento, soggetti ad un maggiore tasso di assenteismo dovuto a malattia o infortuni. La veridicità di questi stereotipi è stata però confutata dai dati di ricerca».
Professoressa Manzi, quanto pesa sul lavoratore senior la percezione di essere vittima di uno di questi stereotipi?
Diverse ricerche hanno mostrato come le persone che percepiscono di essere soggette allo stereotipo dell’ageismo siano meno soddisfatte del loro lavoro, meno legate al datore di lavoro, e riportino maggiormente problematiche legate alla salute mentale e fisica. Recenti studi mostrano che la presenza di discriminazioni in base all’età ha un potente effetto demolitore anche nei confronti della motivazione e del coinvolgimento lavorativo e quindi, in ultima istanza, della performance, andando così a diventare una profezia che si auto-avvera.
C’è una differenza fra uomini e donne nella percezione di essere discriminati al crescere dell’età?
Dai dati raccolti nella ricerca “Talenti senza età” non abbiamo rilevato una differenza tra uomini e donne nella percezione della discriminazione per età. Bisogna però sottolineare che c’è un cluster di donne abbastanza consistente che sperimenta una doppia discriminazione: quella di genere e quella dell’età, per cui si trova doppiamente svantaggiato.
Quali sono le strategie anti discriminazione per i lavoratori over 60 che le aziende dovrebbero adottare secondo le indicazioni delle Nazioni Unite?
Nell’UNECE’s Policy Brief sulla lotta contro l’ageismo nel mondo del lavoro vengono suggerite tre strategie: rimuovere le limitazioni relative all’età nel quadro giuridico e normativo (ad esempio, l’età pensionabile obbligatoria è un tipo di regolamentazione che esclude le persone anziane dal mercato del lavoro), affrontare e sradicare pregiudizi e stereotipi negativi con campagne di informazione e sensibilizzazione, promuovere posti di lavoro inclusivi per età, incentivando i datori ad assumere persone più adulte.
Smart working, telelavoro e carichi ridotti: quali sono gli aspetti positivi e quali invece i rischi per un lavoratore senior?
Onestamente né smart working né telelavoro né riduzione dei carichi mi sembrano soluzioni efficaci per i lavoratori over 60, anzi, in un certo senso mi paiono discriminatorie. Il lavoro da remoto, come stiamo sperimentando tutti, può avere degli aspetti positivi, ma va gestito dalle organizzazioni con attenzione. Da una ricerca che abbiamo fatto nel periodo di stretto lockdown (Marzo 2020) su una popolazione di circa 2.000 lavoratori è emerso che le donne over 50 hanno sofferto particolarmente e più di altri lavoratori. Spesso si trovano a gestire carichi di cura importanti (figli e genitori anziani contemporaneamente) e purtroppo hanno potuto fare meno affidamento sul supporto del partner. In questa generazione gli stereotipi sui ruoli di genere sono ancora molto forti e le donne sono certamente un profilo verso cui le organizzazioni dovranno avere una particolare cura e attenzione nei prossimi mesi.
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