Nel 1905, Ludwig Roselius della Kaffee Handels Aktien Gesellschaft (HAG) di Brema, mise a punto il primo processo di eliminazione della caffeina. Il suo consumo sembra avere un lieve effetto protettivo per le malattie cardiovascolari. Lo dice uno studio inglese pubblicato sulla rivista European Journal of Preventive Cardiology.
Fino alla fine del secolo scorso si chiamava semplicemente hag, dal nome della casa di produzione tedesca che per prima diffuse a livello mondiale il caffè decaffeinato. Fu il chimico Ludwig Roselius a mettere in atto il primo procedimento industriale di estrazione della caffeina dal caffè nel 1905 e ad attivarsi per fondare con alcuni grossisti di Brema la Kaffee Handels Aktien Gesellschaft.
Due anni dopo iniziò una produzione massiccia di circa 6.000 kg di caffè al giorno. Pochi mesi più tardi l’azienda attivò anche un’importante campagna pubblicitaria e un marketing molto attento alla forma, che si prolungarono negli anni fino alla famosa tazzina arancione con il logo “caffè HAG” ben visibile al centro.
Un trend globale
Da quando l’esclusiva di Roselius è terminata, tutti i produttori di caffè hanno cominciato a realizzare anche una linea di decaffeinato. Sono moltissimi, infatti – e non di rado per ragioni di salute – coloro che non vogliono rinunciare al gusto e all’aroma ricco e avvolgente del caffè senza subire gli effetti stimolanti della caffeina.
«Il caffè decaffeinato è una tendenza nel settore globale delle bevande calde», afferma un rapporto di The Insight Partners, una società di ricerche di mercato internazionali. «Si prevede una maggiore domanda a causa dei crescenti livelli di accettazione dei prodotti a base di caffè decaffeinato tra i consumatori millennial che guidano il mercato del consumo di caffè gourmet. Si prevede che la loro quota nel consumo globale di caffè aumenterà nel prossimo futuro.» E continua: «la crescente popolazione giovanile preferisce il caffè decaffeinato per limitare l’assunzione di caffeina e offre un’enorme opportunità di mercato per i principali attori che operano in questo mercato».
La lavorazione
Il caffè decaffeinato viene ottenuto da processi di lavorazione – che utilizzano come solventi l’acqua, l’anidride carbonica, il diclorometano oppure, meno usato perché facilmente infiammabile, l’acetato di metile – del caffè verde, cioè prima della tostatura, che eliminano dal 90 al 95% della caffeina presente all’origine.
Oggi, diversamente dal passato, quando veniva destinato alla decaffeinizzazione il prodotto di qualità più scadente, ne esistono di diverse varietà. Si va dall’arabica alla robusta e così via, in varie confezioni, dal solubile al macinato fresco, alla cialda, che possono soddisfare tutti i gusti. Tanto che vari test “alla cieca” hanno dimostrato che le persone non individuano più particolari differenze di gusto tra il “deca” e il caffè normale.
La caffeina
La caffeina, il composto chimico più importante presente nel caffè (così come nel tè e in molte bevande energetiche, Coca Cola compresa), è lo stimolante più diffuso al mondo. Ha effetti che dipendono dalla quantità assunta, che sono generalmente positivi in piccole dosi e progressivamente negativi. Soprattutto sul sistema cardiovascolare e quello nervoso, ma anche su quello gastrointestinale e sono possibili effetti collaterali persino in ambito psicologico.
Le autorità governative, come quella europea per la sicurezza alimentare e l’americana Food and Drug Administration, reputano non dannosa per gli adulti un’assunzione di caffeina in dosi inferiori ai 400 mg al giorno, l’equivalente di poco più di tre tazzine di caffè. Con l’aumentare dell’età, così come per le donne in gravidanza tale dose va diminuita a 200-300 mg. Per i bambini e gli adolescenti si parla di 3 mg ogni chilo di peso.
Quanto berne?
Il “deca” è una bevanda ideale per chi vuole godersi un buon caffè senza gli effetti stimolanti e quelli collaterali della caffeina. Le persone che soffrono di pressione alta o sono soggette all’ansia e all’insonnia possono assumerlo in tranquillità, visto che la dose di caffeina rimanente dopo il trattamento è di 2 mg a tazzina (contro i circa 120 di quella normale). Così come possono concedersene delle tazzine in più le persone avanti con l’età. Comunque, nel caso di patologie, è sempre necessario rivolgersi al proprio medico per ottenere delle indicazioni precise. In ogni caso, è opportuno non eccedere neppure con il deca.
I benefici per la salute
Oltre a essere vantaggioso per chi segue una dieta ipocalorica, il caffè decaffeinato contiene e riduce il bruciore di stomaco rispetto al caffè normale. Essendo meno acido, non irrita la mucosa gastrica. Il suo consumo ha un lieve effetto protettivo per le malattie cardiovascolari. Lo dice uno studio inglese del 2022 pubblicato sulla rivista European Journal of Preventive Cardiology. Il consumo di due-tre tazze di caffè al giorno, anche decaffeinato, procura una maggiore longevità e un minor rischio di malattie cardiovascolari, dall’insufficienza cardiaca all’ictus ischemico, rispetto al non consumo. Un merito delle centinaia di antiossidanti contenuti nel caffè, che aiutano altresì a proteggere le cellule dai danni dei radicali liberi.
Il deca può essere bevuto durante la gravidanza. La caffeina, invece, dato che può attraversare la placenta, potrebbe avere effetti negativi sul bambino, quali un basso peso alla nascita e persino qualche ritardo nello sviluppo. E non causa nessun innalzamento della pressione, mentre studi americani affermano che la caffeina non influisce sul reflusso gastro-esofageo né sul colon irritabile. Quindi, chi ne soffre è meglio eviti qualunque tipo di caffè, perché sono patologie legate ad altre sostanze, non ancora identificate, presenti nel chicco.
Oltre ai benefici i rischi, il decaffeinato è pericoloso per la salute?
I metodi autorizzati attualmente in uso consentono di ottenere un prodotto controllato e sicuro. I controlli riguardano il residuo di solvente (che deve possedere anche le caratteristiche fisico-chimiche e di purezza rigidamente previste dalla normativa), quello di caffeina (non superiore al 0,1% del peso) e il grado di umidità (non superiore all’11%).
Va detto comunque che i solventi utilizzati evaporano a temperature molto più basse rispetto a quelle del successivo processo di tostatura e che in pratica ne scompare ogni traccia.
Di fatto l’unico aspetto da considerare è se provoca reazioni allergiche o intolleranze in individui particolarmente sensibili, come può succedere per tutte le sostanze. È corretto attenersi sempre al consiglio generale di valutare se l’assunzione di una bevanda è correlata al manifestarsi di sintomi, che possono essere anche in opposizione come la diarrea e la stitichezza. Nel nostro caso la possibilità di ridurre o eliminare l’assunzione di caffè decaffeinato va valutata solo se si hanno disturbi dopo averlo bevuto.
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