Andare alla ricerca di un cane smarrito? Da domani sarà più semplice, grazie all’impiego dei droni.
Siamo a Coira, un comune svizzero del Cantone dei Grigioni, ed è qui che i responsabili del rifugio per animali Arche hanno sperimentato l’utilizzo di droni per cercare animali smarriti. Questo tipo di apparecchi infatti, grazie alla loro capacità di fornire immagini dall’alto di un’ampia porzione di territorio, potrebbero dare un grande sostegno nella ricerca di cani e gatti di cui si sono perse le tracce.
Una sperimentazione che è andata al di là delle più rosee aspettative: l’aiuto dal cielo infatti si è rivelato provvidenziale per rispondere alle frequenti segnalazioni dei proprietari. È per questo che il personale del Rifugio Arche ha deciso di lanciare una raccolta fondi: servono infatti 14mila franchi svizzeri per acquistare l’intera strumentazione.
Lo spiega bene Ivo Paganini, direttore del Rifugio per animali Arche: «Con i droni pensiamo di essere 50 volte più veloci nella ricerca. È uno strumento che risulta più tranquillo, ad esempio non entriamo nei campi di grano, ci limitiamo a sorvolarli, grazie al drone appunto, che ci indica se c’è o meno un animale. Con un’azione di ricerca di sole persone, tutto ciò non sarebbe possibile». Un aiuto del cielo che sarebbe particolarmente apprezzato anche in virtù della morfologia del territorio: spesso infatti gli animali si smarriscono in zone impervie e difficilmente accessibili. L’impiego del drone sarebbe di fondamentale importanza, grazie anche alla telecamera termica che rileva la presenza degli animali.
Il drone consente di sorvolare 60-70 ettari di territorio ogni ora, riuscendo a canalizzare al meglio le risorse e indirizzando i soccorsi. Una volta rivelata una presenza anomala su un territorio, infatti, è possibile attivarsi per inviare le persone sul posto, per capire se si tratta realmente del fedele Fido smarrito.
Eppure non tutto è perfetto, e ci sono anche vari interrogativi a cui rispondere. Ad esempio, il drone, con il suo rumore, non rischia di spaventare l’animale ancor di più, mettendolo in fuga, o comunque di disturbare la fauna selvatica in montagna? Ivo Paganini scuote la testa: «Di solito i cani si allontanano in aree circoscritte della montagna, ed il più delle volte tendono a rimanere a valle. Il drone, inoltre, vola a cento metri d’altezza, quindi il rumore che fa è relativo», spiega il direttore del Rifugio Arche, che ribadisce: «La sicurezza degli animali resta la priorità di questo progetto, così come quella dei loro padroni, disposti a tutto, a volte, pur di ritrovare i loro fedeli amici a quattro zampe». E chissà se Babbo Natale farà trovare sotto l’albero del Rifugio Arche il loro tanto agognato regalo. Magari consegnato avvalendosi di un drone, per l’appunto!
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