Sono sempre più le abitazioni dotate di dispositivi connessi ad internet che garantiscono sicurezza, comfort ed efficienza energetica.
«Ehi Siri, chiama Rossella»; «Ehi Google, accendi le luci e spegni il forno tra 30 minuti». Pochi comandi senza muovere un dito e possiamo fare tutto: l’importante è avere una rete internet a cui collegare elettrodomestici e dispositivi di ultima generazione. Sono le possibilità della domotica, la scienza che automatizza le funzionalità degli impianti domestici per rendere la casa più sicura e confortevole. Una vera rivoluzione se si pensa agli utilizzi che potrebbero farne i senior o le persone con disabilità. Ne parliamo con Antonio Frattari, già direttore del Centro Universitario Edifici Intelligenti (CUnEdI) di Trento, specializzato in impianti domotici per gli anziani.
Professor Frattari, quali possono essere gli impieghi della domotica nella vita dei senior?
Un razionale utilizzo della domotica nell’abitazione può migliorare di molto la qualità della vita dei senior, aumentandone l’autonomia e la sicurezza, e persino le possibilità di svago e di accesso ai rapporti sociali. Ho detto “razionale” perché è necessario che alla base ci sia un progetto domotico condiviso tra il progettista e l’utente finale. Non basta introdurre dispositivi intelligenti per raggiungere un livello di vita indipendente e un abitare in sicurezza. È necessario che l’incontro tra strumenti e utenti sia coerente e programmato per dare luogo a “scenari di vita” adatti alle limitazioni che possono insorgere con il passare degli anni.
Un aspetto che viene tenuto in considerazione al CUnEdI, il centro di cui è stato direttore. Ci spiega di cosa si tratta?
Da quando è stato fondato il CUnEdI, nel 2004, uno dei punti in cui era articolata la mission diceva: “Sviluppare studi e sperimentazioni su casi reali, per approfondire le potenzialità della domotica nelle abitazioni delle fasce deboli, per compensare le limitazioni funzionali e facilitare la vita indipendente”. Su questo punto abbiamo lavorato intensamente fin dall’inizio. Nel primo anno abbiamo anche realizzato il primo alloggio domotico per utenti con debolezza cognitiva. Da lì, abbiamo avviato numerosi progetti pilota con lo scopo di verificare l’effettiva validità della domotica come supporto alle fasce deboli e, al contempo, capire quali fossero i dispositivi più ricorrenti nelle singole “debolezze”.
Un anziano che si serve della tecnologia con difficoltà, potrebbe utilizzare i sistemi domotici?
Per utilizzare gli strumenti domotici non sono necessarie competenze digitali specifiche: spesso si tratta di comandi vocali o tramite un semplice telecomando. I dispositivi che vengono usati sono intelligenti e riescono a dialogare tra loro una volta programmati. Ovviamente questo ci riporta al concetto precedente: la progettazione personalizzata è fondamentale. Quando si avvia un impianto domotico è necessario capire in che contesto verrà utilizzato e quali saranno gli scenari di vita più frequenti.
I costi per installare impianti domotici nelle abitazioni sono alti? Da quali strumenti si può partire?
Non si può dire in assoluto se i costi siano alti. Certo è che l’intervento del sociale potrebbe permettere ad una più ampia fascia di utenti l’accesso ad una domotica di base mirata alle esigenze della persona. Se poi l’utente vuole, e ha possibilità economiche, può integrare le funzioni ed ampliare l’impianto di base anche con costi minimi.
Sul piano europeo e mondiale, come si colloca l’Italia in merito agli studi sulla domotica?
Attualmente abbiamo ancora un po’ di vantaggio rispetto agli altri. Siamo stati tra i primi ad iniziare studi e ricerche sull’impiego della domotica nel sociale. Già tra il 2004 e il 2006, ad esempio, abbiamo realizzato alloggi sperimentali in cui la domotica veniva utilizzata per migliorare la qualità della vita di persone anziane aumentandone l’autonomia. Un progetto che è stato preso come modello da altre Nazioni. Inoltre, presso l’Ospedale riabilitativo Villa Rosa di Pergine Valsugana (Tn) abbiamo avviato Ausilia, un’innovativa esperienza che coniuga domotica e riabilitazione. Si tratta di un appartamento domotico e una “palestra” dove utenti con debolezze motorie o in via di riabilitazione possono testare e imparare ad utilizzare ausili domotici o ergonomici.
Volgendo lo sguardo al futuro, quando crede che la domotica entrerà a far parte delle vite della maggior parte delle persone?
Secondo me, è uno scenario plausibile già nel prossimo futuro. Sicuramente si verificherà un “balzo in avanti” quando la politica si renderà conto che sostenendo la domotica può mitigare la spesa dell’assistenza pubblica. Migliorando l’indipendenza e la sicurezza del senior nella sua abitazione, infatti, si allungheranno i tempi di permanenza in casa a vantaggio della società e soprattutto della qualità della vita del cittadino anziano.
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