In Italia è allarme calo dei lavoratori domestici: nel 2022 coloro che hanno versato i contributi sono diminuiti del 7,9% rispetto al 2021.
Il dato emerge dall’ultimo Rapporto pubblicato dall’Osservatorio sui lavoratori domestici dell’Inps, che è stato presentato in occasione del convegno “Tutto regolare? Colf, badanti e babysitter in Italia”, organizzato dall’Istituto di previdenza insieme ad Assindatcolf, l’Associazione nazionale datori di lavoro domestico.
Calo dei lavoratori domestici dopo l’incremento del periodo precedente
La flessione, si legge nel Rapporto, arriva dopo gli incrementi del biennio 2020-2021, dovuti alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro durante i periodi di lockdown. Ma anche con numeri inferiori, le donne restano la maggioranza fra gli occupati del settore con l’86,4%. Gli uomini, su un totale di 894.299 lavoratori e lavoratrici domestici, calano del 18% e si attestano su un totale di 121.374.
Le retribuzioni
Il 14,6% dei lavoratori domestici percepisce un compenso superiore ai 13 mila euro annui (il 14,9% delle donne e il 12,3% degli uomini). Il 46,5% degli uomini e il 39,7% delle donne non raggiunge invece i 5 mila euro all’anno.
Per quanto riguarda il solo lavoro di assistenza alla persona, la retribuzione media è intorno ai 10 mila euro annui, per il 36,7% delle donne e il 29% degli uomini.
La distribuzione territoriale dei lavoratori
Il Nord-Ovest è la zona con più lavoratori domestici, il 30,8%, seguito dal Centro con il 27,2%, dal Nord-Est con il 20,3%, dal Sud con il 12,4% e dalle Isole con il 9,3%. Considerando le singole Regioni, la Lombardia è al primo posto per numero di occupati nel settore (19,5%), seguita dal Lazio (13,8%), dall’Emilia-Romagna (8,8%) e dalla Toscana (8,7%). La Lombardia è in testa anche per numero di occupati stranieri (il 22,6% del totale), mentre la Sardegna ha la più alta percentuale di lavoratori domestici italiani (14,5%).
Meno lavoratori, un problema trasversale
La diminuzione di lavoratori, secondo i dati Inps, ha interessato tutte le Regioni: gli occupati di cittadinanza italiana sono scesi del 7,1%, mentre quelli di altre cittadinanze, che erano cresciuti del 3,7% tra il 2020 e il 2021, sono scesi dell’8,4%. In generale, gli stranieri sono prevalenti con il 69,5% del totale. Si tratta per la maggior parte di cittadini dell’Est Europa (35,4%), seguiti dai lavoratori provenienti dal Sud America (7,8%) e dall’Asia Orientale (6,8%). Gli italiani rappresentano il 30,5%.
L’età dei lavoratori domestici
Il 17,2% dei lavoratori domestici ha fra i 50 e i 54 anni, il 21,4% è un over 60 e solo l’1,9 ha meno di 25 anni. Per quanto riguarda gli assistenti alla persona, la classe degli over 50 è la prevalente, con il 29,5%.
I rischi del decremento occupazionale
Il calo dei lavoratori domestici e degli assistenti alla persona risultano in contrasto con il progressivo aumento dell’età media della popolazione. Per questo l’Associazione Nazionale dei datori di lavoro domestico ha lanciato l’allarme sui rischi del lavoro sommerso, che probabilmente sta andando a compensare la diminuzione di quello regolare che emerge dal minor numero di persone che versano i contributi.
“Oltre al decremento di quasi l’8% del numero complessivo dei lavoratori domestici regolari censiti nel 2022, preoccupa il consistente calo del numero delle badanti, diminuite del 5,6% rispetto all’anno precedente – ha dichiarato il presidente di Assindatcolf Andrea Zini nel corso del convegno – e questo fa supporre che vi sia stato un contestuale aumento del lavoro sommerso. La fotografia scattata dall’Inps rende ancora più urgente un intervento sul settore, rimasto purtroppo escluso dagli ultimi provvedimenti che prevedevano aiuti specifici per il comparto, come nel caso del Dl Lavoro. È evidente che fino a quando il lavoro regolare costerà più di quello in nero non si riuscirà ad aggredire il problema del sommerso, che vede il comparto domestico fanalino di coda in Italia.”
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