Il numero dei residenti in Italia è sceso al di sotto dei 59 milioni, con una diminuzione di 32.932 persone rispetto al 2021.
In Italia siamo sempre di meno, per l’esattezza 58.997.201. A dirlo sono i dati Istat dell’ultimo Censimento relativo al 2022, basato sui “segnali di vita” contenuti negli archivi amministrativi e sulle rilevazioni sul campo. La flessione della popolazione è costante, ma resta contenuta grazie alla dinamica positiva della percentuale di cittadini stranieri. Quelli censiti infatti sono 5 milioni 141.341, il 2,2% in più dell’anno precedente, con un’incidenza sul totale dei residenti dell’8,7%.
Una popolazione che invecchia
Si conferma il dato negativo della natalità: lo scorso anno sono venuti al mondo 393mila bambini, quasi 7mila in meno rispetto al 2021 (-1,7%), e per ogni bambino con meno di sei anni ci sono più di cinque over 65. In pratica, se nel 1971 c’erano 46 over 65 ogni 100 under 15, oggi ce ne sono 193.
L’età media a fine 2022 è di 46,4 anni (47,8 anni per le donne e 44,9 per gli uomini): rispetto al 2021 diminuisce di poco il peso percentuale dei bambini fino a 9 anni, e quello degli individui fra i 35 e i 49 anni. Aumenta invece di poco quello dei soggetti fra i 55 e i 79 anni.
L’invecchiamento della popolazione accomuna tutte le Regioni ma in percentuali diverse secondo il Censimento Istat: la Campania, con un’età media di 43,9 anni, è quella più giovane, mentre la Liguria, con un’età media di 49,5 anni, è la più anziana.
I piccoli Comuni più penalizzati
Il decremento della popolazione interessa soprattutto i piccoli Comuni fino a 5mila abitanti, che rappresentano il 70% della totalità dei centri abitati in Italia, seguiti da quelli fra i 50 e i 100mila abitanti. Tra i 44 Comuni con più di 100 mila abitanti, la metà vede crescere la popolazione.
Prevale la quota femminile
Le donne rappresentano il 51,2% della popolazione residente, e il rapporto fra le componenti maschile e femminile è pari a 95,5 uomini ogni 100 donne. Se nella fascia di popolazione fra i 35 e i 39 anni si registra una leggera prevalenza della componente maschile, nella classe fra i 40 e i 44 si raggiunge l’equilibrio; poi progressivamente si registra una presenza sempre maggiore di donne, che fra i grandi anziani raggiunge il 58% nella fascia fra gli 80 e gli 84 anni, e l’83,3% fra i centenari.
I movimenti migratori
Rispetto al 2021, secondo il Censimento Istat, il 2022 ha mostrato segnali positivi nei movimenti migratori interni, e una riduzione dei flussi in uscita dal Paese. La differenza fra entrate (411mila) e uscite (150mila) con l’estero restituisce un saldo migratorio netto pari a 261 mila, il più alto da 11 anni. Il tasso migratorio con l’estero è il 4,4, ma scende al 3,2 per mille nel Mezzogiorno e sale al 5,1 per mille nel Centro Nord.
Il saldo migratorio interno è positivo al Nord per 58 mila unità, mentre prosegue la perdita di popolazione al Sud (-67 mila unità). L’Emilia Romagna e la Provincia autonoma di Trento hanno i tassi migratori interni più alti (3,8 per mille e 3 per mille), mentre la Basilicata e la Calabria i più bassi (-5,3 per mille).
In generale, il tasso di migrazione interna dei cittadini stranieri è molto più alto di quello degli italiani, 48 per mille contro 21 per mille.
La popolazione di altre nazionalità
Quasi la metà dei cittadini stranieri censiti nel 2022 è di un paese europeo (47%), il 23% di un paese asiatico, il 22,4% di un paese africano e il 7,6% americano. La cittadinanza dell’Unione Europea è quella più rappresentata con il 27,1%, seguita da quella dell’Europa centro orientale con il 19,1%, del Nord Africa con il 13,4% e dell’Asia centro meridionale con il 12,1%. In Italia risiedono persone di 194 nazionalità diverse: la Romania è il primo paese per numero di provenienze, seguita dall’Albania, dal Marocco, dalla Cina e dall’Ucraina.
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