L’esigenza dell’apprendimento ad ogni età risponde a nuovi bisogni e sfide che si presentano durante la vita di ognuno, e mira ad accrescere competenze e conoscenze
Imparare una nuova lingua, le tecniche pittoriche di base e i rudimenti della composizione musicale. Tutto insieme, seguendo parallelamente i diversi corsi. Lo ha fatto un gruppo di persone tra i 58 e gli 86 anni che aveva partecipato a una sperimentazione sulle capacità di apprendimento del cervello in età avanzata. I risultati, pubblicati sulla rivista Gerontology, dimostrano che davvero non è mai troppo tardi per imparare qualcosa di nuovo. Dopo pochi mesi di lezione, i partecipanti avevano raggiunto progressi notevoli in tutte e tre le materie di studio, ottenendo punteggi simili a quelli degli alunni trentenni nei test di valutazione. Non solo: lo sforzo impiegato per apprendere più nozioni insieme si traduceva in un miglioramento delle capacità cognitive. Insomma, sembra proprio che l’età non sia un ostacolo all’acquisizione di nuove conoscenze e che “tornare a scuola” sia un toccasana per il cervello.
Ce lo ha confermato Cecilia Perin, responsabile del Neuro Smart Center di Zucchi Wellness Clinic di Monza, un centro dedicato ai disturbi cognitivi dell’adulto e dell’anziano del gruppo San Donato.
Professoressa Perin, si sente tanto parlare di lifelong learning, la possibilità di apprendere per tutta la vita. È davvero possibile imparare cose nuove o migliorare competenze acquisite anche in età avanzata? Cosa dice la scienza?
Fino agli anni Sessanta del secolo scorso si pensava che il cervello non fosse capace di rigenerarsi. Poi, anche grazie agli studi di Rita Levi Montalcini, si è osservato che pure i neuroni hanno la capacità di rigenerarsi. E poi si è scoperto che questo processo non smette mai, proseguendo ancora in età senile.
Il che vuol dire che un cervello anziano ha le stesse potenzialità di apprendimento di uno giovane?
In un certo senso, sì. Numerosi studi hanno dimostrato che una regolare combinazione di esercizio fisico e mentale provoca delle modifiche positive nell’ippocampo, la parte del cervello coinvolta nella memoria, migliorando le performance cognitive delle persone anche in età avanzata.
Potrebbe essere più specifica. Quali sono gli esercizi fisici e mentali che mantengono in forma il cervello?
Camminare a passo veloce è una delle attività motorie più efficaci per il cervello. Per quanto riguarda le attività mentali, di suggerimenti se ne possono dare tanti, dai corsi delle università della terza età all’apprendimento di nuovi hobby come gli scacchi, fino alle parole crociate ecc…
Tutti possono ottenere gli stessi risultati?
Il successo nell’apprendimento dipende molto dalla motivazione. Ma questo vale a ogni età. La motivazione spinge le persone ad andare oltre la propria zona di comfort. Per ottenere dei risultati il cervello deve sforzarsi e bisogna sempre tenere alto il livello di fatica, altrimenti non c’è progresso. Così facendo una persona anziana può avere le stesse possibilità di imparare qualcosa di nuovo di una più giovane.
Con l’età, però, cominciano i problemi di memoria che i giovani non hanno…
Allora bisogna correre ai ripari cercando di esercitare il più possibile la memoria. Uno dei trucchi, per esempio, è quello di scriversi la lista della spesa, metterla in tasca e cercare di procedere con gli acquisti senza consultarla. Solo alla fine si può controllare se ci si è dimenticati qualcosa. L’altro esercizio utile è ripassare a mente quello che si è fatto durante il giorno o nell’intera settimana per fissare i ricordi.
A che età, secondo lei, bisognerebbe cominciare a mettere in atto queste strategie preventive?
Presto, prima lo si fa e meglio è. L’attività sportiva dovrebbe far parte della routine di molti giovani, così come un’alimentazione corretta, sul modello della dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura, legumi, pesce, con pochi grassi, pochi zuccheri e minime quantità di carne. Questo tipo di alimentazione si è dimostrata protettiva per il cervello.
Ormai tutti, giovani e meno giovani, usano la tecnologia anche per ricordarsi gli appuntamenti e le incombenze quotidiane. È un problema?
La tecnologia è un’arma a doppio a taglio. Se la si usa per delegare la maggior parte delle informazioni che dovremmo trattenere in memoria, può essere un problema perché impedisce al cervello di allenarsi. Ma se la si usa come stimolo per l’apprendimento, sfruttando alcuni programmi specifici per lo studio o per la memoria, diventa una risorsa preziosa. Lo è, per esempio, nel trattamento dei disturbi cognitivi. Nel nostro laboratorio facciamo ampio uso di software nei pazienti con Alzheimer. Si tratta di programmi piacevoli che hanno una componente ludica e che prevedono quel minimo di competizione che rende l’esercizio accattivante.
Per concludere: è vero che non si finisce mai di imparare?
È vero. Non è mai troppo tardi per imparare cose nuove.
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