Lo spreco di cibo nelle nostre case è meno preoccupante che nel resto del mondo. Però si può fare ancora molto per migliorare acquisti e consumi e abbattere gli sperperi. Ecco alcune azioni preventive che fanno bene al pianeta e al… portafoglio.
Innanzitutto i dati economici. Preoccupanti. Secondo la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ogni anno si perde o si spreca cibo per 1.000 miliardi di dollari. Con relativi costi ambientali per 700 miliardi di dollari e sociali per 900 miliardi. Questo perché annualmente in media a testa vengono sperperati circa 74 chilogrammi di cibo, ovvero viene buttato circa un terzo di quanto prodotto.
Perché è necessario ridurre il cibo buttato
Benché le perdite maggiori siano relative al trasporto degli alimenti dai campi, dove nascono, alle tavole, dove dovrebbero essere consumati (oltre il 43%), è indispensabile anche diminuire quelle che avvengono in famiglia. Rappresentano quasi il 35% del totale. E quelle della ristorazione che si attestano attorno al 15%.
Abbattere questi sprechi permetterebbe un rilevante miglioramento ecologico. E per diversi motivi. A cominciare dal suolo: sempre la FAO calcola che circa 1,4 miliardi di ettari di territorio sono utilizzati come terreno agricolo per il cibo disperso o sprecato. Favorirebbe, inoltre, un minor consumo di acqua e di energia, indispensabili rispettivamente per l’irrigazione e l’alimentazione e per i vari macchinari. E anche l’aria sarebbe più pulita, dato che produrre il cibo perso provoca l’8% delle emissioni totali di anidride carbonica. Infine, alleggerirebbe la catena di stoccaggio ed eliminazione della spazzatura, dato che costituiscono un’importante massa di rifiuti da smaltire.
La situazione italiana
In Italia la situazione è migliore che nella maggior parte delle nazioni occidentali. Lo spreco domestico da noi si aggira attorno ai 30 kg l’anno (meno di un terzo, ad esempio, di quanto avviene negli USA) per l’equivalente di 6 miliardi e mezzo di euro. Il che è dovuto a due fattori principali: la nostra dieta mediterranea, che universalmente gli studiosi considerano la più equilibrata ed “ecologica”, e la nostra attenzione al risparmio, che, va sempre sottolineato, è la forma migliore di guadagno. Infatti è inutile aggiungere che per il singolo consumatore e la sua famiglia non sperperare soldi per cibo non utilizzato significa in primis avere a fine mese un piccolo gruzzolo in più.
Come sprecare meno
Ma si può fare di più. Come? Servono innanzitutto organizzazione, limiti e rinunciare a un pizzico di comodità. Iniziamo da ciò che va fatto prima. Dal pensare alla maniera di fare la spesa. Usiamo un metodo semplice, che a poco a poco nel tempo diverrà pressoché automatico, quello di decidere in anticipo i nostri menù. Giornalieri o settimanali che siano, ci permettono di programmare una dieta equilibrata e di non acquistare troppe eccedenze. E di uscire di casa con una lista della spesa – che tenga conto degli alimenti in frigorifero o nella dispensa – cui attenerci, soprattutto per quel che riguarda i cibi più deperibili, che ovviamente sono i più sprecati.
Quando siamo in negozio oppure in un supermercato, nel mercatino rionale oppure acquistiamo via Internet usiamo come riferimento quello che diceva Sara Porro, curatrice del volume Nati sostenibili, a Style Magazine: «Il cibo non biologico è altrettanto sicuro per la salute umana di quello biologico (lo so, scioccante), e l’agricoltura intensiva ha un consumo di suolo inferiore (che dolori dà la scienza alle volte a noi slowfoodisti fedeli). Questo non vuol dire che il biologico sia una certificazione da gettare alle ortiche, ma che è necessario un consumo critico, cui abituarsi in barba alle sirene del marketing». Perciò guardiamo le etichette sempre, ma valutiamo di modificare la nostra lista solo a fronte di prodotti in scadenza, che spesso sono offerti con prezzi ribassati.
Il Decalogo sicurezza nel frigorifero
Tornati a casa è importante attenerci al Decalogo sicurezza nel frigorifero proposto dal Ministero della Salute nel 2015. In particolare ricordiamo di mantenere una temperatura interna nella mensola centrale intorno ai 4-5 gradi. Ogni zona ha una temperatura diversa e ciascun alimento ha quella che lo conserva meglio. E ancora: separiamo i cibi cotti da quelli crudi e non riponiamo mai alimenti ancora caldi.
Oltre naturalmente a mantenere il frigo costantemente lavato, conserviamo il mangiare nelle confezioni originali o in contenitori puliti e chiusi. Inoltre non sovraccarichiamolo con troppi alimenti ed evitiamo che vi finiscano quelli che non devono essere refrigerati, perché, come dice la regola n.10, «se non c’è sufficiente spazio tra i prodotti, l’aria non riuscirà a circolare e la corretta distribuzione della temperatura verrà ostacolata». Regola che continua con un suggerimento molto importante: «Pratica sempre la FIFO (First In, First Out), “chi prima entra, prima esce”. Per facilitare questa buona pratica, abituati a riporre gli alimenti acquistati di recente sotto o dietro quelli già presenti».
Infine gli avanzi. Quelli già messi in tavola si possono – lo hanno dimostrato anche chef stellati ma lo facciamo spessissimo durante e dopo le festività – utilizzare nei due/tre giorni immediatamente successivi per elaborare nuove ricette. Quelli semplicemente non utilizzati si possono regalare a parenti e amici oppure ad associazioni no profit che li raccolgono e li ridistribuiscono, come il Banco Alimentare. E ricordiamo che la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” non indica la data in cui l’alimento va buttato, ma quella fino alla quale mantiene le sue proprietà con una corretta conservazione: mangiarlo anche pochi giorni dopo non è affatto pericoloso. Quelli inutilizzabili come cibo spesso possono essere invece dei buoni concimi naturali per le nostre piante, dalle bucce di banana ai gusci d’uovo, ai fondi di caffè, che sono altresì utili per tenere lontani gli insetti e come supporto per la pulizia del pentolame.
Buttare cibo è un’offesa
Tutto questo dovrebbe essere insegnato ai nostri ragazzi anche nelle scuole, perché ogni cibo sprecato è un’offesa diretta ai 2,3 miliardi di esseri umani che, secondo un rapporto ONU dello scorso anno, vivono «in una situazione di insicurezza alimentare moderata o grave» ovvero assumendo una dieta insalubre e insufficiente, e un “pugno in faccia” agli oltre 800 milioni che soffrono la fame.
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