La chirurgia oftalmica negli ultimi anni ha compiuto grandi progressi. E oggi, curando la cataratta, si possono correggere contemporaneamente miopia, ipermetropia, astigmatismo e presbiopia.
C’è chi pensa alle serie preferite su Netflix, chi alla lettura di un libro, chi ai messaggi su WhatsApp, chi ai video archiviati sul telefonino che immortalano le prodezze dei nipoti. Si fa una rapida carrellata dei propri interessi, di quello che si teme di perdere e la scelta sembra inevitabile. L’operazione della cataratta restituisce pezzi di vita. «Ricordo che attraverso la vista passa l’84% delle nostre sensazioni, della nostra capacità di orientamento e di collegamento col mondo reale. Non avere una vista efficiente vuol dire essere penalizzati rispetto alle altre persone e al giorno d’oggi ciò è impensabile», dichiara Matteo Piovella, presidente della Società Oftalmologica Italiana nel corso del 19° Congresso Internazionale che si è tenuto lo scorso maggio a Roma.
La chirurgia tradizionale della cataratta consiste nell’asportazione del cristallino, la piccola lente situata dietro l’iride, divenuto opaco, e nella sostituzione con un cristallino artificiale. Ma oggi una nuova tecnica, chiamata chirurgia refrattiva del cristallino, permette di ottenere molto di più rispetto alla sola rimozione della “patina” che offusca la vista. Grazie all’impianto di cristallini artificiali a tecnologia avanzata, l’intervento diventa una vera e propria operazione salva-vista.
«La chirurgia della cataratta oggi può essere eseguita con una nuova tecnica che permette di rimuovere la cataratta e nel contempo correggere difetti refrattivi, miopia, ipermetropia, astigmatismo, e la presbiopia, ossia la difficoltà di vedere da vicino, con un differente intervento chirurgico», spiega Matteo Piovella.
La nuova tecnica consiste quindi nel rimuovere la lente naturale opacizzata (cataratta) e di sostituirla con cristallini di ultima generazione che risolvono i difetti visivi.
Purtroppo, però, il Servizio Sanitario Nazionale non mette a disposizione di chi ne ha bisogno gli ambulatori specialistici che potrebbero garantire questo tipo di intervento e la maggior parte dei pazienti deve pagarlo di tasca propria oppure accontentarsi dell’operazione alla vecchia maniera. Ed è un peccato, perché le persone affette da cataratta che si sottopongono all’intervento di chirurgia rifrattiva del cristallino grazie all’impianto dei cristallini artificiali hanno la possibilità di guidare la macchina, guardare la televisione, usare il computer, usare il telefonino, leggere un libro o il giornale senza ricorrere agli occhiali. «Eppure nel nostro Sistema Sanitario Nazionale, le nuove tecnologie digitali sono adottate solamente nel 4% delle persone che ne avrebbero bisogno», denuncia Piovella.
La Società Italiana di Oftalmologia parla di diritti negati ai pazienti costretti ad accontentarsi di un intervento che ora come ora può essere considerato “meglio di niente”, e a dover rinunciare – per i costi elevati – a una soluzione molto più vantaggiosa.
«L’oculistica, negli ultimi 25 anni, è stata molto penalizzata a livello di risorse economiche. Per un singolo intervento di chirurgia della cataratta, fiore all’occhiello che oggi ha triplicato i vantaggi del paziente perché elimina tutti i difetti di vista, le risorse disponibili nel 2000 erano 2.500 euro, oggi sono 600. Un assurdo, irrazionale sia dal punto di vista economico che politico. Risultato: nel Sistema Sanitario Nazionale si fa ancora una chirurgia della cataratta degli anni 2000», afferma Piovella.
La cataratta è un naturale processo di offuscamento del cristallino legato all’invecchiamento. In pochi ne vengono risparmiati: all’età di 80 anni la metà delle persone ne è affetta. L’intervento è rapido, poco rischioso ed efficace. Perché rimandare? Anche chi non guida potrebbe ottenere benefici inaspettati dalla sostituzione del cristallino naturale con uno artificiale (il termine tecnico è “lente intraoculare”). Chi si opera di cataratta, infatti, dorme meglio. Perché il ritmo sonno-veglia è regolato dalla luce e l’orologio biologico interno va in tilt se ne viene percepita troppo poca.
Un piccolo ma interessante studio che ha coinvolto 29 persone tra i 55 e gli 80 anni di età, pubblicato su Jama Ophthalmology, è riuscito a dimostrare che la qualità del sonno ci guadagna correggendo il difetto della vista. Dall’analisi dei dati è emerso che le persone che avevano subìto l’intervento di cataratta avevano livelli più bassi di melatonina, l’ormone che aumenta durante la notte, quando venivano esposti alla luce rispetto a chi non era stato sottoposto all’intervento. Questo fenomeno, ovvero la soppressione della melatonina in ambienti illuminati, viene normalmente osservato nelle persone più giovani ed è indicativo di un corretto ciclo sonno-veglia: quando c’è la luce l’ormone del sonno deve infatti essere disattivato.
Inoltre, i pazienti operati agli occhi passavano più tempo nella fase di sonno profondo e ottenevano anche risultati migliori nei test cognitivi rispetto ai coetanei non operati.
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