Qualche anno fa, per l’esattezza nel 2014, il colosso automobilistico tedesco Daimler richiamò al lavoro un numero crescente di propri pensionati. Già nel 2013 aveva rimesso al lavoro 100 pensionati per creare un “pool di esperti senior”. Ma perché – ci si potrebbe chiedere – a fronte della possibilità di assumere nuovi dipendenti più giovani? L’azienda si era accorta che, in alcuni casi, era a rischio la trasmissione di quelle conoscenze che da una generazione di lavoratori all’altra fa la differenza in termini di qualità e produttività.
È il caso speculare di come l’esperienza sia spesso il valore aggiunto di moltissimi lavoratori che si apprestano alla quiescenza, ma di certo non si può sovrapporre a quanto sta accadendo da qualche tempo in Italia con la “recall” di medici ormai in pensione per sopperire alla carenze di Molise e Veneto. Secondo l’Anaao Assomed, l’Associazione Medici e Dirigenti del SSN, da qui al 2025 mancheranno almeno 16.500 medici specialisti, con punte di carenza maggiori per medicina d’emergenza e pediatria. Una sofferenza in cui tutte le nostre regioni, chi più chi meno, sono coinvolte e che potrebbe lentamente portare al collasso la Sanità.
E mentre continua ad imperversare la polemica sulle soluzioni da prendere, sull’analisi del dato o su come sia stato possibile arrivare all’assenza di ricambio generazionale, è proprio di questi giorni la notizia che il Viminale intenda attingere in modo massivo dagli elenchi dei pensionati in “ausiliaria” per sopperire alla carenze di organico. Una proposta che ha fatto storcere il naso alla Cgil Funzione Pubblica che ha chiesto spiegazioni al Ministero degli Interni, il quale ha subito chiarito che non saranno utilizzati in compiti “istituzionali”.
I militari in “ausiliaria” sono in pensione, ma per 5 anni restano a disposizione dello Stato per possibili impieghi nelle pubbliche amministrazioni percependo nel frattempo un’indennità. La soluzione di utilizzarli presso i Comuni non è nuova, ma è stata adottata per la prima volta, su auspicio dell’attuale Ministro della Difesa, dall’Amministrazione Capitolina.
Al di là di qualsiasi riflessione, la circolare del Viminale, dopo l’appello del Ministro della Difesa che invitava ad attingere alle liste del personale in ausiliaria anche per figure molto specifiche come “ingegneri specializzati, medici, biologi o informatici”, sembra tutto sommato nel solco di quanto ormai accade da tempo in Italia (e non solo): un richiamo di risorse anche da classi di età over che, fino a qualche decennio fa, sembrava impensabile.
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