Superato il modello di “istituzionalizzazione”, si sviluppa un nuovo genere di assistenza, che realizza le strutture partendo dalle esigenze delle persone, senza sradicarle dal territorio. È il caso di Cjase Me, una forma innovativa di abitare condiviso per gli over friuliani.
Una passeggiata nella piazza del paese, passare al negozio di alimentari per il pane e il latte, un caffè al solito bar. Sono momenti importanti per le anziane ospiti di “Cjase Me”, a Pozzuolo (UD), che hanno scelto di coabitare mantenendo le radici nella propria comunità. Grazie ad un innovativo progetto di silver cohousing gestito da enti di Terzo Settore in collaborazione con la Sanità regionale e i Servizi Sociali.
Un welfare di comunità che punta all’individuo
Nella Casa, non distante dalle loro vecchie abitazioni, risiedono 9 donne: la più giovane ha 85 anni, la più anziana 100. La struttura è una tipica abitazione friulana, a due piani con giardino, ristrutturata in base alle esigenze delle ospiti e per favorire le attività in comune, anche con i familiari. Gli arredi delle stanze e la disposizione degli oggetti sono personalizzati da chi le abita e molti oggetti provengono dalle loro precedenti abitazioni. I gusti personali contano molto anche al momento di mettersi a tavola, poiché tutte possono preparare (o frasi preparare) i piatti casalinghi preferiti. La cura della persona, se richiesta, è assicurata dalle assistenti familiari.
Il ruolo chiave del Terzo Settore
La gestione quotidiana della casa, della spesa, la preparazione dei pasti, le pulizie e il giardino sono a cura delle residenti aiutate dalle assistenti familiari assunte dall’Aps (Associazione di Promozione Sociale), l’ente locale di terzo settore che si occupa del progetto. La cooperativa Itaca si occupa di offrire la locazione della casa, fornendo i servizi necessari al suo buon funzionamento. Ossia il coordinamento della attività, il servizio di animazione e di supervisione infermieristica attraverso personale qualificato Oss. Le signore possono anche richiedere un fisioterapista o l’estetista.
Un progetto regionale di domiciliarità innovativa
Da gennaio 2022 il progetto Cjase Me rientra nelle Linee guida per le sperimentazioni di “Abitare possibile” e “Domiciliarità innovativa”, stabilite dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Grazie a ciò le residenti, in base al proprio Isee ed al livello di bisogno assistenziale possono usufruire di una quota sanitaria che contribuisce, assieme ad una quota sociale, all’abbattimento dei costi personali per vivere nella casa. Le ospiti possono accedere anche ad un Fondo per l’autonomia possibile (un benefit in caso sia necessario attivare un’assistenza familiare). Ma sono previsti anche ulteriori aiuti economici per l’attivazione di servizi sanitari e sociosanitari integrativi, che sarebbero spettati alle anziane, anche rimanendo al proprio domicilio.
La Casa di Riposo non è sempre l’unica soluzione
La pandemia ha accelerato il dibattito sulle case di riposo come unica soluzione per l’assistenza della persona anziana. Oggi piuttosto si pone l’accento sulla differenziazione, cercando – dove possibile – di favore il modello domiciliare nel rispetto dei bisogni generati da un invecchiamento attivo e in salute. A Pozzuolo si offre un’alternativa possibile all’anziano che non può vivere solo nella propria abitazione ma non necessita di un livello di assistenza continuativa. Si tratta di persone che mantengono ancora un discreto livello di autosufficienza e desiderano vivere in un contesto familiare, dove socializzare e sentirsi accuditi in caso di bisogno. Posticipando il più possibile il ricovero in una Casa di Riposo, grazie ad una rete di supporto che coinvolga volontari, familiari e Terzo Settore.
Un modello al femminile
Il cohousing – l’abitare condiviso – è spesso un fenomeno al femminile, sia sotto l’aspetto organizzativo che sotto quello dell’utenza. Quest’ultima, infatti, è costituita per il 75% da donne, la maggior parte del Nord (il primo esempio è quello di Casa La Vela a Trento), ma non mancano esperienze anche nel resto d’Italia. Probabilmente l’aspetto di genere sottolinea l’esigenza di socializzazione e comunità, accompagnato dal bisogno di sicurezza, che caratterizza chi sceglie questa forma abitativa. Un modello che si rifà al concetto di famiglia allargata, simile a quella dei nostri nonni, caratterizzata da cure e assistenza reciproca, nella quale non c’era spazio per la solitudine e l’isolamento.
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