Daniel Promislow, professore all’Università di Washington, si occupa da anni dello studio delle variazioni genetiche che intervengono nel corso dell’invecchiamento in diverse specie, inclusi moscerini, cani e umani.
Attualmente è a capo di un progetto denominato “Dog Aging Project”, uno studio a lungo termine, dalla durata prevista di 10 anni, condotto su 10.000 esemplari canini reclutati su tutto il territorio degli Stati Uniti. Scopo: testare una pillola che potrebbe rallentare il processo di invecchiamento. L’obiettivo sarà, poi, adoperare i dati ottenuti per migliorare anche l’aspettativa di vita umana. Il progetto è stato lanciato ufficialmente lo scorso 14 novembre nel corso del meeting annuale di Gerontologia tenutosi ad Austin, in Texas.
L’iniziativa è condotta congiuntamente dall’Università di Medicina di Washington e dalla facoltà di veterinaria del Texas e si basa su una vasta piattaforma composta da cani, proprietari, ricercatori e volontari. La progettazione del Dog Aging Project è iniziato nel 2016, grazie ai fondi stanziati dall’Università di Washington e a finanziamenti privati ai quali, nel 2o18, si è aggiunto il National Institute on Aging, la prima agenzia governativa americana incaricata della ricerca sull’Alzheimer.
«Questa ricerca – ha dichiarato Promislow – è la realizzazione del sogno di tutta una carriera: creare una scienza interdisciplinare. Ciò che noi apprenderemo qui potrà essere sicuramente utile per i cani, ma ci sono alte probabilità che possa essere di aiuto anche alla salute umana». In effetti, se gli scienziati dovessero scoprire nei cani un marker genetico per un particolare tipo di cancro, lo stesso potrebbe per esempio essere esplorato anche nel corpo umano.
Sono diverse le premesse di carattere scientifico che hanno spinto i ricercatori a mettere i nostri amici a 4 zampe al centro della ricerca: i cani sono “variabili”, il che per la scienza vuol dire avere a disposizione una grande varietà di individui, differenti per razza, forma o dimensione da esaminare. La loro esistenza scorre molto velocemente, come sanno tutti gli umani che vivono in loro compagnia. Dunque, ciò che impiegheremmo decadi a studiare negli esseri umani, può essere compreso in pochi anni nei cani. Inoltre, condividono il nostro stesso ambiente, ma in modo più “intenso”, se vogliamo, dal momento che vivono in casa ma dormono a terra, escono in strada ma si rotolano nell’erba e nel fango, bevono l’acqua non filtrata … Insomma, possono essere considerate vere e proprie specie sentinella, ovvero dei biomarcatori in grado di intercettare in anteprima qualsiasi variazione relativa ai cambiamenti ambientali. Possono quindi essere utilizzati come indicatori del livello di inquinamento di un determinato ambiente, anche domestico.
È noto da tempo che cani e esseri umani condividono alcune caratteristiche genetiche che spiegano il perché del comportamento socievole e amichevole di Fido nei nostri confronti. Persino il livello immunitario dei bambini sembra uscire rinforzato dalla presenza di un cagnolino in casa. Poichè i sistemi immunitari dei cani sono secondi solo in “sofisticazione” rispetto a quelli umani, studiare la sequenza del loro genoma nel tempo potrebbe comportare interessanti scoperte anche nell’ambito dell’invecchiamento umano.
I proprietari di cani che desiderano far partecipare il loro amico al progetto, possono iscriverlo attraverso il sito www.dogagingproject.org, inviando un campione di Dna. In questo modo i ricercatori potranno verificare nel tempo se la variazione nella sequenza del genoma di un cane è associata o meno alla variazione causata dal riproporsi di determinate malattie o comportamenti.
Alla notizia che Frisbee, la sua amata meticcia di 14 anni non avrebbe potuto partecipare allo studio per evitare un conflitto di interessi, Promislow non si è perso d’animo e ha commentato: «Peccato! Sarebbe stata un perfetto esempio di invecchiamento attivo!».
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