È davvero possibile migliorare il rapporto tra un medico e il suo paziente? Sembra che la domanda sia stata presa molto sul serio dai ricercatori della Stanford University che hanno impiegato ben due anni e mezzo per individuare gli interventi più efficaci per recuperare una relazione oramai in crisi, per colpa soprattutto della tecnologia.
Ce ne siamo accorti tutti: i medici di famiglia passano più tempo ad aggiornare i dati su un computer, loro malgrado, che a parlare con i propri pazienti guardandoli negli occhi. Ma invitare i camici bianchi a essere più umani, non basta.
I ricercatori americani hanno voluto fare di più, selezionando cinque azioni pratiche che in base ai dati scientifici possono rafforzare il legame tra chi cura e chi viene curato. Il vademecum per i clinici è stato pubblicato sul Journal of American Medical Association (JAMA). Ecco i cinque consigli destinati ai medici:
- Preparati attentamente: familiarizza con il paziente che stai per incontrare; crea un rituale per concentrare su di lui la tua attenzione prima di una visita.
- Ascolta attentamente e in modo completo: siediti, piegati in avanti e posizionati per ascoltare; non interrompere; il tuo paziente è la tua più preziosa fonte di informazioni.
- Concorda con il paziente cosa conta di più: scopri di cosa si preoccupa il tuo paziente e inserisci queste priorità nel corso della visita.
- Entra in connessione con la storia del paziente: considera le circostanze che influenzano la salute del tuo paziente; riconosci gli sforzi del paziente e celebra con lui i successi.
- Cogli le emozioni: sintonizzati, osserva, assegna un nome alle emozioni e chiedi conferma al tuo paziente per diventare così una persona di sua fiducia.
Abraham Verghese, uno degli autori dello studio, ha adottato una tecnica tutta sua per stabilire il primo contatto con il paziente. Appena inizia la visita, la prima cosa che osserva sono le scarpe. È un modo per ricordarsi che gran parte del successo del suo lavoro dipende dalla capacità di “mettersi nelle scarpe” del paziente (Put in the patient’s shoes, noi diremmo: “mettersi nei panni del paziente”).
Le cinque “mosse” per stabilire un rapporto ideale tra medico e paziente sono state individuate passando in rassegna 73 studi sulle relazioni interpersonali in un contesto clinico condotti tra il 1997 e il 2017. I ricercatori hanno anche intervistato medici e pazienti sulle procedure a loro avviso più efficaci per creare un clima di collaborazione ideale. Sono emerse in prima battuta 31 idee che sono state sottoposte a un sondaggio tra un panel di esperti incaricato di selezionarne 5.
«Queste cinque pratiche hanno riscosso successo perché parlano di qualcosa che è senza tempo e cruciale per la medicina. I pazienti vorrebbero che noi medici fossimo più presenti. E anche noi vogliamo lo stesso, perché senza un contatto umano la nostra vita professionale perde gran parte del suo significato», ha affermato Verghese.
I ricercatori sanno di non poter cambiare le abitudini dei dottori dall’oggi al domani, ma sperano che i 5 consigli per migliorare la relazione tra medico e paziente servano da guida per iniziare un percorso nuovo fatto di umanità, di rispetto reciproco e di empatia.
Intanto si potrebbe iniziare a guardare il paziente negli occhi, oppure ad osservare le sue scarpe.
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