Simonetta Caligara. Dopo gli studi classici ha deciso di ampliare la sua innata curiosità conseguendo una laurea in discipline scientifiche. Ha iniziato a scrivere poesie sin dall’infanzia ma, presa dall’inesorabile scorrere del quotidiano ha accantonato per diversi anni questa passione per poi riprenderla negli anni della maturità approfondendo la cultura milanese non disdegnando componimenti in lingua italiana. Partecipa al Concorso 50&Più per la terza volta; nel 2021 ha vinto la Farfalla d’oro per la poesia. Vive a Settimo Milanese (Mi).
Passato il Carnevale prorompente,
spenta la frenesia del sabato,
quietata la devozione domenicale
che, ipocrita, si accalca nelle chiese…
il lunedì sera, Venezia, si concentra.
Campi desolati e finestre chiuse,
calli liberate da passaggi chiassosi
e piccole rughe di vetrine spente.
Venezia, sola, riflette sul suo destino
e trae forza dalla sua storia.
Vive la sua bellezza con orgoglio
e dalla morte che pare la opprima
trova ogni giorno nuova vita.
I muri sgretolati trasudano cultura,
commerci e guerre di supremazia
e l’immortalità muffa non teme.
Ci si perde a Venezia la notte:
i nizioleti opachi sul muro
non si fanno leggere nel buio.
Luci appannate e silenzio greve.
In Rio terà dei pensieri,
così recita il fazzoletto di marmo,
nessun rumore, nessuna voce.
Qui l’acqua nera di un tempo,
ora coperta, ancora emana effluvi
ma nulla mi spaventa in questo luogo.
Qui mi abbandono e rifletto anch’io.
Mi appiglio a tutto il bello costruito,
del mio passato faccio buona base
per un futuro incerto ma sereno
e non mi piango addosso ma combatto:
niente e nessuno mi farà affogare.
Campo, calle e ruga: nomi dati alle piazze e alle strade di Venezia
Nizioleti: le targhe con i nomi delle vie (chiara assonanza con il termine fazzoletti)
Rio terà: uno dei tanti canali interrati e restituiti alberati