Azelio Cantini.
Diplomato geometra, ha frequentato il biennio di Ingegneria Civile presso l’Università di Firenze. Agente di commercio in pensione, ama scrivere, la musica, il teatro, lo sport e la buona cucina. Partecipa al Concorso 50&Più per la terza volta. Vive a Cortona (Ar).
Una mattina di un bel giorno di primavera inoltrata, all’uscita dalla città di Cortona, in provincia di Arezzo, su di una panchina di antica fattura davanti alla chiesa di San Domenico, sedeva il maturo, direi anzianotto, per gli amici Zec. Vestito elegantemente sempre a puntino contemplava, come era solito, tutti i passanti che dal corso principale si incamminavano verso il bel viale alberato dei giardini pubblici oppure se ne tornavano. Su tutti, in un modo o in un altro, cadeva il suo occhio critico che, come in un minuzioso esame radiografico, esaminava pregi e difetti. La preferenza era per le belle ragazze e per le fascinose signore, che lasciavano nell’aria una scia voluttuosa di sensuali profumi sparsi qua e la da svolazzanti e maliziosi abbigliamenti, in virtù di un incedere birichino che molto lasciava immaginare!
Proprio quella mattina stava passando un gruppo di giovani straniere che indossavano moderne aderenti minigonne. Non erano elegantissime ma…molto dotate! Ed ecco, il pensiero di Zec navigare in piacevoli ricordi. Fine anni sessanta…Arrivarono gruppi di studenti americani dell’Università della Georgia, in maggioranza giovani ragazze. Si insediarono in città con lo scopo di studiare gli aspetti delle tradizioni e della cultura della medesima e dei suoi abitanti. L’impatto coi giovani locali, compreso Zec, fu dirompente: nuove abitudini, soprattutto in campo sentimentale e sessuale, sconvolsero ed inebriarono le menti, gli animi e i desideri di quei ragazzi non avvezzi a tanta libertà di costumi. Niente fu come prima!
Mentre il pensiero navigava in tali ricordi, una figura femminile ancora lontana, di chiaro e bell’aspetto, stava procedendo verso la sua panchina. La curiosità colpì Zec anche perché mostrava lineamenti familiari. Poi finalmente, come una magica apparizione, arrivò, di fronte a lui. La riconobbe e sorpreso penso: “Elisabeth Smith… non puo essere vero! La bellissima, sensualissima, elegantissima, con la puzza sotto il naso Betty Smith, come la chiamavamo quando l’abbiamo conosciuta! Ma non era volata definitivamente in Inghilterra nel castello del suo grande amore e dai suoi ronzini… cioè, cavalli di razza, come diceva lei? Sembrava facile preda quando l’ho conosciuta ad un cocktail party al nostro Tennis Club con indosso up gonnellino bianco da cui uscivano due gambine veramente notevoli. Per non parlare poi dell’aderentissima t-shirt, che metteva in evidenza un seno ed un fisico di ottima fattura. In molti ci provammo, ma dovemmo desistere poiché, pur con tutti i suoi invitanti ammiccamenti, era solo la classica provocatrice e niente più!”.
Incredulo nel rivederla dopo tanti anni, Zec esclamo: “Oh Betty Smith, che bello rivederti, pardon, rivederla, dopo tutti questi anni. Come sta? Tutto ok?”.
Con la solita flemma, sufficienza e piena di ego, Betty Smith rispose:
“Ciao caro Zec… sì… bene… abbastanza! Tu insomma… non mi pare! Bye bye!!!”.
E se ne andò a passi sinuosi, cosi come era arrivata, con un sorrisetto ironico. Lascio Zec con un palmo di naso e la solita antica voglia di continuare un discorso con lo scopo di una possibile rimpatriata: bruciata sul nascere!
Solo, con la figura di Betty Smith che si allontanava, a Zec venne in mente l’amico soprannominato Bietola, compagno di tante antiche avventure con il gentil sesso.
“Oh caro Bietola, amico mio”, pensò, “fossi stato qui questa mattina avresti avuto la conferma che per noi gli anni sono inesorabilmente passati. Ma solo per noi! Non per Betty Smith, che ho rivisto or ora e che anche to sicuramente ricorderai per le notti insonni che ti ha regalato! Tra una plastica e l’altra, ancora ancheggia con una sensualità unica, supportata da due natiche sode da sogno… d’altri tempi!”.
Dopo questo pensiero e la bella visione dell’antica passione, sfumata, come in un miraggio, Zec prese il logoro giornale che utilizzava da scudo per guardare il fondo schiena delle bellezze transitanti. Si alzò e se ne andò borbottando tra se e se con la malinconia propria di un ultrasettantenne in voluttuosa nostalgia.