L’Istat ha recentemente pubblicato un profilo delle 14 città metropolitane del nostro Paese. Ne emergono tante fragilità ma anche numerose potenzialità.
Genova è la più “vecchia”, Napoli la più giovane. Si tratta solo di una piccola parte di quanto emerso dal focus che l’Istat ha recentemente pubblicato sulle città metropolitane in Italia, enti territoriali le cui aree geografiche comprendono, oltre al capoluogo, anche l’hinterland circostante. Per legge sono 14, ovvero Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, Palermo, Catania, Messina e Cagliari.
L’analisi ha usato una serie di indicatori che identificano caratteristiche, diversità ed elementi comuni di questi territori. In primis sono stati affrontati gli aspetti socio demografici e alcuni elementi di contesto economico fra cui la dinamica della popolazione, l’invecchiamento, la mortalità, il mercato del lavoro, il livello di istruzione, il pendolarismo.
Più anziani nei centri urbani e al Nord
Come confermano i dati, l’invecchiamento della popolazione italiana è tra i più significativi al mondo. L’indice di vecchiaia nelle città metropolitane per il 2021 è di 177,5 anziani per 100 bambini, in crescita negli anni (nel 2011 era 142,4), ma comunque molto inferiore alla media nazionale (187,6). Genova con 269 anziani ogni 100 giovani detiene il primato di «città più vecchia», mentre a Napoli si rileva il dato più contenuto e pari a 130. Dal confronto tra le zone emerge poi che la presenza degli over è maggiore nella città capoluogo e scema via via che ci si allontana vero i comuni dell’hinterland.
In città aumenta l’età media ma i giovani vivono fuori
Gli anziani abitano prevalentemente a Nord, tra Firenze e Torino, con un’intensità maggiore in tutta l’area di Genova. Situazione differente da Roma in giù, con un invecchiamento più basso della media a Roma, Napoli, Reggio Calabria, Palermo e Catania. Superiore alla media invece Bari, Messina e soprattutto Cagliari. L’invecchiamento si riflette anche nell’età media in crescita, che nel complesso delle città metropolitane raggiunge i 45,7 anni ma resta al di sotto del dato nazionale (46,2), pur con una certa variabilità (il valore massimo di 49,5 Genova e 47,6 a Cagliari e minimo a Napoli con un’età media di 42,8). Con i giovani che vivono maggiormente nelle zone più esterne e meno nei capoluoghi.
Gli stranieri compensano il calo demografico
L’Italia si conferma un Paese attrattivo per l’immigrazione estera, come dimostra l’aumento dei numeri di chi la sceglie come residenza definitiva e non luogo di passaggio. Negli ultimi 20 anni, infatti, la quota di stranieri residenti nelle città metropolitane è cresciuta dal 2,4% all’8,8%. La presenza maggiore è nei comuni capoluogo: 11,5 ogni 100 residenti, soprattutto al Nord e nella Capitale che accoglie l’84% di tutti gli stranieri compresi nelle 14 città metropolitane, e più modestamente al Sud. L’ingresso dei cittadini stranieri ha così, almeno in parte, controbilanciato nel complesso del Paese il calo demografico della popolazione italiana.
Torino la più estesa, Bologna la più dotta, Napoli la più densamente abitata
Tra i dati più significati della ricerca si segnala che la città metropolitana più estesa è Torino, con 6.827 km2 e la meno estesa Napoli, con 1.179 km2. In vetta alla classifica per densità abitativa si pone Napoli con 2.535 abitanti per km2, in coda Messina con 185 per Km2. Genova è la città che si presenta più vulnerabile rispetto alle altre, dal momento che il rischio frane incide sul 25% della superficie. La minore partecipazione attiva è nella città metropolitana di Napoli, 35 donne su 100. Una notizia positiva è quella che nelle città capoluogo si registrano alti livelli di istruzione. Trentuno persone su 100, infatti, sono in possesso di un titolo universitario, con il primato di Bologna, che vanta ben 42 laureati ogni 100 residenti. La Dotta è anche la città metropolitana con la maggiore propensione femminile al lavoro, 51 donne ogni 100. Il primato negativo spetta invece a Napoli, con 35 donne su 100.
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