Continua l’impegno del Presidente al vertice della Confederazione: l’assemblea lo ha eletto lo scorso 12 marzo a Roma. Lo abbiamo incontrato
Una sala gremita quella che tra applausi e standing ovation ha confermato per acclamazione Carlo Sangalli alla guida di Confcommercio Imprese per l’Italia. L’elezione, avvenuta lo scorso 12 marzo a Roma e fortemente voluta dal mondo confederale, rappresenta per il presidente una importante continuità che lo vede ancora al vertice di un’organizzazione complessa che rappresenta oltre 700mila imprese.
Sangalli tratteggia le linee di grandi sfide che ha di fronte Confcommercio, perché il futuro è già qui.
Presidente, da quasi vent’anni alla guida di Confcommercio, possiamo parlare di continuità e cambiamento?
Le due cose stanno necessariamente insieme. Non ci può essere continuità senza cambiamento. Questi vent’anni, per il terziario di mercato che rappresentiamo, hanno significato trasformazioni veloci e senza precedenti. La continuità è stata fondamentale per consolidare la nostra rappresentanza e rafforzare i nostri valori, ma il cambiamento è stato altrettanto essenziale perché ci ha permesso di capire e affrontare le nuove sfide.
Quali le più importanti?
Certamente la digitalizzazione, la globalizzazione, le grandi crisi economico-finanziarie e la pandemia. Oggi ci troviamo di fronte all’intelligenza artificiale che è molto più di una straordinaria evoluzione tecnologica. È una svolta epocale che spalanca le porte a un futuro difficilmente prevedibile con infinite opportunità e infiniti rischi.
Quali sono gli ambiti su cui si concentrerà maggiormente l’azione di Confcommercio?
L’obiettivo principale, che poi è la sintesi del nostro ruolo, è quello di essere utili alle nostre imprese e quindi utili al paese. Ci impegneremo su temi per noi fondamentali come il contrasto alla desertificazione commerciale, la riforma fiscale, la semplificazione burocratica, i contratti e il welfare. In particolare, ci concentreremo sull’innovazione, perché accelerare la digitalizzazione delle imprese, promuovere l’adozione di nuove tecnologie e sostenere la formazione continua è la via principale per crescere e competere sul mercato.
Proviamo a leggere i tempi, secondo lei, che apporto può dare l’intelligenza artificiale in ambiti come il lavoro, la produttività e il mondo delle piccole e medie imprese?
L’intelligenza artificiale è l’inizio di una nuova era che cambierà radicalmente interi settori, il mondo del lavoro, la competitività e il concetto stesso di produttività. Se studiata, applicata e regolamentata con intelligenza umana, credo possa rappresentare una opportunità senza precedenti anche per le piccole e medie imprese.
Come Confederazione, avete già avviato progetti che vanno verso questa direzione?
Stiamo costituendo una Task force dedicata agli sviluppi della IA e alle implicazioni per il terziario di mercato. Al progetto partecipano i grandi player con i quali abbiamo già collaborato, come Microsoft, ma anche esperti in grado di aiutarci a formare non tanto le competenze, quanto una visione efficace dei cambiamenti che attraverseranno il mondo che rappresentiamo.
Confcommercio compie 80 anni ad aprile. Cosa rappresenta questo traguardo?
80 anni sono certamente un traguardo ma sono soprattutto un nuovo punto di partenza perché ci saranno sempre e ancora occasioni di sviluppo e di innovazione. Parlo spesso di continuità innovativa, perché è solo così che possiamo ‘ricordare il futuro’, continuando a leggere e interpretare i cambiamenti e dare risposte.
A proposito di anniversari, 50&Più Associazione, che lei presiede, ha compiuto mezzo secolo lo scorso novembre. Che cosa c’è nel futuro dell’Associazione?
Il futuro di 50&Più è strettamente legato al futuro del nostro paese. In un’epoca in cui assistiamo a un progressivo invecchiamento della popolazione, l’associazione continuerà a svolgere un ruolo fondamentale di difesa dei diritti, valorizzazione e inclusione della persona anziana. Vogliamo offrire ai nostri associati nuove opportunità di apprendimento, di volontariato e di partecipazione attiva alla vita sociale.
L’Associazione è molto impegnata anche in temi come cohousing e caregiving. Ci sono progetti in cantiere?
Guardi, il nostro obiettivo è fare in modo che nessuno resti indietro e resti solo. Vogliamo continuare ad agire su un doppio binario per favorire il diritto all’abitare, anche in condivisione, sia per una questione economica che sociale perché spesso la conseguenza dell’assenza di politiche inclusive porta all’isolamento.
Troppo spesso, infatti, le cronache raccontano fatti tragici legati all’abbandono.
Assolutamente sì. Pensiamo, ad esempio, al grande attore Gene Hackman e a sua moglie, trovati soli e privi di vita dopo diversi giorni. La solitudine non conosce stato sociale, non conosce colori, non conosce appartenenze, colpisce tutti. Noi dobbiamo contrastarla e trovare soluzioni percorribili. Allo stesso tempo, vogliamo fare in modo che chi si prende cura degli altri – come i caregiver anche familiari – possa farlo serenamente, senza sacrificare sé stesso, il suo lavoro, la sua famiglia. È anche attraverso questi passaggi che possiamo costruire una società più giusta, più solidale e più umana per noi e per le prossime generazioni.
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