«I contagi fra gli operatori sanitari sono crollati – ha dichiarato il ministro della Salute Roberto Speranza -. Abbiamo vaccinato oltre un milione e mezzo di ultra ottantenni e abbiamo cominciato a vedere finalmente una controtendenza rispetto alla salita dei casi. L’atteggiamento ora deve essere di rigore ma anche di fiducia».
I dati finora ottenuti, insomma, sono confortanti. Il programma nazionale di vaccinazione per il Covid, partito il 27 dicembre scorso, continua ad attraversare diverse fasi. Ora, con il nuovo piano diffuso il 13 marzo dal Commissario straordinario, Francesco Paolo Figliuolo, la campagna di profilassi cerca di accelerare. L’obiettivo? Arrivare a 500mila somministrazioni giornaliere, vaccinando entro settembre almeno l’80% della popolazione.
Dalla profilassi delle categorie ad una strategia su due pilastri
Per ovvie ragioni la profilassi è partita dapprima con gli operatori sanitari e sociosanitari, il personale scolastico e delle Forze dell’Ordine, il personale e gli ospiti dei presidi residenziali per anziani e gli anziani over 80.
Secondo i dati aggiornati a ieri, 15 marzo, le dosi somministrate erano 6.715.732. Sono 2.003.391 le persone vaccinate con doppia dose; la Regione più virtuosa allo stato attuale è la Valle d’Aosta nel rapporto tra dosi consegnate (18.780) ed eseguite (16.674): dunque con una copertura dell’88,8%; la Lombardia è quella che ne ha somministrate di più (1.028.550); la Puglia dispone del maggiore numero di punti vaccinali: ben 324.
Ora però si punta al resto della popolazione. La campagna da qualche giorno è entrata nel vivo e la nuova strategia per velocizzarla poggia su due pilastri fondamentali, una distribuzione efficace dei vaccini e l’incremento delle somministrazioni. Il tutto seguendo però tre linee guida principali:
- facilitare l’approvvigionamento e la distribuzione delle dosi: è previsto il contatto diretto tra i fornitori e il Governo;
- monitorare costantemente il fabbisogno: si provvede a verificare l’effettivo fabbisogno dei vaccini, per intervenire con azioni mirate. A tale scopo, ad esempio, si costituirà una riserva vaccinale per le esigenze impreviste accantonando circa l’1,5% delle dosi, da reindirizzare in caso di emergenza nelle aree critiche;
- capillarizzare la somministrazione: viene aumentata la platea dei vaccinatori e il numero dei punti vaccinali, impiegando i medici di medicina generale, gli odontoiatri, i medici specializzandi, i medici della Federazione Medico Sportiva Italiana Coni, etc.
Categorie da vaccinare, i più fragili tra le priorità
Anche se resta confermata la priorità di alcune categorie a rischio – nello specifico over 80, personale docente e non docente, scolastico e universitario, Forze armate, di Polizia e del soccorso pubblico, servizi penitenziari e altre comunità residenziali – è data precedenza anche ai soggetti con elevata fragilità. Si tratta di “persone estremamente vulnerabili e con disabilità grave”, che “hanno un rischio particolarmente elevato di sviluppare forme gravi o letali”. È una categoria piuttosto ampia. Include chi soffre di fibrosi polmonare idiopatica, scompenso cardiaco avanzato, malattie neurologiche, fibrosi cistica, cirrosi epatica, gravi immunodeficienze. Nonché i disabili gravi, i loro familiari e caregiver.
Il calendario: per età e condizioni patologiche
Il secondo criterio adottato è quello anagrafico – per fasce di età decrescenti -, correlato dalla presenza di eventuali condizioni patologiche. In sostanza, dopo le persone con elevata fragilità, è il turno di quelle tra i 70 e i 79 anni, degli adulti tra i 60 e i 69, dei pazienti affetti da comorbità (che presentano cioè contemporaneamente due o più malattie), delle persone di età inferiore a 60 anni (ma senza quella connotazione di gravità riportata per gli estremamente vulnerabili) e, infine, del resto della popolazione under 60.
Tempistica delle forniture: i dubbi su AstraZeneca
Dopo lo stop anche nel nostro Paese del vaccino AstraZeneca la situazione è sicuramente più complessa. Anche Francia, Germania e Spagna, a seguito di alcune reazioni avverse, hanno decretato lo stop alla sua distribuzione. Intanto, in attesa che si pronunci l’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema), è intervenuta l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). Ha così esteso in via precauzionale e temporanea il divieto di impiego “su tutto il territorio nazionale”.
Alcuni giorni fa lo stesso premier Mario Draghi aveva promesso che qualunque fosse stata la decisione dell’Ema su AstraZeneca, la campagna vaccinale sarebbe proseguita in modo vigoroso. Giovedì l’Agenzia Europea del Farmaco si pronuncerà sul vaccino anglo-svedese, ma le stime sul possibile impatto della sospensione sono ancora in atto.
E impreviste. Prima della sospensione, infatti, nei prossimi mesi – tra aprile e giugno – erano attese oltre 52 milioni di dosi suddivise proprio tra AstraZeneca, Pfizer BioNTech, Janssen (il siero monodose della Johnson&Johnson, al quale il via libera è arrivato dall’Aifa pochi giorni fa), CureVac (che però non ha ancora il semaforo verde dell’Agenzia Europea del Farmaco) e Moderna. Tra luglio e settembre ne sarebbero state previste quasi 85 milioni. La programmazione arriva fino a giugno 2022, per un ammontare di oltre 242 milioni di sieri.
Un piano vaccinale “stop and go”?
Usare il condizionale sui numeri delle dosi distribuite e somministrate in questo momento è d’obbligo. Per ora, la prima e immediata conseguenza consiste nelle migliaia di prenotazioni saltate per somministrare AstraZeneca. Se lo stop dovesse protrarsi o addirittura diventare definitivo, la situazione potrebbe diventare difficile da gestire. Senza considerare l’effetto psicosi che si potrebbe generare nella popolazione anche dopo la ripresa dell’uso.
Entro fine marzo senza AstraZeneca si rischia di passare da oltre 7 milioni di dosi consegnate (comprese Pfizer e Moderna) a poco più di 4 milioni. Questo secondo il Ministero della Salute, anche se fonti del Commissariato all’Emergenza stanno ridimensionando le più fosche previsioni: AstraZeneca non rappresenta la parte più consistente delle forniture attese.
Al momento si fanno i conti con il gran numero di prenotazioni cancellate. AstraZeneca, infatti, era passato dall’uso nella fascia 18-55 anni in quella fino a 65 anni e infine anche per gli over 65 (senza problemi di salute, però). Ma la vaccinazione di massa potrebbe decollare da metà aprile, all’arrivo di milioni di fiale del vaccino Johnson&Johnson. Staremo a vedere: i tempi stringono e l’immunità di gregge sarebbe ora raggiungibile solo vaccinando l’80% della popolazione.
(Foto Apertura: MikeDotta/Shutterstock.com)
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