Oggi una donna su quattro fra quelle nate negli anni Ottanta non ha figli e il dato è in aumento. Fra le nate nel 1953 la percentuale si attestava all’11%, contro quella attuale del 25%
In alcune zone dell’Italia la quota delle childless è anche più alta: in Sardegna, ad esempio, le nate nel 1973 hanno raggiunto un numero medio di figli per donna inferiore a uno.
Calo demografico in aumento: l’andamento negli anni
La fase del boom economico tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta ha incentivato la natalità e difatti in quel periodo il numero di figli per donna era superiore a due e fra i più alti d’Europa. Il cosiddetto “baby boom” ha interessato quasi il 90% delle donne nate nei primi due decenni del dopoguerra, ma dalla seconda metà degli anni Settanta il tasso di fecondità ha cominciato a diminuire, fino a 1,5 figli per donna nel 1984. Tra le nate nel 1973, l’ultima generazione per la quale l’Istat fornisce i dati definitivi, il 22% non ha avuto figli e nello stesso periodo l’età media al primo figlio è passata da 24,9 anni a 29,7.
I dati degli anni successivi si basano sulle proiezioni e stimano che le nate nel 1980, oggi 44enni, arriveranno senza figli ai 50 anni con una quota del 25%.
Il confronto con l’Europa
Il calo demografico italiano risulta più intenso rispetto ad altri paesi UE. In Germania, ad esempio, il tasso di donne senza figli nel 2022 era pari al 20% tra quelle di età compresa fra il 1973 e il 1977, rimasto stabile dal 2012. Considerato il livello di istruzione, le childless con un titolo di studio più elevato arrivano al 23%, quelle con titolo di studio intermedio al 21% e quelle con titolo più basso all’11%.
In Francia la percentuale di donne senza figli fra le nate nel 1980 è del 15%, contro il 12% delle nate fra il 1935 e il 1955. Anche in questo caso, le laureate hanno maggiori probabilità di non avere figli.
Perché l’Italia è più soggetta al crollo demografico
Secondo i dati raccolti dall’Istituto di ricerca Toniolo, in Italia si fanno meno figli perché i giovani fra i 25 e i 34 anni sono sempre più preoccupati del futuro e meno inclini a programmare una famiglia (68% dei rispondenti), del cambiamento climatico (62%), dei problemi economici personali (70%), della difficile conciliazione con il lavoro data la mancanza di supporto nella cura (61%). Ognuno di questi fattori spinge a ritardare la scelta, fino a renderla, sempre più spesso, una rinuncia definitiva.
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