Le Regioni sono in ritardo per la realizzazione delle case e degli ospedali di comunità. A dirlo è il primo monitoraggio di Agenas, Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali. I dati del secondo semestre del 2022, infatti, evidenziano come solo l’8,5% delle case di comunità previste dal Piano operativo regionale (Por) e l’11,6% di quelle extra piano siano di fatto attive.
Solo in Emilia-Romagna, Lombardia, Molise, Piemonte e Toscana risultano delle strutture attualmente operanti previste nei Por. E solo in Lombardia, Piemonte e Umbria sono state aperte alcune extra Por. Un primo allarme era già arrivato nelle scorse settimane dalla Corte dei Conti. E si evidenziavano i ritardi nella progettazione e nell’apertura dei cantieri per le nuove strutture che dovrebbero servire ad allentare la pressione sugli ospedali, distribuendo meglio la medicina territoriale.
Case e ospedali di comunità: i dati di Agenas
Dai numeri di Agenas, è funzionante meno di una casa di comunità su dieci delle 1.400 previste per le prime cure, la prevenzione e la diagnosi. Si tratta di 122 strutture contro 1308 non attive, nemmeno il 10% di quelle finanziate principalmente con i fondi del Pnrr. Per quanto riguarda gli ospedali di comunità, dei 403 previsti ne sono stati attivati solo 31, pari al 7,1% del totale. Infine le centrali operative attive, che dovrebbero rappresentare una cabina di regia per l’assistenza extra ospedaliera, al momento sono solo 14 su 610. Il rischio è quello di non rispettare i parametri europei che prevedono la piena attivazione entro la metà del 2026.
Quali sono le criticità che rallentano?
Rispetto alle risorse stanziate per l’edilizia sanitaria, le principali criticità secondo Agenas “si riscontrano nella complessità e nella durata della procedura che non consentono un agevole e tempestivo impiego delle risorse pubbliche rese disponibili, le quali rimangono per lungo tempo immobilizzate con evidenti riflessi negativi sulla gestione finanziaria e contabile della Regione e dell’intero sistema sanitario regionale.”
La lunghezza dell’iter, si legge in una nota, determina spesso un parziale superamento della programmazione che non risulta sempre coerente con la normativa che nel frattempo interviene. Inoltre, l’aumento dei costi degli interventi e l’emergere di nuovi fabbisogni potrebbero richiedere variazioni degli interventi stessi e quindi la conseguente necessità di procedere a rimodulazioni dell’accordo.
Non solo edifici da costruire
“Le case e gli ospedali di comunità hanno bisogno non soltanto di una struttura”, ha dichiarato in merito il Presidente delle Regioni e governatore del Friuli Massimiliano Fedriga. “È necessario riempire queste strutture con personale in grado di dare risposte alle domande del territorio, mentre esiste un serio problema di risorse che mancano per le assunzioni oltre alla carenza di personale che non si riesce a trovare.”
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