Meno farmacisti in Europa significa meno qualità nell’assistenza al cittadino e nella sostenibilità dei sistemi sanitari nazionali. Un problema anche italiano
Il Pharmaceutical group of the european union (Pgeu), che rappresenta i farmacisti di 33 paesi europei, punta con forza l’attenzione sulla preoccupante carenza di farmacisti in Europa chiedendo interventi urgenti. La mancanza di farmacisti sta diventando un’emergenza in molti paesi europei, con potenziali ripercussioni sulla salute pubblica, sull’assistenza ai pazienti, e sulla sostenibilità dei sistemi sanitari. Tra le cause principali, i pensionamenti anticipati, il burnout professionale e il calo di interesse per la professione tra i giovani.
Agire in tempo per un’assistenza di qualità
Pgeu ha delineato una serie di raccomandazioni indirizzate alla politica e alle istituzioni. In primis investire nella formazione iniziale e continua dei farmacisti, adeguando i programmi alle esigenze di una popolazione che invecchia e ha bisogno di terapie sempre più complesse. Fondamentale rafforzare il concetto di farmacia di comunità, integrando la professione nel sistema sanitario. Inoltre, è necessario migliorare le condizioni lavorative della categoria con stipendi competitivi, carichi di lavoro gestibili e percorsi di carriera. Solo così, infatti, è possibile contrastare il burnout e l’insoddisfazione.
Digitalizzare le competenze
L’utilizzo delle tecnologie digitali in farmacia può semplificare le attività amministrative e lasciare più tempo a disposizione per l’assistenza al paziente. Fornendo in tal modo un servizio di assistenza sul territorio sempre più indispensabile. “Abbracciare la digitalizzazione, sottolinea Aris Prins, presidente Pgeu, può migliorare l’efficienza senza compromettere la fondamentale interazione con il paziente, che è il cuore di un’assistenza sanitaria di qualità”.
Per l’ Italia, un futuro di farmacisti “a gettone”?
Anche la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi) si allinea sull’emergenza, chiedendo una riforma non ancora attuata. In particolare, punta l’attenzione su alcuni spunti di riflessione per la politica e il legislatore. La carenza di farmacisti in Italia risulta evidente da quel 20% in meno di laureati nella materia nel 2023 rispetto ai 5 anni precedenti. Il rischio per il futuro è un modello di professione “a chiamata”, simile a quella dei medici “gettonisti”. Quelli cioè che lavorano in strutture pubbliche pagati ad ore con la mediazione di cooperative e aziende cui già fanno riferimento molti ospedali in mancanza di personale.
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