Diego Cecchinato.
Ex agente di commercio audio protesista, tra poco in pensione, con l’hobby della composizione poetica. Partecipa per la seconda volta al Concorso 50&Più. Vive a Sant’Angelo di Piove di Sacco (Pd).
Era arrivato in paese dalla zona industriale.
Arrancava e quell’umidità nebbiosa lo indolenziva oltre la sopportazione a cui l’età avanzata l’aveva abituato.
Aveva trascinato la zampa più acciaccata fino al cancello aperto della prima casa sulla via, si era infilato dentro e si era fermato a cinque metri dalla porta.
Emma stava facendo colazione guardando fuori della finestra per capire che tempo avrebbe condizionato la sua giornata.
Accortasi del cagnolino con la macchia nera sull’occhio, aveva capito subito che aveva fame. Claudicante anche lei, andò a cercare una vaschetta di plastica, ci versò un po’ di latte caldo e condivise con la bestiola qualche pezzo di pane del giorno prima.
Quando ebbe finito, il cane alzò lo sguardo esprimendo la sua gratitudine e s’incamminò. Continuò il suo andare verso odori e rumori.
Non fece caso all’abbaiare degli altri cani e si fermò a guardare la chiesa, dirigendosi poi verso il tepore dell’androne della canonica, dove sostò per un po’.
Si mosse incuriosito verso un edificio vicino che cominciava ad avere un certo viavai e andò all’inizio di una fila di persone che si stava formando.
Quando arrivò, il Dott. Maioni si accorse del cagnolino con la macchia nera intorno all’occhio sinistro e credendo fosse il cane di un suo paziente, gli fece una carezza salutandolo: “Ciao Guercino!”.
Lui lo guardò riconoscente ed apprezzò la breve carezza, come quella di altri tre pazienti della fila.
Guercino si diresse verso l’asilo infantile delle suore, sentendo voci di bambini.
Qui fece una lunga sosta perché gli piacevano quelle voci garrule che, al di là della recinzione, chiamavano e regalavano infiniti complimenti.
Verso mezzogiorno, seguendo il suo olfatto, si fermò sul retro del piccolo supermercato del paese dove incontrò lo sguardo del banconiere che stava portando gli scarti nella spazzatura. Toni vide il cagnolino, scelse tra i cartocci e gli offrì, sopra la soglia di marmo, i ritagli del prosciutto crudo e gli estremi del salame che aveva affettato per i clienti.
Senza ingordigia, la bestiola mangiò, ringraziò con lo sguardo e se ne andò.
Tornò anche nel tardo pomeriggio per finire quello che aveva avanzato e bevve l’acqua che Toni gli aveva lasciato.
Il cane si ripropose il giorno dopo e il giorno dopo ancora, con lo stesso itinerario e raccogliendo non più di quattro carezze quotidiane, perché amava il poco di tane cose. “Guercino”, come l’aveva battezzato la prima volta il Dott. Maioni, divenne presto “Cino” per brevità e fu adottato dal paese come mascotte.
La cosa durò tre mesi, poi Cino, che aveva portato un po’ di simpatia in giro per le strade, non si fece più vedere.
Un paio di giorni dopo la sua sparizione, si accesero i commenti preoccupati al supermercato e nei negozi.
La domenica Don Gianni, all’omelia, chiese se qualcuno avesse notizie di Cino.
Il lunedì successivo, il Dott. Maioni, al bar per prendere il caffè, intercettò qualcuno che riferiva della richiesta di Don Gianni.
Si sentì allora in dovere di informare che Cino era vivo e che, esausto, si era fermato da Nonna Emma, la sua paziente che per prima l’aveva accolto, per aspettare insieme la fine dei giorni.