Si dice sempre che le nostre cose ci sopravviveranno. Di certo i mobili, le case, i quadri ma ultimamente, grazie a Social Network e Intelligenza Artificiale, anche la nostra voce, le nostre immagini e le nostre e-mail potranno esistere dopo di noi.
L’argomento è stato affrontato al meeting annuale dell’American Association for the Advancement of Science ed è emerso che c’è un difetto di progettazione nel nostro modo di affrontare il fenomeno dell’aldilà digitale.
Proprio come ha evidenziato un intervento del professor Faheem Hussain, dell’Arizona State University, su tale argometo nell’articolo Tech after death: Researchers work on new ways to handle your remains, in the flesh and online, riportato da Geekwire.com e Financial Times.
Secondo il professor Hussein si discute molto di sicurezza dei dati e privacy, eppure nessuno vuole parlare della morte e del destino delle nostre informazioni. Se qualcuno si appropriasse del profilo di un defunto, infatti, continuerebbero a circolare una falsa identità che vive sui social network, che “accumula dati”, “fa colloqui di lavoro su LinkedIn” o “parla con i familiari”, spacciandosi per chi non è.
Ogni Social Network sta affrontando il problema a modo suo. Ad esempio, Facebook, in cui sta aumentando ormai il numero degli utenti anziani e non più in vita, sta inserendo delle procedure più complete per la gestione post mortem degli account.
Indicando la propria volontà nelle impostazioni, l’utente può scrivere una sorta di testamento e scegliere di eliminare il profilo dopo la sua scomparsa. Non può, ovviamente, dichiarare il suo decesso, ma lo può fare qualcuno al suo posto. In questo caso Facebook eliminerà “in modo definitivo tutti i messaggi, le foto, i post, i commenti, le reazioni e le informazioni” presenti sulla piattaforma.
Se invece un utente vuol far sopravvivere il proprio profilo a se stesso, può nominare un “contatto erede”, in pratica un altro iscritto responsabile della trasformazione in “account commemorativi”. In questo caso, sul profilo comparirà la dicitura “In memoria di”. Per il resto non cambia molto: in base alle impostazioni sulla privacy, gli amici potranno continuare a commentare e a condividere ricordi.
Diverso, invece, il caso di Instagram che consente di creare un account commemorativo sulla base di documentazione ufficiale, ma non di commentarlo e aggiornarlo. Simili sono le procedure per la chiusura degli account di LinkedIn e Google.
Il profilo di Apple “non è trasferibile”. Può solo essere eliminato, inviando i documenti che attestino il trapasso. Amazon è piuttosto sbrigativa: poche righe nella pagina dedicata; dopo aver fatto le condoglianze, chiede di fornire “un indirizzo e-mail e l’ultimo acquisto effettuato” per trasferire eventuali buoni regalo.
Ma esistono persino alcune applicazioni, gestite dall’Intelligenza Artificiale, che ambiscono a sfumare il confine tra vita biologica e aldilà digitale. Si tratta dei chatbot, software progettati per simulare una conversazione con un essere umano.
In America, ad esempio, la società Eternime (un nome, una certezza!) prende in gestione tutta l’attività online (foto, post, messaggi) degli utenti che lo richiedono e, al momento del trapasso, impacchetta tutto e lo trasforma in un avatar con cui chattare. Finora lo hanno scelto 46.580 persone.
Da qualche tempo c’è persino chi sta alacremente lavorando ad un chatbot, in stile Alexa, che potrebbe aiutare le persone a “parlare” con i propri cari dopo il trapasso. Ovviamente non c’è nulla di paranormale, si tratta del progetto HereAfter e utilizza l’Intelligenza Artificiale per creare risposte realistiche a domande e comandi. È molto simile quindi ai prodotti intelligenti Amazon Alexa o Google Assistant.
In sintesi: il bot utilizza le registrazioni vocali effettuate dalla persona prima deceduta per aiutare a costruirne un profilo virtuale. Attraverso questo, chi è interessato può continuare a interagire come se la persona amata fosse ancora viva.
Il tutto sembra ancora futuribile ma presto, dato l’utilizzo crescente di questi strumenti, diventerà inevitabile porci domande sul nostro aldilà digitale.
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