A 60 anni dal suo assassinio Malcom X resta un’icona della lotta dei neri negli Stati Uniti. La storia di uno dei più discussi attivisti afroamericani, dalla conversione all’islam allo scontro col “pacifista” Martin Luther King. Il perché della X nel suo nome
Il futuro Malcom X nacque il 19 maggio 1925 in Nebraska. Suo padre era il reverendo Earl Little, un ministro battista, sostenitore del primo leader nazionalista nero Marcus Garvey. Da giovane perse un occhio per le violenze di alcuni estremisti bianchi, e tre fratelli. Nel 1931 Earl venne aggredito e lasciato morire sotto un tram. La famiglia era così povera che la madre di Malcolm, Louise Little, sfamava i figli bollendo il tarassaco raccolto in strada. Quando finì in un manicomio, nel 1939, lui e i suoi fratelli furono mandati in case-famiglia o a vivere con i familiari.
Come divenne Malcom X
Malcolm, ragazzo ribelle, entrò nel giro della criminalità. Divenne uno spacciatore e il capo di una banda di ladri di New York. In prigione per rapina dal 1946 al 1952, si convertì all’islam abbracciando la Nazione dell’Islam, un movimento afroamericano che mescolava elementi della religione musulmana con il nazionalismo nero. Smise di fumare e giocare d’azzardo e si rifiutò di mangiare carne di maiale. Per istruirsi, trascorse lunghe ore nella biblioteca della prigione, imparando persino a memoria un dizionario. Fu allora che divenne Malcom X. Sostituì infatti il suo cognome, “Little”, con una “X”, un’usanza tra i seguaci della Nazione dell’Islam che ritenevano che i loro cognomi derivassero da schiavisti bianchi.
Integrazione pacifica o autodifesa? Lo scontro con Luther King
Sotto la sua guida, l’organizzazione crebbe fino a 500.000 membri. Oratore carismatico e intellettuale, Malcolm X espresse la rabbia e la frustrazione degli afroamericani durante il movimento per i diritti civili, criticando l’integrazione e la nonviolenza promosse da Martin Luther King. Al contrario sosteneva l’autodifesa “con ogni mezzo necessario”, in risposta all’oppressione razziale. I due divergevano anche perché King mirava all’integrazione pacifica nella società americana, mentre Malcolm X, almeno inizialmente, promuoveva la separazione dei neri.
La seconda conversione verso idee meno radicali
Le sue posizioni lo portarono a dichiarare che l’assassinio del presidente John F. Kennedy era un esempio di una società violenta che subisce le conseguenze della propria violenza. Alla fine, Malcom X lasciò la Nazione nel marzo 1964 e iniziò un pellegrinaggio alla Mecca. Qui abbracciò l’Islam sunnita, adottando una visione più pacifista e orientata alla fratellanza tra le razze. Nel 1965 fondò l’Organizzazione per l’Unità Afro-Americana come veicolo laico per internazionalizzare la difficile situazione dei neri americani e per fare causa comune con le persone del mondo in via di sviluppo, per passare dai diritti civili ai diritti umani.
Dove morì Malcom X
Il 21 febbraio 1965 fu assassinato durante una conferenza a New York. La polizia arrestò tre membri della Nation of Islam. Durante il processo, uno dei sospettati, Talmadge Hayer confessò ma affermò che gli altri due imputati, Norman 3X Butler e Thomas 15X Johnson non erano coinvolti. Tutti e tre furono condannati per l’omicidio. I dubbi sulla colpevolezza di Aziz e Islam portarono alla loro scarcerazione nel 2021. Malcolm lasciò la moglie e sei figlie. La sua critica radicale pose le basi per il movimento Black Power e la sua influenza contribuì a cambiare i termini usati per riferirsi agli afroamericani. da “negro” e “colorato” a “nero” e “afroamericano”.
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