Timmy, Tommy e Jimmy erano tre porcellini allontanati da casa dalla loro madre, perché dovevano imparare a stare al mondo da soli. La prima decisione che presero fu quella di costruirsi un’abitazione dove poter vivere.
Timmy, amante del dolce far niente, decise che la paglia potesse fare al caso suo e in un battibaleno diede ad un covone la forma di una casetta. Soddisfatto del risultato si sdraiò e si mise a suonare il flauto.
Tommy, poco più in là, prese delle assi di legno e dei rami secchi e si costruì una casa in fretta e furia, con l’unico intento di avere un tetto sulla testa in caso di pioggia. Finito, si mise a suonare il violino.
Jimmy, invece, decise di costruirsi una vera casa in mattoni, solida, robusta, con una bella porta e persino un camino da accendere durante l’inverno…
Come finì la favola lo sappiamo tutti: Ezechiele il lupo soffiò via la casa di paglia e bruciò quella di legno, mentre contro la casa di mattoni nulla poté.
La casa, nella realtà, così come nelle favole, è il bene rifugio per eccellenza, il luogo nel quale coltivare la propria personalità, crescere una famiglia, consolidare valori. È indissolubilmente legata alla nostra infanzia, alle prime scoperte, ai sapori, agli odori che ci riportano alle nostre radici. E, mai come ora, dopo l’esperienza dei lockdown, la casa assume anche la veste di luogo da vivere come spazio sociale, lavoro, svago, sport.
Italiani popolo di proprietari? I diversi rapporti di ricerca ce lo confermano, come ci confermano l’aspirazione principe di genitori e nonni nel voler aiutare figli e nipoti ad acquistare la prima casa: il 54,5% di loro, infatti, ritiene così di dare solidità alla vita dei loro ragazzi (dati Censis). “Investire nel mattone” i risparmi di una vita, dunque, è ancora di moda, meglio se la casa da acquistare è green e sostenibile. Perché l’importante è pensare anche al Pianeta, non solo a sé stessi.
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