Mauro Carlesso.
Funzionario amministrativo in pensione appassionato di scrittura con particolare attenzione all’ambiente e alla montagna. Occasionalmente presta ai giornali locali e alle testate on line i suoi racconti, soprattutto relazioni escursionistiche, per divulgare la conoscenza del territorio in cui vive. Partecipa al Concorso 50&Più per la quarta volta; nel 2018 ha ricevuto la Menzione speciale della giuria per la prosa. Vive a Lesa (No).
Oggi ho pranzato lassù, accanto alla trincea.
Non c’era nessuno. La giornata era splendida: sole ed aria tiepida nonostante fosse la fine di febbraio.
Oggi ho pranzato con sobrietà nei pressi della trincea immaginando la sobrietà forzata del rancio servito ai soldati accucciati come sorci nella fossa.
Chissà se quei ragazzi accucciati come sorci riuscivano a gustarsi, tra la noia di una sigaretta e l’altra, le giornate tiepide e pacificanti come questa nella quale sono salito lassù, su quella cima dalla quale lo sguardo spazia a trecentosessanta gradi sul pacato Lago Maggiore, sui picchi arcigni della Valgrande, sul candido Monte Rosa financo all’azzurra piramide del Monviso laggiù in fondo. Oggi, pranzando lassù, osservavo i manufatti della trincea, quell’infinita trincea di quella Linea Cadorna che corre lungo l’intuitiva geografia del Fronte Nord.
La trincea, ancora ben conservata, si mostra come simulacro memorabile di quel lontano passato che oggi come non mai sembra nuovamente palesarsi. Come se la memoria di quel lugubre passato fosse andata perduta.
Oggi ho pranzato lassù con uno sguardo alla profondità dell’orizzonte terso e silenzioso ed uno sguardo alla muta trincea evocante immagini di uomini accucciati come sorci sotto terra per difendersi da un nemico che, come nel Deserto dei Tartari, in quel luogo mai si palesò.
Uomini come sorci, comandati a stare accucciati sotto terra senza un vero perché: chi avrebbe potuto rispondere a quel sorcio diciottenne che spaventato e stremato, sporco e disilluso avesse chiesto di conoscerne il perché?
Oggi ho pranzato lassù pensando a quei sorci di diciotto anni che anche oggi camminano accucciati nelle trincee dell’Est Europa comandati anch’essi a starsene là sotto senza un vero perché.
Un perché che valesse la dignità dell’essere umano.
Invece anche oggi come cento anni fa, gli esseri umani si riducono a sorci.
Senza il diritto di conoscerne il vero perché.
27 Febbraio 2022
Nota:
La Linea Cadorna è un articolato sistema fortificato che corre lungo la cresta orografica tra il confine Svizzero, la Valle d’Aosta, il Piemonte e la Lombardia. Si tratta di oltre 70 chilometri di trincee costruite tra i 600 ed i 2000 metri di quota, quasi 300 chilometri di camionabili e quasi 400 chilometri di carrarecce e mulattiere. L’intero progetto rientrava nell’ipotesi di difesa dell’allora Regno d’Italia sul suo Fronte Nord, luogo ipotizzato fin dalla fine del 1800 come punto debole per un eventuale aggressione nemica attraverso la neutrale Svizzera. L’attuale comune denominazione di “Linea Cadorna” è quindi impropria trattandosi di un progetto che nella sua realizzazione vide avvicendarsi numerosi generali fino ad abbandonarlo. Ma ai primi del novecento fu proprio il generale verbanese Cadorna, uno dei Capi di Stato Maggiore della Prima Guerra Mondiale, a ridargli impulso nell’ipotesi che i tedeschi potessero sfondare dal territorio elvetico. La Linea Cadorna, (definita in gergo anche la “Maginot italiana”) per ironia della sorte non fu mai utilizzata militarmente ed oggi rappresenta un emozionante monumento alla memoria ed al contempo un itinerario escursionistico di primo livello.