Sono passati 36 anni da quando la centrale nucleare di Chernobyl, un centinaio di km a nord di Kyiv, divenne famosa per l’incidente nucleare più grave della storia.
Quel 26 aprile 1986, a Chernobyl, nel corso di un test di sicurezza al reattore n° 4, una serie di sottovalutazioni del rischio ed errori umani causarono la distruzione degli impianti di raffreddamento ed un innalzamento della pressione che determinò un’enorme esplosione. Lo scoppio fu tale da scoperchiare lo stesso reattore, con il conseguente rilascio di radiazioni 400 volte superiore a quello della bomba di Hiroshima.
Il disastro di Chernobyl, poi classificato come catastrofe di livello 7 secondo la scala Ines dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), cambiò il volto di un’area molto vasta. La zona più prossima alla centrale, che comprendeva due centri abitati, Chernobyl e Pripyat, fu altamente contaminata. A causa delle particelle radioattive trasportate nell’aria dagli incendi seguiti all’esplosione divenne “zona rossa” e la popolazione venne rapidamente evacuata. Ma i livelli di radioattività si alzarono pericolosamente in tutta l’Ucraina, in Bielorussia e in alcune parti della Russia.
Vittime delle radiazioni: quante furono davvero dopo Chernobyl?
Ancora oggi non esiste una stima definitiva delle vittime delle radiazioni. Secondo i dati del rapporto redatto dal Chernobyl Forum fra il 2004 e il 2005, dalle autorità dei tre Paesi coinvolti assieme a diverse agenzie delle Nazioni Unite, i morti direttamente collegati all’incidente sarebbero stati 65 fra vigili del fuoco, soccorritori, tecnici e operai della centrale. Almeno altre 4mila persone sarebbero invece decedute in tempi successivi per problemi di salute legati all’esposizione a radiazioni. Il rapporto Torch, voluto invece dal Partito dei Verdi europei che contestavano questi numeri, ha evidenziato anche i casi di tumori e leucemie che colpirono la popolazione residente di un’area più estesa della zona rossa, per un totale di circa 9mila persone colpite dalle conseguenze del terribile incidente.
La guerra in Ucraina rende più complessa la situazione di Chernobyl
Purtroppo l’area della centrale nucleare di Chernobyl è tornata di attualità con la guerra in Ucraina. All’inizio del conflitto infatti è finita sotto il controllo delle truppe russe che vi hanno scavato le trincee. E questo nonostante la radioattività del luogo e senza avere adeguati strumenti di protezione.
Ora che il sito è nuovamente gestito dai funzionari ucraini, l’ingegnere capo della sicurezza Valeriy Simyonov ha raccontato ad Associated Press una realtà drammatica. L’impianto è rimasto per molti giorni senza elettricità, contando solo sui generatori per alimentare il raffreddamento delle barre di combustibile esaurito. Alcuni soldati pare che abbiano anche sottratto materiale radioattivo dall’impianto. Intanto il livello delle radiazioni in tutta l’area resta comunque sotto stretto monitoraggio.
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