Secondo un’indagine condotta da Adoc ed Eures in cinque città italiane, la spesa media settimanale quest’anno è di oltre 150 euro: il 10% in più rispetto al 2023. Le vacanze italiane sono le più lunghe d’Europa: dai nonni un grande aiuto
Chiudono le scuole, iniziano le lunghe, lunghissime vacanze italiane: oltre 12 settimane di relax per i bambini e i ragazzi, molto meno per le famiglie. Per chi ha i figli ancora troppo piccoli per stare da soli, il tempo estivo è tutt’altro che tempo di relax. Quest’anno, poi, per tanti le vacanze sono ancora più lunghe, anticipate di qualche giorno grazie all’appuntamento elettorale. Sono pronte a partire le alternative con un’offerta sempre più capillare e differenziata, ma al tempo stesso sempre meno accessibile.
Non tanto un servizio, quanto un bene di lusso, vista la fotografia scattata dal Secondo Rapporto di Adoc ed Eures sui costi dei Centri estivi. Nelle cinque città prese in esame (Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari) le rette sono aumentate in media del 10% rispetto allo scorso anno. Significa che la spesa media per una settimana di frequenza a tempo pieno supererà in molti casi i 150 euro (85 euro circa se la frequenza è a tempo parziale). Ipotizzando otto settimane di iscrizione al centro, una famiglia spenderà quindi più di 1.200 euro per un solo figlio: un piccolo sconto (generalmente non superiore al 10%) viene applicato per il secondo figlio, quindi una coppia di fratelli costerà a mamma e papà circa 2.300 euro.
Centri estivi sempre più cari, ma al Nord di più
Le differenze di costo sono significative anche a livello geografico. I centri estivi del Nord Italia risultano i più cari, con un costo medio per una settimana di 175 euro a tempo pieno, contro i 148 euro del Centro e i 118 euro del Sud. Considerando il tempo ridotto i costi settimanali scendono, in media, a 102 euro al Nord, 148 euro al Centro e a 58 euro al Sud. Milano risulta la città decisamente più cara, con un costo medio a settimana di 218 euro (che scende a 176 euro per l’orario ridotto). Un valore pari a circa il doppio di Bari (dove un centro estivo con orario pieno costa mediamente 100 euro a settimana, scendendo a 49 per l’orario ridotto) e di Napoli (123 euro per il tempo pieno e 60 per quello ridotto).
Tra le città del Nord, Bologna, con 148 euro per il tempo pieno e 98 per l’orario ridotto, segna il secondo valore più elevato. Mentre Roma si colloca in una situazione intermedia, con 137 euro mediamente rilevati per il tempo pieno e 90 euro per quello parziale.
Per 8 settimane di centro, una famiglia milanese arriverebbe a spendere ben 1.748 euro per un figlio e 3.374 euro per due figli. Il costo che dovrebbe sostenere una famiglia di Bologna si attesterebbe a 1.180 euro per un figlio e a 2.278 per due figli, valore che scende rispettivamente a 1.093 e a 2.110 euro a Roma. Napoli (con 986 euro per un figlio e 1.902 euro per due figli) e Bari (802 euro e 1.548 euro) pur registrando valori più “accessibili” confermano l’entità di una spesa spesso proibitiva per le famiglie.
I servizi dei centri estivi
Tra i servizi offerti dai centri estivi, il più diffuso è il servizio di refezione (presente nel 75,3% dei casi), mentre la merenda è inclusa solo nel 44,2% delle strutture. Circa il 25% dei centri estivi offre un servizio di pre e/o post-camp (servizio che consente di lasciare e riprendere i propri figli prima e oltre l’orario stabilito) con un costo aggiuntivo.
I nonni, una grande ricchezza
“Troppo elevati e spesso inaccessibili per la maggior parte dei genitori i costi dei centri estivi”, dichiara Anna Rea, presidente Adoc. “Tutto ciò è aggravato dal lungo periodo di chiusura delle scuole. Un problema che si ripropone ogni anno e che pesa esclusivamente sui genitori, in particolare su quelli che lavorano entrambi e sono senza il supporto della famiglia di origine, oppure dove il carico è sostenuto solo dalle madri. Oltre al senso di abbandono avvertito dai genitori, a rischio sono l’apprendimento e le competenze acquisite durante l’anno dai bambini e dai ragazzi e l’amplificarsi delle disuguaglianze sociali. Non tutti, infatti, possono permettersi attività, centri estivi o vacanze studio e i più fragili restano parcheggiati sul divano davanti a tablet o cellulari”.
Se quindi i nonni sono una risorsa sempre, si rivelano una vera e propria ancora di salvezza nel periodo estivo. Chi ha la fortuna di poter contare su di loro, si assicura un risparmio di spesa, ma soprattutto la garanzia di una ricchezza relazionale, affettiva ed educativa senza eguali.
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