Le famiglie italiane hanno sempre più problemi a sostenere i costi dell’assistenza domestica. È quanto emerge dai dati dello studio “Il lavoro domestico, una risorsa per il nuovo welfare”, realizzato dal Censis per Assindatcolf.
Secondo lo studio dell’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, l’aumento dell’inflazione, che dall’inizio del 2023 ha fatto scattare un incremento del 9,2% dei minimi retributivi delle badanti e dell’11,5% dell’indennità di vitto e alloggio per i collaboratori domestici assunti in regime di convivenza, sta mettendo in crisi quasi sei nuclei familiari su dieci fra quelli che necessitano di assistenza alla persona.
Il campione
Alla rilevazione hanno partecipato 1.122 famiglie: il 51,2% di queste sono coppie con figli o nuclei in cui presenziano familiari over 65. A loro è stato somministrato un questionario tra dicembre 2022 e gennaio 2023. Quasi la metà del campione (46,9%) ha affermato di aver già attinto ai risparmi per far fronte alle spese familiari e di salute. Il 59%, invece, ha dichiarato insostenibile o parzialmente sostenibile la spesa per gli addetti alla cura.
Sebbene per la maggior parte degli intervistati le condizioni economiche siano rimaste invariate nel corso dell’ultimo anno, è aumentata la quota di chi ha visto peggiorare il proprio status economico anche a fronte della spesa sostenuta per il lavoro di cura a domicilio.
Per quanto riguarda l’offerta di professionisti dell’assistenza alla persona, si tratta generalmente di cittadini stranieri, soprattutto per la collaborazione domestica a ore (74,3%) e la presenza di badanti in regime di convivenza (66,9%). Il 50% dei rispondenti dichiara di versare più di 1.100 euro al mese per quest’ultima figura professionale.
Le possibili soluzioni sull’assistenza domestica secondo le famiglie
Fra gli strumenti più urgenti per la tutela della non autosufficienza, secondo le famiglie, c’è l’introduzione di un incentivo all’assunzione per ridurre i costi da sostenere per l’assistenza. Al secondo posto, la promozione di interventi di sanità preventiva presso il domicilio delle persone anziane. Mentre al terzo il miglioramento dell’invecchiamento attivo, con la predisposizione di accessi facilitati ai servizi sanitari e sociali.
L’impatto del Disegno di Legge Delega
Agli intervistati è stato chiesto anche un parere sui nuovi strumenti di tutela previsti nel Disegno di Legge delega in favore dei senior. 8 famiglie su 10 hanno dichiarato di preferire una prestazione universale in denaro commisurata all’effettivo fabbisogno assistenziale, con la previsione di una maggiorazione in presenza di personale domestico assunto regolarmente, rispetto all’attuale indennità di accompagnamento che non ha vincoli di utilizzo, scelto solo dal 17,1% degli intervistati. Lo studio affronta anche il tema delle prestazioni irregolari nel lavoro domestico, che nel 2020 ha superato la metà del totale degli occupati (il 52,3%).
“Alla soluzione di queste criticità si confida che possano, almeno in parte, rispondere alcuni provvedimenti presi di recente come il Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso, il Family Act e in ultimo il Disegno di Legge Delega a favore delle persone anziane” ha dichiarato Andrea Zini, presidente di Assindatcolf. “Il nostro auspicio è che nella stesura definitiva della legge, e successivamente nell’adozione dei decreti delegati, possano essere recepite le indicazioni che arrivano direttamente dalle famiglie, ormai consapevoli di come la gestione della non autosufficienza non possa più essere affidata a soluzioni precarie, provvisorie o fai da te. Al contrario, servono aiuti che rendano sostenibile la spesa, e allo stesso tempo, facciano emergere il lavoro irregolare.”
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