Grazie all’aumento dell’aspettativa di vita, nel nostro Paese convivono attualmente ben 5 diverse generazioni. Dai nonni del dopoguerra agli adolescenti nati nell’era dello smartphone. Ecco una breve rassegna di chi ha fatto (e sta facendo) l’Italia, secondo l’Istat.
Cosa vuol dire “generazione”
Secondo la definizione del sociologo Karl Mannheim, per generazione si intende un insieme di persone che, oltre ad essere nate nello stesso arco di tempo, condividono valori, atteggiamenti e opinioni riguardanti la società e la politica. Le generazioni così definite si formano in genere in concomitanza di un rapido e forte mutamento storico-sociale (ad esempio, una guerra, una rivoluzione, un cambiamento di regime e, oggi, una pandemia mondiale).
La generazione della ricostruzione, i Silenziosi
La generazione più anziana del nostro Paese è costituita dai nati tra il 1926 e il 1945, i veri protagonisti della rinascita dopo le macerie della guerra. In inglese sono chiamati anche “silent”, “silenziosi”, perché figli della Grande Generazione, quella, per intendersi, che ha vissuto il conflitto in prima persona. E dunque vengono, in qualche modo, collocati all’ombra dei grandi eroi. Infaticabili e concreti “costruttori”, per tutta la vita inseguono il risparmio. Sono infatti nati in un’epoca in cui – a causa del razionamento e dell’incertezza economica – le famiglie hanno poche risorse a disposizione.
Etica e rispetto
Un’altra loro caratteristica è il profondo rispetto verso l’autorità, favorito anche da una lunga carriera vissuta presso un unico datore di lavoro. Ma la generazione della ricostruzione è anche leale e determinata, con una forte etica. Fedele, non solo all’impiego, ma anche alle credenze religiose e alla famiglia. Fidata e affidabile, ha vissuto momenti difficili, superati grazie alla tenacia e al forte spirito di sopravvivenza.
I Baby Boomer, gli “impegnati”
Alla fine della seconda guerra mondiale si assiste ad una impennata (boom) nelle nascite (baby). La nuova generazione è numerosa e complessa, tanto da essere divisa in due ulteriori sotto classi. La Generazione dell’impegno (1946-1955,) protagonista delle battaglie sociali degli anni ’70, e la Generazione dell’identità (1956-1965), caratterizzata da una forte appartenenza politica e dalla determinazione al raggiungimento degli obiettivi personali.
Generazione X, i delusi della “transizione”
Questa generazione è costituita dai nati tra il 1966 e il 1980, venuti alla luce nel passaggio dal vecchio al nuovo millennio. Sull’esempio dei genitori, hanno creduto di poter raggiungere qualsiasi obiettivo grazie all’impegno personale. Ma, anche con lauree e master, sono spesso andati incontro a cocenti delusioni, riscontrando meno opportunità rispetto a chi li ha preceduti.
I Millennials e la Generazione delle reti
Nati dal 1981 al 1995, i Millennials sono diventati adulti nei primi 15 anni del nuovo millennio. Sono la generazione dell’euro e dell’11 settembre, noti anche come “nativi digitali” perché non conoscono un mondo senza internet.
A loro seguono i più giovani, quelli della Generazione delle reti (i nati dal 1996 al 2015), sui quali è molto difficile fare previsioni. Ciò che è certo è che saranno tra coloro che, più di altri, soffriranno le conseguenze della pandemia.
Una distinzione utile a molti
La distinzione tra generazioni non è puramente fine a se stessa. È infatti un utile strumento per analizzare l’impatto degli eventi (politici, sociali, tecnologici…) sugli individui nati in un determinato periodo che condividono gusti e comportamenti. Ma permette anche di intuire e anticipare i trend, le abitudini e i comportamenti prevalenti di una popolazione omogenea, per meglio indirizzare scelte di vario tipo (politiche, di marketing…), da attuare nel lungo periodo.
© Riproduzione riservata