Non esistono stime o statistiche specifiche, ma ci sono storie. Quelle di tante persone, impegnate nel lavoro di cura, che ancora non sono ancora vaccinate.
E mentre in Francia, ad esempio, i caregiver devono già esibire il Green Pass, in Italia al momento non ci sono ancora indicazioni specifiche a riguardo. E la situazione è più confusa che mai.
A lanciare l’allarme è l’Assindatcolf, associazione sindacale dei datori di lavoro domestico. É il presidente Andrea Zini, infatti, a chiedere indicazioni precise al governo. “Continuiamo a ricevere telefonate”, racconta. “Le famiglie vogliono sapere come comportarsi se la badante che assiste i genitori rifiuta il vaccino”.
Una problematica diffusa
Non si tratta di cifre irrisorie. Sarebbero, infatti, 920 mila i collaboratori domestici in regola, secondo i dati che dell’Inps aggiornati a giugno scorso. Numeri che non tengono conto della grande porzione di lavoratori irregolari. Nel complesso, infatti, un esercito di 2 milioni di persone verrebbe impiegato in Italia per stare accanto ad anziani e famiglie, secondo i dati elaborato dall’associazione Domina. I sindacati di categoria spingono, quindi, per l’obbligo vaccinale di questi lavoratori. Anche il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ha più volte insistito per imporre l’immunizzazione come requisito necessario per lavorare.
Il rischio del rientro
Quelle che stiamo vivendo sono settimane quanto mai cruciali: tra la ripresa delle attività in presenza e la pandemia, infatti, aumenta la richiesta di personale di cura. Ma al momento non ci sono abbastanza lavoratori vaccinati.
Il datore di lavoro, ad ogni modo, ha la possibilità di licenziare la badante sprovvista di green pass. Può farlo da contratto, in quanto questa mancanza fa venire a meno il vincolo fiduciario. É necessario un preavviso di 7 o 15 giorni.
Bisogna considerare, infine, che in questi giorni molti lavoratori stanno rientrando dalle ferie (per due terzi infatti sono di nazionalità straniera e in estate spesso vanno nel loro Paese di origine). Ed il rischio aumenta. Alcuni giorni fa, a Treviso, ad esempio, sono state trovate positive 72 badanti a bordo di un autobus proveniente dall’Est Europa. Proprio lì dove la campagna di vaccinazione procede a rilento: in Montenegro il tasso di vaccinazione supera il 32%, in Albania il 26%, poco meglio la Romania (27%), mentre in Ucraina ci fermiamo all’11%.
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