Chi cura un familiare malato ha un ruolo delicato e carico di responsabilità, poco riconosciute dalla legge. È necessario, dunque, valorizzare questa importante figura e rendergli i giusti meriti
La relazione tra un anziano e chi se ne prende cura non è solo un tema complesso e delicato ma sta diventando centrale per la nostra società che invecchia sempre più rapidamente.
Specialmente nei casi di non autosufficienza la figura del caregiver familiare richiede preparazione, e dunque formazione, che si deve tradurre in ascolto, spirito di osservazione, pazienza, responsabilità. Soprattutto responsabilità.
L’anziano in difficoltà fisiche e psicologiche è vulnerabile e il parente o l’amico che se ne occupa deve, appunto, mettere in campo un continuo supplemento di responsabilità. Particolarmente i giovani.
«Il futuro – ha detto Papa Francesco – sarà del dialogo fra giovani e anziani. Se i nonni non dialogano con i nipoti, non ci sarà futuro». Un dialogo che può essere anche silenzioso e portato avanti persino nelle situazioni più difficili, ma attraverso gesti e attenzioni che hanno un grande valore intrinseco.
Spesso il ruolo di “care” è invisibile perché vissuto all’interno delle pareti domestiche, eppure è fondamentale. In primis per il valore etico, perché protegge e si prende cura di una categoria importante e fragile. Poi perché permette di preservare, valorizzare e sostenere il patrimonio di esperienza e conoscenza rappresentato dalla popolazione anziana. Infine, perché indispensabile per alleggerire i costi dello Stato, soprattutto nella Cura a Lungo Termine, al punto che si parla di Welfare familiare. Tutti elementi che dovrebbero permettere il definitivo riconoscimento giuridico del caregiver familiare.
Non dimentichiamo che nei momenti più duri della pandemia, con le Rsa esposte più di ogni altra struttura al pericolo del virus, la gestione degli anziani all’interno dei nuclei familiari divenne quasi inevitabile. Ed emerse più che mai l’importanza insostituibile della figura del caregiver di famiglia.
Non è casuale, infine, che questo ruolo sia soprattutto femminile. Il compito di prendersi cura infatti investe “tradizionalmente” le donne, siano esse professioniste private o un familiare che svolge questo compito in maniera volontaria e gratuita.
Ma attenzione: le situazioni che si devono affrontare sono molto diverse e dipendono dal grado di autonomia della persona assistita. In casi gravi possono essere davvero impegnative e logoranti fino a provocare uno stato di grave esaurimento sul piano emotivo, fisico e mentale.
Assistere una persona cara è sempre stato un passaggio fisiologico dell’esistenza umana. Oggi, con i nuclei familiari ridimensionati dal calo delle nascite, la cura degli anziani sta diventando un’emergenza tipica della società contemporanea. E una risposta può essere certamente la valorizzazione del caregiver familiare e il suo giusto riconoscimento giuridico.
Sullo sfondo resta l’importanza di ritrovare l’equilibrio del rapporto tra le varie stagioni della vita, dove nessuno rimane indietro perché ogni persona, di ogni età, ha un valore unico. Ricordando che, come dice un proverbio africano: “Il giovane cammina più veloce dell’anziano, ma l’anziano conosce la strada”.
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