Anna Ciorcalo. Si dedica da sempre con passione alla scrittura e alla poesia. Frequenta corsi di scrittura, poesia, canto corale e francese delle società Humaniter. Le piace, inoltre, ricamare e suonare al pianoforte. Partecipa al Concorso 50&Più dal 1992; nel 2000 ha ricevuto la Menzione speciale della giuria per la poesia e nel 2020 ha vinto la Farfalla d’oro per la prosa. Vive a Napoli.
La giornata si presentava un po’ uggiosa, diversa da come già da tanti giorni l’aveva desiderata Luisa.
Ancora in camicia e vestaglia, aprì la finestra, e alzati gli occhi al cielo, vide le nubi che si rincorrevano tra loro come i monelli giù nel cortile e sorrise pensando a sé stessa, da bambina, quando rincorreva le amiche nei giardinetti. Questo pensiero le fece ricordare la sua amica più cara, Velia, e le venne un gran desiderio di rivederla, di farle visita… sì, un’improvvisata!
Mise subito in moto l’idea, si preparò per uscire e in poco tempo si avviò a prendere il bus, ma prima passò per una cartoleria per comprare colori da regalarle, conoscendo già la sua passione per la pittura. Ecco, l’avrebbe fatta contenta, anche perché sapeva che Velia stava passando un periodo di malinconia. L’autobus arrivò e lei salì assieme agli altri passeggeri. Dopo una ventina di minuti si fermò quasi alla periferia, dove cominciano i villini con i loro piccoli e graziosi giardini.
Luisa già pregustava la gioia di poter vedere l’amica, di abbracciarla, di stare in sua compagnia; ricordava l’ultima volta che l’aveva vista: era come guardare un quadro di Monet, con Velia seduta ai piedi di un pesco tutto fiorito di biancorosa a regalarle la sua ombra e stemperare il calore del sole, e lei con un libro in mano (era sempre stata appassionata di lettura) e un abito leggero dallo stesso colore dei fiori di pesco; le mancava solo l’ombrellino di pizzo che le damine usavano per proteggere il candore della pelle.
Era quasi arrivata al cancello, quando vide uscirne un uomo che si avviava a una macchina parcheggiata lì vicino: ella non credette ai propri occhi e disse: “Mario!”.
Quasi un piccolo grido. L’uomo si voltò e a sua volta esclamò: “Luisa!”.
Si sorrisero come se si fosse fermato il tempo. Lei si rivide bambina innamorata di quel bel giovanotto più grande di lei, mentre lui non faceva trapelare i suoi sentimenti. Quanto lo aveva amato, e quanto dispiacere quando lui, dopo la laurea, aveva trovato lavoro in un’altra città! Lei doveva ancora finire gli studi, e così il destino li aveva divisi; ma ora nel rivedersi fu come se per incanto l’amore sopito, tenuto nascosto come il più prezioso tesoro nei loro cuori, fosse tornato a vivere raggiante nei loro occhi.
Si avvicinarono, e il loro abbraccio fu come se avesse unito il cielo alla terra. Ora sono uno di fronte all’altro, le labbra tremarono per l’emozione ma riuscirono a dirsi: “Ti ho sempre amato, Mario”. “Ti ho sempre amata, Luisa”.
Le domande erano ovvie: “Sei sola?”. “Si, sono rimasta sola. E tu?”.
Ed egli, guardandola intensamente: “Sono rimasto solo perché non ho trovato la donna che sognavo sempre: dolce, gentile, sorridente come quella bimba lontana della mia gioventù”.
Il tempo indietro è andato, i pensieri sono tornati indietro, ma i cuori ora vivono nel presente e parlano d’amore come tanti anni fa. Si fecero una promessa: “Ci vediamo domani?”.
“Oh si, sarà dolce rivedersi e parlare del tempo perduto”.
Quante domande salgono dal profondo, la parole sono come un fiume in piena che straripa e travolge ogni cosa, ma riprendendosi, ognuno si ridestò da quell’attimo fuggente e Luisa gli chiese come mai fosse venuto a trovare l’amica comune.
Scoprì così una realtà molto bella: Velia e il marito avevano fatto la richiesta di adozione per un bimbo, ed ora il sogno si era avverato: siccome lui faceva parte del Comitato delle adozioni, era venuto per esaminare la futura famiglia. Tutto procedeva bene, i nuovi genitori erano felici di avere una dolce creatura di un mese, orfana in una terra straniera.
Si salutarono con l’augurio di rivedersi l’indomani; mentre lui saliva in macchina Luisa varcò il cancello della villetta, e con sua lieta sorpresa vide una carrozzina, coperta da un tulle, in sosta sotto l’albero di pesco. L’amica la vide e le corse incontro tutta felice, l’abbraccio fu festoso e le domande tante.
Si sedettero ai piedi del bellissimo pesco fiorito scambiandosi mille domande. Luisa le raccontò dell’incontro avuto proprio della sua villetta con Mario, e di come fosse stato forte l’abbraccio, e della gioia di rivedersi. Poi le diede il pacchetto con i colori che aveva comprato per lei dicendo: “Ora potrai mettere su tela tutto ciò che di bello senti nel tuo cuore”.
Ma Velia con un sorriso le disse: “Chissà se ora avrò il tempo per dipingere, ora che ho da crescere un piccolo tesoro!”.
Che bel quadretto, ora ci voleva che un nuovo Monet ritraesse questa scenetta: due belle figurine sedute ai piedi d’un albero in fiore, che invece di passeggiare con gli ombrellini di merletto portavano a passeggio un carrozzino con una bimba ignara del suo destino.
Ecco, la giornata che si era presentata non tanto serena, ora aveva portato tanta gioia in tanti cuori. Ognuno poteva dirsi felice: Luisa e Mario per essersi ritrovati e per avere in cuore tante speranze per il futuro; Velia e il marito per poter finalmente stringere tra le braccia un bimbo.
Alle volte crediamo di essere noi gli artefici del nostro destino, ma in realtà non sappiamo mai cosa accadrà domani. Luisa voleva fare una sorpresa improvvisata alla sua amica, e invece l’imprevedibile sorpresa era pronta per lei.